Nella tradizionale rubrica del sabato il rilascio di alcuni noti attivisti da parte delle autorità algerine e la nuova detenzione del cantante ugandese candidato presidente. Andremo anche in Guinea Bissau e Somalia
di Federica Iezzi
Roma, 11 gennaio 2020, Nena News
Guinea Bissau
Con il 53% dei voti il leader dell’opposizione della Guinea-Bissau, Umaro Cissoko Embalo, ex primo ministro del Paese, ha vinto il ballottaggio alle recenti elezioni presidenziali.
Secondo i dati diffusi dalla National Electoral Commission (Cne), il suo maggior rivale Domingos Simoes Pereira, capo del gruppo al potere Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde (Paigc), ha guadagnato il 46% dei consensi.
Il Cne ha calcolato un’affluenza alle urne durante il ballottaggio del 72%, percentuale simile al primo turno di votazione dello scorso 24 novembre, che Pereira vinse con il 40% dei voti contro il 28% di Embalo.
Nato nella capitale Bissau, Embalo è un membro dell’etnia Fulani. Laureato in scienze sociali e politiche, seguite in Spagna e in Portogallo, ha cercato il ritiro anticipato dall’esercito negli anni ’90 e ha lanciato un fondo di investimento istituito dall’allora governo libico.
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Algeria
L’Algeria ha rilasciato importanti figure della protesta antigovernativa, tra cui il noto veterano di guerra per l’indipendenza Lakhdar Bouregaa.
Arrestato nella sua casa nella capitale Algeri, lo scorso giugno, per aver preso parte a un piano per indebolire l’esercito con l’obiettivo di danneggiare la difesa della nazione, secondo i media locali, Bouregaa è stato liberato dal carcere di Algeri dove era stato detenuto per sei mesi.
Bouregaa era un comandante dell’esercito di liberazione nazionale che ha combattuto il dominio coloniale francese.
Fondatore nel 1963 del Front des Forces socialistes, uno dei più vecchi partiti di opposizione dell’Algeria, prima del suo arresto Bouregaa aveva preso parte alle manifestazioni che hanno scosso l’Algeria dallo scorso febbraio, inizialmente contro il quinto mandato presidenziale di Bouteflika e poi contro l’intero establishment.
Tra gli altri detenuti liberati su cauzione il generale in pensione Hocine Benhadid, capo del gruppo National Committee for the Liberation of Prisoners.
Circa 180 manifestanti, attivisti e giornalisti sono stati arrestati durante le proteste della Revolution of Smiles o Hirak Movement.
Alcuni sono stati assolti, spesso dopo mesi di detenzione preventiva. Altri sono stati condannati per aver attaccato l’integrità del territorio. Circa 140 altri rimangono tuttora in carcere, sia condannati che in attesa di giudizio.
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Somalia
Le forze governative della Somalia hanno arrestato un numero record di giornalisti nel 2019. Secondo i dati compilati da Abdalle Ahmed Mumin, segretario generale del Somali Journalists Syndicate (Sjs), lo scorso anno le forze di sicurezza dello stato hanno arrestato 38 giornalisti.
Sono stati picchiati e minacciati sotto l’intimidazione di armi da fuoco. Questo in confronto ai 16 giornalisti detenuti nel 2017, ai 12 nel 2016 e ai sei nel 2015.
I giornalisti sono stati banditi dal parlamento e ignorati dai portavoce che hanno semplicemente rilasciato dichiarazioni ufficiali sui social media. I legislatori stanno inoltre prendendo in considerazione un disegno di legge per limitare ulteriormente la libertà dei media.
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Uganda
La polizia in Uganda ha arrestato il leader dell’opposizione Robert Kyagulanyi, in arte Bobi Wine, e ha sparato gas lacrimogeni per disperdere i suoi sostenitori durante le prime manifestazioni pubbliche in vista delle elezioni del prossimo anno.
Bobi Wine, cantante pop prestato alla politica, particolarmente popolare tra i giovani ugandesi, avrebbe dovuto iniziare la scorsa settimana una serie di consultazioni prima del sondaggio presidenziale del 2021.
Le accuse dell’arresto, ancora in fase di analisi, sarebbero quelle di tenere un’assemblea illegale e di fomentare la disobbedienza riguardo le campagne elettorali.
Duro contro le politiche del presidente Yoweri Museveni da molto tempo, Bobi Wine è già stato arrestato diverse volte e ha subito numerosi tentativi di blocco dei suoi concerti da quando è stato eletto parlamentare nel 2017.
Lo scorso dicembre ha presentato ufficialmente i piani dei suoi eventi alla Commissione elettorale, rispettando anche il Public Order Management Act 2013.
Human Rights Watch ha criticato la legge elettorale ugandese in quanto garantisce alla polizia ampi poteri discrezionali sul contenuto e sulla gestione delle riunioni pubbliche dei candidati. Nena News
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