VIDEO-INTERVISTA. Il lavoro di Franca Marini parla dei desideri e delle speranze dei giovani che vivono nell’enclave palestinese attraverso il racconto di uno di loro
di Sonia Grieco
Roma, 14 settembre 2015, Nena News – Sullo schermo scorrono le immagini della distruzione nella Striscia di Gaza e i pensieri del 18enne Fahid. Pensieri raccontati all’autrice di ‘Un sogno a Gaza’, Franca Marini, carichi di desideri e di speranza, che si contrappongono alle macerie lasciate nell’enclave palestinese dall’operazione militare israeliana Margine Protettivo dell’estate dell’anno scorso.
Il video è stato girato dopo quattro mesi dalla fine dell’offensiva israeliana, nell’ambito di una serie di workshop per i ragazzi della Striscia organizzati dal Centro italiano di scambio culturale VIK, ed è stato presentato alla Casa Internazionale delle Donne, a Roma, dall’associazione Cultura è Libertà.
Attraverso il protagonista Fahid, un ragazzo che fa parkour, ‘Un sogno a Gaza’ racconta di una gioventù bloccata in un lembo di terra martoriato dal rigido embargo imposto da Israele. Fahid, che ha già visto tre guerre nella sua vita, però non parla di rabbia e risentimento, ma di gioia e di speranza nel futuro. La sua non è un’evasione fantastica dalla realtà in cui vive, ma un modo di opporre resistenza con la sua passione per il parkour e la voglia di riscatto e di libertà, per sé e per la propria famiglia.
‘Un sogno a Gaza’, non è un documentario, spiega Franca Marini, ma un’opera di video-arte che parte dalla realtà di Gaza subito dopo Margine Protettivo, per rappresentare la quotidianità della vita in un contesto di perenne conflitto.
La Striscia di Gaza ha una popolazione molto giovane, che rappresenta il 70 per cento dei circa 1.8 milioni di abitanti. Per questi ragazzi la libertà di movimento e di progettare il proprio futuro è vincolata all’embargo imposto sulla propria terra, che molto spesso gli impedisce anche di andare a studiare fuori da Gaza.
Dopo l’operazione militare israeliana dell’anno scorso, la loro quotidianità è segnata dalla distruzione (la ricostruzione è al palo), dalla morte di tanti di loro (i morti sono stati 2.251, di cui 551 minorenni), dalla carenza di servizi essenziali e dall’insicurezza che carica di tensione le loro vite. Nena News