Israele oggi al voto, stessa situazione del 9 aprile: testa a testa tra Likud e “generali”
AGGIORNAMENTI:
ore 18:30 Netanyahu: “Ogni voto a Potere Ebraico è perso. Votateci” Odeh (Lista Araba Unita): “Netanyahu pensa che la gente sia stupida presentandoci come nemici piuttosto che cittadini.
Traduzione dall’ebraico:
Netanyahu: “Potere ebraico” si trova ancora a molta distanza dalla soglia di sbarramento. Ogni voto a “Potere” va perso. Siamo ad una sfida ravvicinata con Lapid-Gantz.
Voi deciderete se si formerà un governo di destra forte con la mia leadership o uno di sinistra debole guidato da Lapid-Gantz con i partiti arabi.
Abbiamo un grande gap che dobbiamo colmare. Andate a votare Mahal (Likud)
Traduzione dall’ebraico
Odeh: “Netanyahu pensa che la gente sia stupida. Ancora una volta la stessa propaganda volta a rappresentarci come nemici invece che cittadini. Continueremo a ridurre il divario tra le percentuali di voto generali e quelle arabe. Non ci siamo ancora ma è possibile”
ore 17:00 Affluenza alle urne alle 15 italiane è stata del 44,3%. 1,5% in più del 9 aprile
ore 16:15 Netanyahu su Twitter agli elettori della destra: “Andate a votare per fermare il governo di sinistra con i partiti arabi”
Traduzione dall’ebraico:
“Elettori della destra, siete impazziti? Andate a votare per fermare il governo di sinistra con i partiti arabi”
Traduzione dall’ebraico:
“Percentuali di voto alte nei fortini della sinistra. Percentuali basse in quelli di destra. Tragedia!
Andate a votare altrimenti avremo un governo di sinistra con i partiti arabi.
ore: 16 La percentuale di voto alle 13 italiane è stata del 36,5%. Territori Occupati palestinesi chiusi dall’esercito
Alta l’affluenza alle urne per le elezioni legislative in Israele. Alle 14 (le 13 italiane) il dato ha raggiunto il 36,5%. A riferirlo è la Commissione centrale per le elezioni. Alle urne si sono recati fino finora all’incirca 2,3 milioni su 6,3 milioni di elettori (+0,7% rispetto al 9 aprile scorso). Il Times of Israel riferisce che il premier uscente Netanyahu (Likud) avrebbe convocato i suoi rappresentanti di partito in una “riunione di emergenza” per avvisarli che la lista araba Unita potrebbe raggiungere fino a 15 seggi in parlamento, il “numero più alto di sempre”.
Un appello agli elettori per recarsi alle urne è giunto anche da parte del principale sfidante di Netanyahu, il leader di Blu e Bianco Benny Gantz. “Bianco e blu deve avere più voti di tutti se vogliamo restituire il Paese alla maggioranza israeliana moderata” si legge in un comunicato del partito.
Mentre i cittadini israeliani si sono recati o si stanno recando ai seggi, ai palestinesi è vietata l’uscita dai Territori Occupati. L’esercito israeliano ha infatti fatto sapere che tutti i checkpoint e i valichi tra Israele e la Striscia di Gaza saranno chiusi oggi per 24 ore tranne che per casi umanitari. A casa saranno costretti a restare anche i 150.000 palestinesi che hanno il permesso di lavorare in Israele. A dare la notizia è stato il portavoce degli Affari Civili dell’Autorità palestinese (Ap) Walid Wahdan.
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di Michele Giorgio il Manifesto
Gerusalemme, 17 settembre 2019, Nena News – Circa sei milioni di israeliani tornano oggi alle urne – resteranno aperte dalle 7 alle 22 – per la seconda volta in pochi mesi. Il voto per il rinnovo della Knesset sarà l’ennesimo referendum sul premier uscente Benyamin Netanyahu. Il leader del partito Likud, a capo del governo dal 2009, chiede la riconferma alla guida del paese sperando che possa offrirgli una via di fuga dai guai giudiziari che lo tormentano. Rispetto alle elezioni del 9 aprile il quadro politico è mutato poco. La gara per il primo posto resta tra il Likud di Netanyahu e la lista centrista, in realtà di destra, Blu e Bianco, nota come il partito dei generali, guidata dall’ex capo di stato maggiore Benny Gantz. I due schieramenti, dicono gli ultimi sondaggi, sono vicinissimi, 32 seggi a testa. Ma il quadro è più complesso. Perché è in atto una lotta nella lotta per la vittoria, tra Netanyahu e il suo più agguerrito (e astuto) avversario di destra, l’ex ministro della difesa Avigdor Lieberman. Proprio il rifiuto ad entrare in un governo assieme ai partiti religiosi ortodossi opposto a maggio da Lieberman, ha impedito a Netanyahu di formare la nuova maggioranza di governo data per certa dopo il 9 aprile.
