Inasprimento delle pene e più libertà di azione alla polizia. Così il governo egiziano contrasta le violenze e gli attentati che segnano il Paese dal golpe del 3 luglio, mentre si avvicinano le elezioni presidenziali che consacreranno al potere il generale in congedo al Sisi
della redazione
Roma, 4 aprile 2014, Nena News – Una nuova stretta legislativa per contrastare le attività terroristiche è stata annunciata ieri dalle autorità egiziane, il giorno dopo il triplice attentato dinamitardo vicino all’Università del Cairo in cui ha perso la vita un ufficiale della polizia e altri cinque sono rimasti feriti.
Il governo non ha fornito dettagli, ma gli emendamenti alla normativa prevedono un inasprimento delle pene e un ampliamento della gamma di reati che rientrano sotto la categoria di “atti terroristici”. Una decisione che “rispecchia quello che sta accadendo e prende in considerazione i cambiamenti avvenuti negli ultimi tre anni”, ha spiegato il ministro della Giustizia, Nayyer Abdelmoneim Othman, aggiungendo che nel Paese ci sono gruppi che rappresentano un problema per la sicurezza.
Un evidente riferimento ai Fratelli Musulmani, nel mirino dei militari che governano l’Egitto dal golpe dello scorso 3 luglio, quando è stato deposto e incarcerato l’ex presidente Mohammed Morsi, leader della Fratellanza e primo capo di Stato eletto dopo la fine del trentennale regno di Hosni Mubarak nel 2011. Da allora il movimento islamico è stato inserito nella lista nera delle organizzazioni terroristiche e centinaia di suoi esponenti sono finiti in carcere. Nelle ultime settimane ha fatto notizia la condanna a morte di 529 membri della Fratellanza, seguita da quella dell’apertura di due maxi processi che vedranno alla sbarra 919 “islamisti”, altri militanti e sostenitori dei Fratelli Musulmani arrestati durante le manifestazioni seguite al golpe, che furono represse nel sangue (almeno 1.400 morti, secondo Amnesty International) e a cui sono seguiti attentati alle forze di sicurezza e ai palazzi del potere, soprattutto nell’instabile penisola del Sinai. Azioni terroristiche rivendicate da gruppi di stampo jihadista, spesso attribuite alla Fratellanza dalle autorità. Il governo parla di centinaia di poliziotti e di soldati uccisi dalla fine della presidenza di Morsi e per Othman le modifiche legislative consentiranno di perseguire meglio questi crimini.
In questo clima di violenza e di paura della minaccia terroristica, a luglio si terranno le elezioni presidenziali e il contrasto al terrorismo è in cima all’agenda del candidato favorito: Abdel Fattah al Sisi, 59 anni, capo dell’esercito egiziano e ministro della Difesa. L’uomo forte che ha spodestato Morsi e si è impegnato a “liberare dalla paura” l’Egitto. Secondo l’opinione degli analisti, il voto sarà un plebiscito per al Sisi che non ha rivali e aspetta soltanto il sigillo del popolo per consacrarsi alla guida del Paese.
Una vittoria scontata che, però, secondo i primi sondaggi pre-elettorali, potrebbe non essere sostenuta dai giovani scesi in piazza nel 2011. I dati del Centro egiziano per l’Opinione Pubblica Baseera dicono che la percentuale degli under 30 che ha dichiarato di non voler andare a votare è doppia rispetto a quella degli intervistati over 30. Nena News