Basma Mustafa, scomparsa sabato a Luxor dove si trovava per coprire la mobilitazione anti-governativa, è riapparsa domenica davanti alla Procura del Cairo. Accusata di terrorismo, è in custodia cautelare per 14 giorni, stessa misura utilizzata senza limiti di tempo contro oppositori e attivisti
della redazione
Roma, 6 ottobre 2020, Nena News – Sparita per 24 ore, riapparsa solo domenica davanti alla Procura di Stato del Cairo, quella che da anni si dedica all’incriminazione di attivisti, giornalisti, sindacalisti, oppositori del regime di al-Sisi. E’ successo alla giornalista 38enne Basma Mustafa, sabato scorso, il giorno dopo il secondo “venerdì della rabbia”, protesta diffusa contro corruzione, carovita, povertà e diseguaglianze sociali.
Basma Mustafa si trovava a Luxor, uno degli epicentri delle proteste, rarissime nell’Egitto di al-Sisi: sono riesplose il 20 settembre scorso, a un anno esatto dalla mobilitazione nata spontaneamente dopo la denuncia-video di Mohamed Ali, imprenditore colluso con il regime, poi fuggito all’estero in auto-esilio dove ha denunciato la corruzione del governo e della stessa famiglia del presidente.
Mustafa, inviata del sito di informazione indipendente al-Manassa, stava lavorando all’uccisione di Awais al-Rawi per mano della polizia, avvenuta lo scorso mercoledì: al-Rawi è stato ucciso con colpi di arma da fuoco ravvicinati davanti alla sua famiglia, per aver difeso il padre e il fratello insultati e picchiati dagli agenti. Una morte che ha accesso ancora di più la protesta che da due settimane attraversa l’Egitto rurale e più periferico, tante piccole mobilitazioni che rendono più complesso l’intervento di polizia ed esercito.
Secondo quanto raccontato dai colleghi, Mustafa li ha contattati sabato mattina, intorno alle 11.15: “Un poliziotto mi ha fermato a Luxor, ha controllato la mia carta d’identità, poi mi ha lasciato andare – aveva detto Basma – Ma mi sta seguendo”. Da quel momento nessuna notizia fino alla domenica quando la giornalista è ricomparsa al Cairo, di fronte alla Procura, notizia confermata dal marito, l’avvocato per i diritti umani Karim Abdel-Rady.
L’accusa è terrorismo e diffusione di notizie false, i due “reati” utilizzati più di frequente dal regime contro oppositori, attivisti e reporter, grazie alla legge anti-terrorismo approvata subito dopo il golpe del luglio 2013 con cui al-Sisi ha infilato in un solo calderone ogni attività politica contraria a quella governativa e che gli ha permesso di avviare numerosi processi di massa e di costringere dietro le sbarre circa 60mila prigionieri politici di ogni schieramento, liberali, progressisti, fratelli musulmani, oltre ad attivisti per i diritti umani, sindacalisti, giornalisti e cittadini comuni.
Mustafa resterà in prigione 14 giorni, in custodia cautelare, misura detentiva abusata dal regime e quasi sempre prolungata all’infinito, di due settimane in due settimane. La stessa procedura con cui, dal 7 febbraio scorso, lo studente dell’università di Bologna Patrick Zaki è tenuto prigioniero, senza che si arrivi mai alla formulazione ufficiale di un’accusa e all’inizio di un processo.
Non è la prima volta che Mustafa finisce nel mirino delle autorità egiziane: nell’aprile del 2016 fu la prima giornalista a svelare il depistaggio ordito dalla polizia e dai servizi con l’uccisione di cinque egiziani, falsamente accusati di essere i responsabili della sparizione, la tortura e la morte del ricercatore italiano Giulio Regeni. Da allora è stata arrestata diverse volte. Negli ultimi mesi ha lavorato all’uccisione del 26enne Islam al-Australy mentre si trovava sotto custodia e del caso dello stupro di gruppo al Fairmont Hotel. Nena News