La Camera vota all’unanimità (e al buio) un emendamento che garantisce ai vertici e ai membri dell’intelligence la creazione di nuove compagnie private e l’ingresso in quelle già esistenti. Si allarga così l’oligopolio commerciale ed economico delle forze di sicurezza egiziane, vera fonte di legittimità del regime di al-Sisi

2018, il generale Abbas Kamal giura davanti al presidente al-Sisi come nuovo capo dei servizi segreti egiziani (Press photo/ Egyptian Presidency)
della redazione
Roma, 24 febbraio 2022, Nena News – Non solo l’esercito: l’oligopolio economico delle forze di sicurezza egiziane continua a espandersi. Stavolta a favore dei membri del Gis, il General Intelligence Service. Ieri la Camera dei Rappresentanti ha votato all’unanimità l’emendamento che garantisce loro la possibilità di creare nuove compagnie e di entrare nei consigli di amministrazioni di compagnie esistenti.
Già presenti nel settore dell’energia e di media, ora i vertici del Gis e ai suoi funzionari potranno aprire compagnie o acquistare quote di compagnie esistenti in ogni settore dell’economia egiziana. O entrare nei cda di società nuove o già presenti nel panorama nazionale.
Nessuna obiezione è stata sollevata dai parlamentari che, secondo l’agenzia indipendente Mada Masr, non avevano nemmeno ricevuto l’emendamento. Gli è stato letto in aula dal presidente della commissione alla Difesa, Ahmed al-Awady. E’ stato al-Awady a invitare al voto all’unanimità definendolo il modo per “permettere al Gis di esercitare il proprio ruolo”. Ai giornalisti presenti sarebbe stato vietato di trascrivere il testo dell’emendamento.
Un’altra vittoria per le forze di sicurezza egiziane che sotto la presidenza al-Sisi hanno visto allargare a dismisura il proprio potere extramilitare nella società egiziana, costruendo un vero e proprio impero economico e commerciale, molto più ampio rispetto a quello – già consistente – messo in piedi durante i 3o anni di regime di Hosni Mubarak.
Nel 2015 al-Sisi aveva già emanato una legge che permetteva ai membri dell’intelligence, ai ministri della Difesa e dell’Interno e alle agenzie a loro legate di creare compagnie per trasferimento fondi e sicurezza. Con il nuovo emendamento potranno allungare le mani anche su altri settori economici, oltre a quelli già strategici che potevano controllare, a partire dal settore energetico (un esempio: sono due membri del Gis a sedere nel cda di East Gas, la compagnia che controlla la conduttura Ashkelon-Arish, che trasporta gas da Israele all’Egitto).
Privo di un partito con un’ampia base popolare come fu il National Democratic Party per Mubarak, con cui si garantiva un controllo capillare della società egiziana, Abdel Fattah al-Sisi – ex generale, nato e cresciuto nelle forze armate – ha a disposizione l’esercito come unica fonte di legittimità. Da cui la necessità di garantirsene la fedeltà rendendola unica – o quasi – élite economica e politica dell’Egitto contemporaneo.
Diciannove nuove prigioni, shopping di armi insostenibile per un paese povero come l’Egitto, leggi che allargano il raggio di azione economico delle forze armate e dell’intelligence. Secondo le stime a disposizione, l’esercito controlla ormai un 40% del Pil egiziano, oltre un terzo dell’economia nazionale: compagnie nei settori del turismo, l’edilizia, la sanità, l’agricoltura, che producono di tutto, dai fertilizzanti alla pasta, dalle tv ai frigoriferi, dall’acqua minerale al cemento, e che ottengono appalti multimilionari nel settore delle grandi infrastrutture, rilanciate in pompa magna dal regime di al-Sisi. All’esercito sono stati affidati il’allargamento del Canale di Suez, 9 miliardi di dollari, l’aeroporto di Sohag e il porto di Gurghada, ponti, stadi, ospedali e strade.
Sullo sfondo una legislazione compiacente: non solo tali aziende hanno spesso a disposizione forza lavoro a basso costo, ovvero le reclute e le matricole pagate poche centinaia di dollari al mese, ma anche tasse inferiori che permettono loro di produrre a costi inferiori eliminando la concorrenza privata. Nena News