Il progetto – nato dall’incontro tra la Ong siciliana Ciss e la Palestra popolare di Palermo e a cui hanno poi aderito le palestre di Roma Valerio Verbano e Quarticciolo – mira a realizzare uno scambio tra pugili italiani e quelli palestinesi della Striscia, il cui territorio è da 12 anni nella morsa del blocco israeliano
della redazione
Roma, 29 gennaio 2019, Nena News – Portare la boxe a Gaza, o meglio portare i giovani, ragazzi e ragazze, di Gaza a confrontarsi con pugili provenienti dall’estero. Un’utopia per questo piccolo lembo di terra palestinese stretto da 12 anni nella morsa del blocco israeliano. Una prigione a cielo aperto da dove si esce raramente e si entra, se sei straniero, con grande difficoltà.
E invece “Boxe contro l’assedio” da utopia ha cominciato a trasformarsi in realtà lo scorso settembre quando il palermitano Giancarlo Bentivegna, assistito dall’atleta Michela Punturo, è stato il primo pugile professionista ad entrare nella Striscia di Gaza da quando c’è l’embargo.
Sotto la sua direzione, per diversi giorni, 60 giovani gazawi, in prevalenza della regione centrale della Striscia, hanno infilato i guantoni, spesso malconci, o solo dei guanti imbottiti di ovatta, per provare l’emozione del ring. Quattro mesi dopo altri boxer ed atleti italiani, carichi di entusiasmo e desiderio di conoscenza – Giovanni Cozzupoli della Palestra Popolare Quarticciolo di Roma e Giulio Bonistalli e Carlotta Bartoloni della Palestra Popolare Valerio Verbano di Roma – sono entrati a Gaza per proseguire un progetto che sta attirando l’attenzione dei media locali e internazionali. Assieme a loro i fotoreporter Valerio Nicolosi e Daniele Napolitano.
“Boxe contro l’assedio” è nato dall’incontro tra la stimata Ong siciliana Ciss, da decenni impegnata nei Territori palestinesi occupati, e la Palestra popolare di Palermo. Quindi hanno aderito le palestre di Roma Valerio Verbano e Quarticciolo. “Tutto è cominciato lo scorso maggio con una visita conoscitiva delle palestre di Gaza da parte del Ciss, poi a settembre c’è stato l’arrivo (a Gaza) di Bentivegna – racconta a Nena News la cooperante Valentina Venditti che segue il progetto per conto del Ciss – Sono circa cento tra bambini, ragazzi, e ragazze, che praticano boxe nella Striscia di Gaza, tutti hanno subito i traumi dei bombardamenti di cui l’ultimo (Operazione Margine Protettivo, nel 2014) ha provocato più di 2 mila morti”. Attraverso le testimonianze raccolte sul posto in questi anni – prosegue Venditti – “il Ciss ha avuto modo di valutare quanto la boxe sia in grado di infondere coraggio, specie ai più piccoli, contribuendo a combattere le paure”.
La cooperante italiana aggiunge che indagando sulla storia dello sport in Palestina è emerso come, prima del 1948, la boxe fosse uno sport talmente popolare da essere praticato ad alti livelli. “Un aspetto molto importante – conclude – è la partecipazione entusiasta al progetto di tante ragazze di Gaza che ricevono pieno sostegno dalle famiglie”.
“Boxe contro l’assedio” si propone di realizzare uno scambio tra pugili italiani e pugili palestinesi a Gaza dove le palestre sono per lo più spazi piccoli, non adeguati e le attrezzature spesso non vanno oltre guantoni autoprodotti con stoffa, bambagia e nastro adesivo. Sui ring fatiscenti di Gaza i pugili hanno solo una decina di paia di guanti che utilizzano a turno mentre i sacchi da allenamento sono stati costruiti in modo rudimentale; non hanno fasce, né paradenti. Inoltre i boxer non hanno libertà di movimento.
Non possono uscire dalla Striscia per confrontarsi con i pugili palestinesi in Cisgiordania o di andare in altre parti del mondo. Nei prossimi mesi una nuova tappa del progetto, con il ritorno nella Striscia di pugili ed atleti italiani e, si spera, la possibilità per alcuni boxer, anche donne, di Gaza di poter andare in Italia a perfezionare la tecnica e preparazione atletica. Nena News
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