Ieri gli agenti egiziani hanno fatto irruzione negli uffici di Masr al-Arabia e hanno arrestato il suo direttore. Il motivo: aver ripubblicato un articolo del New York Times in cui si denunciavano presunte irregolarità avvenute durante le recenti elezioni presidenziali vinte da al-Sisi
della redazione
Roma, 4 aprile 2018, Nena News – Al presidente egiziano al-Sisi le voci contrarie proprio non piacciono. E così, chi osa opporsi alla narrazione propagandata dai media filo-governativi, deve essere punito. Lo sanno molto bene i giornalisti del portale Masr al-Arabia che ieri pomeriggio hanno assistito all’irruzione della polizia nei loro uffici e all’arresto del loro direttore, Adel Sabri. Il blitz era stato di fatto autorizzato due giorni fa dal Consiglio Supremo per la regolazione dei media che aveva chiesto al giornale di pagare una multa pari a 2.849 dollari per aver ripubblicato un articolo del New York Times sulle presunte irregolarità avvenute durante le recenti elezioni presidenziali stravinte, manco a dirlo, da al-Sisi.
Secondo quanto riferisce sul suo sito Masr al-Arabia, diversi agenti di sicurezza in borghese sono entrati negli uffici del portale alle 15:30 ordinando ai giornalisti di consegnare i loro computer senza aver effettuato il log out dalle loro mail (i giornalisti si sarebbero però rifiutati di farlo) e arrestando il direttore Sabri.
Al momento sono poche le informazioni su di lui. Secondo quanto ha riferito alla Reuters Mohammed Munir, il caporedattore di Masr al-Arabia, Sabri si troverebbe presso la stazione di polizia di Dokki (al Cairo) con l’accusa di dirigere un portale privo di regolare licenza.
Domenica, in un comunicato, il Consiglio Supremo per la regolazione dei Media, a seguito di un reclamo dell’Autorità nazionale sulle elezioni, aveva già puntato il dito contro Masr al-Arabia per la pubblicazione di “notizie false”. “Il sito web dovrebbe controllare l’autenticità delle notizie o averle dovute commentare” recitava la nota. Il riferimento era al già citato articolo del New York Times secondo cui alcuni elettori avrebbero ricevuto del denaro e altri “incentivi” per presentarsi alle urne.
Il blitz negli uffici di Masr al-Arabia e l’arresto del suo direttore è solo l’ultimo attacco alla libertà di informazione e di parola in Egitto. I numeri parlano da soli: negli ultimi mesi sono stati circa 500 i siti web bloccati dalle autorità locali (sebbene alcuni di questi siano ancora accessibili attraverso alcune piattaforme). Una repressione nota anche fuori dall’Egitto. La scorsa settimana, ad esempio, il Comitato di protezione dei giornalisti, un’associazione di stanza a New York che si propone di difendere la libertà di stampa e i diritti dei reporter in tutto il mondo, aveva detto che “se il governo [egiziano] conducesse davvero elezioni libere e giuste, allora dovrebbe guardare con favore la copertura dei media e non tentare invece di intimidire i giornalisti”. Di parere diverso sono le autorità egiziane che ritengono necessaria la battaglia alle “fake news”. Il pretesto è sempre lo stesso: “la difesa della sicurezza nazionale”.
La caccia alle streghe alle voci contrarie o a chi osa dare commenti non graditi al “Faraone” è apparsa evidente domenica quando il Consiglio Supremo per la regolazione dei media ha multato il quotidiano al-Masri al-Yawm per un titolo dello scorso 27 marzo (“Lo stato ha mobilitato gli elettori nell’ultimo giorno di elezioni”). L’Autorità nazionale per le elezioni (Nea) aveva presentato un reclamo ufficiale sabato contro l’articolo in cui si sostiene come alcuni impiegati pubblici abbiano offerto incentivi ai cittadini nella speranza di portarli alle urne. Al-Masri al-Yawm ha poi ritirato il suo titolo e, a distanza di poche ore dalla sua pubblicazione, lo sostituiva con “Le prime indicazioni di voto mostrano Sisi annientare [il suo sfidante] Moussa”. Non solo: il giornale, in un atto di completa resa, si scusava anche per quel titolo “frainteso” che, nelle intenzioni dei suoi autori ha spiegato, avrebbe voluto avere una connotazione positiva. La retromarcia compiuta da al-Masri al-Yawm potrebbe però non bastare: la procura dovrà decidere se aprire o meno una indagine contro il quotidiano dopo la denuncia presentata dall’avvocato del governo Samir Sabry relativa alla copertura delle elezioni fatta da Masri al-Yawm.
Gli ultimi eventi di cronaca giungono a pochi giorni di distanza dall’ampia (e scontatissima) riconferma di Abdel Fattah al-Sisi alla presidenza dell’Egitto. L’ex generale ha preso il 92% dei consensi, ma appena il 40% degli aventi diritto si è recato alle urne. Nena News