Netanyahu ha condotto una campagna elettorale particolarmente aggressiva negli ultimi giorni, nel tentativo di frenare le velleità di Gantz e allo stesso tempo di assorbire a vantaggio del Likud voti destinati all’estrema destra. E ha fatto ricorso ai suoi cavalli da battaglia: il «pericolo arabo» per la sicurezza del paese, agitato senza ritegno incurante dello sdegno dei cittadini palestinesi d’Israele, e promettendo l’annessione della Valle del Giordano e, ha detto nelle ultime ore, anche delle colonie ebraiche a Hebron e di Kiryat Arba. Mosse e dichiarazioni sono state condannate dai palestinesi ma hanno trovato il consenso di una parte dell’elettorato israeliano di estrema destra attirato dal suo appello al voto utile. Netanyahu ha ripetutamente lanciato l’allarme su una possibile alleanza tra Blu e Bianco e la Lista araba unita (accreditata di 12 seggi) che, a suo dire, sarebbe una «catastrofe» e getterebbe Israele nelle braccia dei suoi nemici. E ha strizzato l’occhio all’estrema destra di Otzma Yehudit, “Potere Ebraico”, il partito erede del movimento razzista Kach che i sondaggi danno in crescita e potrebbe superare la soglia di sbarramento del 3,25%, guadagnando quattro seggi. «Solo un grande Likud impedirà un governo di sinistra e solo un grande Likud manterrà la destra al potere. Andate e votate Likud», ha esortato Netanyahu chiudendo la sua campagna.
Questi e altri sforzi, uniti ai recenti bombardamenti aerei israeliani in mezzo Medio oriente contro gli alleati dell’Iran e all’appoggio incondizionato ricevuto da Donald Trump, forse non basteranno a Netanyahu. Pur battendo Gantz, potrebbe ritrovarsi nella stessa situazione di stallo dei mesi scorsi, bisognoso degli 8-9 seggi del partito Yisrael Beitenu guidato da Lieberman. I due trent’anni fa avevano unito le forze. Ne guadagnò soprattutto Lieberman che seguendo il grande affabulatore e carismatico Netanyahu riuscì a lavarsi di dosso, almeno in parte, l’etichetta di moldavo rozzo ed ex buttafuori di locali. Poi venti anni fa la rottura fra i due, mai superata, con Lieberman che è diventato un campione della società laica e una perenne spina nel fianco di Netanyahu che accusa di debolezza verso Hamas a Gaza e di piegarsi alle condizioni dei partiti religiosi ortodossi. «Sono una coppia che ha litigato molto ma non ha mai fatto domanda di divorzio al rabbinato» ha commentato Yehuda Ben Meir. Per questo Netanyahu spera che dopo i veleni della campagna elettorale i due possano ritrovarsi insieme al governo trovando un compromesso sulla questione del servizio militare anche per i giovani religiosi ortodossi sul quale Lieberman insiste con forza scatenando le reazioni dei partiti sionisti religiosi o ultraortodossi, ossia gli alleati naturali di Netanyahu.
Gantz spera di portare dalla sua parte Lieberman riducendo i finanziamenti alle istituzioni religiose e difendendo la società laica. Ma le sue possibilità, ammesso che Blu e Bianco arrivi primo, sono legate anche ai risultati che avranno i suoi potenziali alleati di coalizione, alcuni dei quali ridotti ai minimi termini. A cominciare dai laburisti che, forse, riusciranno a superare la soglia di sbarramento grazie all’alleanza con Gesher, partito di destra moderata, per finire ai sionisti di sinistra del Meretz che per garantirsi qualche seggio alla Knesset si sono uniti al Campo Democratico dello scomodo ex generale e primo ministro Ehud Barak. In ogni caso Gantz per formare un possibile governo alternativo alla destra avrà necessariamente bisogno dei seggi arabi. Per ottenerli dovrà rimangiarsi il secco «no» che ha detto ad una coalizione di maggioranza con la Lista araba unita. Nena News
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