Ridotto d’intensità, ma non per questo meno letale: il conflitto nella provincia settentrionale di Capo Delgado continua a mietere vittime. Almeno 800.000 gli sfollati interni
di Federica Iezzi
Roma, 4 settembre 2021, Nena News – Ridotto d’intensità ma non per questo meno letale, il conflitto nel nord del Mozambico, nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, non accenna ad arretrare. Il Mozambico appare nell’elenco dei dieci conflitti da osservare sui report del The Armed Conflict Location & Event Data Project.
L’insurrezione islamista del gruppo armato Ansar al-Sunna, dell’ottobre 2017 ha mantenuto costante la sua forza, internazionalizzando il conflitto. A sostegno del governo mozambicano, con un considerevole dispiegamento militare, la Southern African Development Community (SADC) e il Rwanda. L’ultimo report dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni parla di almeno 800.000 sfollati interni nell’area di Cabo Delgado, nella provincia nord-orientale di Nampula e in quella nord-occidentale di Niassa. Ancora oggi il governo del Mozambico non dispone di una strategia chiara nella gestione militare del conflitto.
Nel marzo 2021, feroci combattimenti hanno devastato il distretto di Palma, al confine con la Tanzania, area ricca di gas naturale liquefatto, chiave per il futuro economico del Paese. Il Mozambico, infatti, potrebbe ricoprire un importante ruolo a livello globale, proprio grazie ai giacimenti di gas offshore. Sulla stessa scia, le truppe governative hanno occupato la città strategica di Diaca, nel distretto nord-est di Mocímboa da Praia. Sebbene non si siano impegnati nel garantire misure di sicurezza dirette a Cabo Delgado, gli Stati Uniti hanno intensificato un piano antiterrorismo in Mozambico, con il lancio del Joint Combined Exchange Training, con il fine di supportare le forze militari nazionali. E l’Unione Europea dovrebbe presto annunciare l’inizio della propria missione di addestramento militare. Questo a fianco dell’appoggio assicurato da Angola e Zimbabwe.
La SADC, al contrario, continua a far pressione su Maputo per accettare nell’immediato una forza di intervento regionale. Intanto, è già in atto una negoziato per il dispiegamento di almeno 1.000 militari rwandesi a Cabo Delgado, per garantire stabilizzazione e sicurezza. Ampie preoccupazioni rimangono ancora oggi focalizzate sugli attacchi al confine con la Tanzania. Il Paese ha già accolto un considerevole numero di rifugiati mozambicani, in fuga dal conflitto nel distretto di Palma, molti dei quali ridistribuiti, in seguito, nel distretto mozambicano di Mueda. Il governo Nyusi sta aumentando la sua dipendenza verso i Private Military Contractors, per lo più provenienti dalla compagnia sudafricana, Dyck Advisory Group. Non mancano mercenari russi del Wagner Group. Inoltre, sta lavorato per espandere le proprie capacità militari, mediante l’acquisto di specifico equipaggiamento bellico e mediante il solido sostegno all’addestramento.
Nel frattempo, le rimostranze locali contro il governo crescono, così come le necessità di supporto umanitario. Secondo la Convenzione per la protezione e l’assistenza degli sfollati interni in Africa, adottata a Kampala nel 2009, i Paesi membri dell’Unione Africana sono chiamati a fornire assistenza agli sfollati interni, consentendo e facilitando un accesso rapido e senza ostacoli da parte delle organizzazioni umanitarie. Ma la persistente insicurezza e le restrizioni del governo continuano ancora a ostacolare l’accesso di aiuti umanitari nell’intera provincia di Cabo Delgado. Nena News
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