Si tratta del più alto numero di palestinesi di Gaza uccisi da Israele in una sola giornata dal novembre 2012. Tel Aviv continua a restringere il mare di Gaza: ridotto a tre miglia nautiche dalla costa
di Rosa Schiano
Roma, 7 luglio 2014, Nena News – Quest’anno le notti del Ramadan a Gaza sono scandite dalle esplosioni causate dai missili dell’aviazione militare israeliana, che solo nella giornata di ieri hanno provocato la morte di 9 persone: si tratta del più alto numero di palestinesi di Gaza uccisi da Israele in una sola giornata dal novembre 2012, quando Tel Aviv lanciò l’offensiva aerea durata una settimana e nota come “Operazione Colonna di Difesa”.
Raid aerei hanno colpito ieri diverse aree della Striscia, concentrandosi nella parte meridionale, e avrebbero preso di mira siti di addestramento di gruppi armati, allevamenti di polli, una casa in costruzione e terreni agricoli. L’attacco è avvenuto qualche ora dopo le dichiarazioni del primo ministro israeliano Netanyahu che erano sembrate escludere una nuova offensiva militare contro Gaza, peraltro invocata da diversi dei suoi ministri. Hamas, attraverso il suo portavoce Sami Abu Zuhri, ha avvertito che vendicherà i suoi uomini uccisi.
Sei palestinesi appartenenti alle brigate Qassam, l’ala militare di Hamas, sono stati uccisi in un bombardamento su un tunnel a Rafah, nel sud della Striscia: Ibrahim Balawi, 24 anni, Abdul-Rahman al-Zamili, 22 anni, Mustafa Abu Mur, 22 anni, e suo fratello gemello Khalid, Yousef Sharaf Ghannam, 22 anni, Juma Abu Shalouf, 24 anni. Un settimo combattente, Ibrahim ‘Abdeen, è morto per le ferite riportate in un attacco aereo su di un sito militare ad est di Rafah.
Due militanti palestinesi, che secondo media locali erano legati alle brigate Abdul Qader al-Husseini, Mazin Faraj al-Jarba, 30 anni e Marwan Hassan Salim, 23 anni, sono invece stati uccisi in un raid aereo sul campo di Al Bureij, nell’area centrale della Striscia, e altre persone sarebbero rimaste ferite.
Ashraf al-Qodra, portavoce del Ministero della Salute palestinese, ha riferito che 5 civili, tra cui un bambino e due ragazze, sono rimasti feriti quando un missile è stato lanciato accanto alla loro abitazione in Beit Hanoun, nel nord della Striscia: in tutto, i civili feriti nel corso degli attacchi israeliani della scorsa notte sarebbero una decina.
Allo stesso tempo, non si sono fermati i lanci di razzi palestinesi verso il sud di Israele, che proseguono anche in queste ore, senza causare danni o feriti. In un caso, un soldato israeliano sarebbe rimasto leggermente ferito da schegge di un razzo caduto nell’area di Eshkol. Un altro sarebbe invece caduto alla periferia di Be’er Sheva, mentre un terzo sarebbe stato intercettato dal sistema di difesa anti-missilistico Iron Dome.
Un missile sarebbe stato lanciato anche dalla Siria sulle alture del Golan occupato. L’esercito israeliano in risposta avrebbe aperto il fuoco.
Gruppi di militanti di Gaza nei giorni scorsi avevano riferito che non avrebbero cessato il lancio di razzi fino alla fine dell’assedio illegale sulla Striscia di Gaza che dura ormai da 8 anni. C’è anche la volontà da parte dei palestinesi di Gaza di rispondere alle aggressioni israeliane in Cisgiordania e di unirsi in un’unica lotta, che potrebbe forse sfociare in una terza intifada.
Tuttavia, alla richiesta di fine dell’assedio, Tel Aviv ha risposto restringendo nuovamente l’area marittima palestinese a 3 miglia nautiche dalla costa, rafforzando cosi il blocco navale, che incide profondamente sulla vita dei palestinesi. Una notizia che non trova spazio nei media nazionali.
Oltre all’impossibilità di viaggiare via mare e di sviluppare scambi commerciali, vi sono costanti attacchi sui pescatori di Gaza. Nel corso delle aggressioni in mare i pescatori palestinesi vengono terrorizzati dagli spari della marina militare israeliana che viola i limiti da essa stessa unilateralmente imposti ed entra nelle acque di Gaza. Spesso i pescatori vengono arrestati e l’attrezzatura da pesca e barca confiscate. Sono quasi 4.000 i pescatori palestinesi registrati, un numero in costante diminuzione, date le difficoltà del lavoro, mentre sono circa 65.000 persone che lavorano nel settore ittico e i loro dipendenti .
Tel Aviv ha progressivamente imposto delle restrizioni ai pescatori di Gaza sull’accesso al mare. Le 20 miglia nautiche stabilite dagli gli accordi di Gerico nel 1994 tra Israele e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), sono state ridotte a 12 miglia sotto l’Accordo Bertini nel 2002. Nel 2006, l’area concessa alla pesca è stata ridotta a 6 miglia nautiche dalla costa. A seguito della offensiva militare israeliana “Piombo Fuso” (2008-2009) Israele ha imposto un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, impedendo ai palestinesi l’accesso all’ 85% delle acque a cui hanno diritto secondo gli accordi di Gerico del 1994.
Gli accordi raggiunti tra Israele e Hamas dopo l’offensiva militare israeliana di novembre 2012, “Colonna di Difesa”, hanno permesso ai pescatori di Gaza di raggiungere nuovamente le 6 miglia nautiche dalla costa. Tuttavia, la marina militare israeliana non ha cessato gli attacchi contro i pescatori di Gaza, anche all’interno di questo limite. Il 12 marzo 2013, Israele ha imposto nuovamente un limite di 3 miglia nautiche dalla costa, affermando che tale decisione era stata presa a seguito dell’invio di alcuni razzi palestinesi verso il sul di Israele. Mercoledì 22 maggio 2013, le autorità militari israeliane hanno diffuso attraverso alcuni media la decisione di estendere nuovamente il limite a 6 miglia nautiche dalla costa.
Ieri domenica 6 luglio, le autorità israeliane hanno comunicato la decisione di restringere nuovamente il limite a 3 miglia nautiche dalla costa. Nena News