L’associazione internazionale pubblica un rapporto nel quale denuncia la pratica dell’isolamento dei prigionieri politici: carenza di cibo e acqua, condizioni igieniche terribili e abusi che provocano depressione, insonnia, attacchi di panico
della redazione
Roma, 8 maggio 2018, Nena News – L’isolamento come forma di punizione e di tortura: è il contenuto dell’ultimo rapporto pubblicato da Amnesty International sull’Egitto. Isolarli per piegarne la volontà e per punirli dell’attività politica svolta, vera o presunta.
“Secondo il diritto internazionale, l’isolamento può essere usato come misura disciplinare solo come ultima risorsa, ma le autorità egiziane lo utilizzano come terrificante punizione extra per i prigionieri politici”, spiega Najia Bounaim, direttrice della campagna Amnesty per il Nord Africa. A monte una ricerca sui casi di 36 prigionieri politici, detenuti in isolamento per tempi molto lunghi, attraverso la testimonianza di coloro che sono stati poi rilasciati e dei familiari di chi è ancora dietro le sbarre.
Sei di questi sono tenuti isolati dal 2013, da oltre quattro anni. Si tratta di giornalisti, attivisti, membri di gruppi di opposizione, spesso detenuti senza prove e senza una data di rilascio certa. Picchiati quotidianamente, abusati psicologicamente e tenuti completamente isolati dal resto del mondo, con a disposizione poca acqua e poco cibo e in condizioni igieniche terribili, immersi nelle loro stesse feci. Quattordici le carceri coperte dal rapporto, tra cui la famigerata Scorpion Prison, il carcere di massima sicurezza di Tora.
“Come una tomba”, il commento di un ex prigioniero, Hisham. Le conseguenze sono drammatiche: malattie, insonna, depressione, incapacità di socializzare una volta rilasciati, attacchi di panico, calo della concentrazione e perdita della memoria.
Dopo aver visionato in anteprima il rapporto fornito dall’associazione internazionale una settimana fa, le autorità egiziane hanno inviato la loro risposta: secondo Il Cairo porre un detenuto in una cella da solo non equivale a isolamento. Eppure, ribatte Amnesty, così è: i prigionieri non hanno contatti con altri detenuti per 24 ore al giorno per settimane, in alcuni casi per più di 22.
Un’ulteriore forma di repressione che si aggiunge a quelle praticate sistematicamente dal regime del presidente golpista al-Sisi dal luglio 2013. Tra queste c’è proprio l’incarceramento facile: i prigionieri politici in Egitto sono almeno 60mila, secondo le statistiche e i calcoli delle organizzazioni per i diritti umani, quasi cinque volte tanto la media dell’era Mubarak. Per far fronte a un tale numero di detenuti per ragioni politiche, negli ultimi anni sono state costruite più di dieci nuove carceri. Nena News