Il rapporto di Human Rights Watch accusa Israele mentre l’Onu fatica a imporre un’inchiesta. Oggi incontro della Lega Araba anticipato dalle dichiarazioni filo-israeliane dell’Arabia Saudita. Stamattina ucciso un palestinese vicino Salfit
della redazione
Roma, 3 aprile 2018, Nena News – Oggi all’alba un palestinese è stato ucciso dall’esercito israeliano vicino alla colonia di Ariel, a nord della Cisgiordania. Secondo il quotidiano Haaretz, l’uomo aveva rubato un’auto, è stato individuato tramite il Gps ed è stato colpito quando ha perso il controllo dell’auto e ha centrato una fermata degli autobus, deserta. Il palestinese non è stato identificato, ma secondo la stampa israeliana si tratterebbe di un cittadino israeliano. Avrebbe tentato la fuga dopo l’incidente e gli spari dell’esercito, per morire poco dopo in ospedale per le ferite riportate.
A Gaza, intanto, sale il bilancio delle vittime palestinesi della Grande Marcia del Ritorno di venerdì scorso: 18 morti e si teme per i 750 feriti ancora ricoverati in ospedale, di cui molti versano in gravi condizioni perché colpiti dalle pallottole dell’esercito israeliano che aveva schierato alla frontiera 100 cecchini.
Oggi si riunirà la Lega Araba in seduta di emergenza per discutere quanto accaduto nella Striscia. E se l’ambasciatore palestinese, Said Abu Ali, chiederà l’apertura di un’inchiesta e soprattutto una condanna chiara dell’operato di Israele, ad annunciare in qualche modo l’incontro è l’intervista che ieri il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman ha rilasciato a The Atlantic: “Israeliani e palestinesi hanno diritto ad uno Stato”, ha detto aggiungendo che i rapporti tra Tel Aviv e Riyadh sono buoni e utili a trovare una soluzione alla questione palestinese. Una soluzione che i paesi sunniti condividono con l’amministrazione americana, ovvero un accordo che metta all’angolo i palestinesi per normalizzare definitivamente i rapporti con Israele.
Difficile dunque che Ramallah ottenga l’inchiesta che chiede. Quella proposta dall’Onu è stata già più volte rigettata dal governo israeliano. E nel silenzio internazionale esce solo il rapporto di Human Rights Watch che oggi ha pubblicato i risultati delle indagini compiute in questi giorni: le uccisioni di manifestanti palestinesi a Gaza, si legge, sono illegali e calcolate. Volute. “Il governo israeliano – scrive Hrw – non ha presentato alcuna prova che lancio di pietre o altre violenze commesse da alcuni manifestanti abbiano messo seriamento in pericolo i soldati israeliani lungo la frontiera. […] L’alto numero di morti e feriti era conseguenza attendibile del garantire ai soldati la libertà di usare forza letale al di fuori di situazioni di minaccia alla vita, in violazione del diritto internazionale”.
Il rapporto sbatte con le parole del premier israeliano Netanyahu che sabato scorso, il giorno dopo la marcia, ha ringraziato l’esercito per aver garantito “ai cittadini israeliani di celebrare la Pasqua ebraica pacificamente”. Risponde Eric Goldstein, vice direttore di Human Rights Watch per il Medio Oriente: “Ringraziare la gestione dell’esercito degli eventi del 30 marzo e dire che non ci saranno inchieste su come i soldati israeliani hanno ucciso con armi da fuoco manifestanti lungo la frontiera dice molto di come le autorità israeliane considerano le vite dei palestinesi di Gaza”. Nena News