Almeno 17 tra deputati e senatori hanno annunciato che non saranno in aula durante il discorso del premier israeliano il prossimo 3 marzo. Obama: “E’ inappropriato perché troppo vicino a elezioni”. E Netanyahu twitta: “Lo faccio per salvare Israele”
della redazione
Roma, 11 febbraio 2015, Nena News - Tutti contro Netanyahu. Non bastava il rifiuto del presidente Usa Barack Obama di incontrare il premier israeliano il prossimo 3 marzo, quando parlerà di pericolo-Iran e sicurezza in Medio Oriente al Congresso degli Stati Uniti. Cresce di ora in ora l’elenco dei deputati democratici che hanno annunciato di voler boicottare il discorso di Netanyahu, invitato dal presidente della Camera dei Rappresentanti John Boehner lo scorso gennaio con una mossa che non è piaciuta affatto alla Casa Bianca. E il premier israeliano, come da copione, giustifica la sua visita come tentativo di “garantire la sopravvivenza della nazione”.
A un mese e mezzo dalle elezioni anticipate per il rinnovo della Knesset, la presenza di Netanyahu a Washington appare come l’ultima fase di una campagna elettorale che si vuole internazionale e che ha visto il suo apice alla “marcia repubblicana” di Parigi organizzata un mese fa dopo gli attacchi terroristici alla redazione del settimanale satirico Charlie Hébdo e al supermercato kosher di Porte de Vincennes. E tale è stata definita dal presidente Usa, che ha fatto sapere di non voler ricevere Netanyahu in quanto sarebbe “inappropriato” per la data “troppo vicina alle elezioni israeliane”.
Come se non bastasse, Obama ha paragonato l’indelicatezza dei vertici israeliani alla sobrietà di altri alleati, come la Germania: “Credo che se lei [Angela Merkel, ndr] oggi fosse stata a due mesi dalle elezioni del suo paese – ha detto Obama durante una conferenza stampa a Washington con la cancelliera tedesca – probabilmente non sarebbe stata invitata alla Casa Bianca e neanche lei lo avrebbe chiesto”. Parole dure che mostrano l’imbarazzo dell’amministrazione Usa per l’iniziativa presa da Boehner, Repubblicano doc che, forte della riconquista del Congresso da parte del suo partito nelle ultime elezioni di mid-term, porta avanti una guerra contro il presidente democratico che si combatte soprattutto sul dossier del nucleare iraniano. Un dossier che Obama ha ammesso lunedì “provoca delle reali divergenze con il premier israeliano”.
Ma il fuoco a raffica nei confronti di Netanyahu e Boehner è arrivato soprattutto dai deputati democratici, indignati con il presidente dell’Assemblea non solo per non aver concordato l’arrivo del premier israeliano con il presidente, ma neanche l’Assemblea stessa. Circa 17 tra senatori e deputati hanno annunciato che saranno assenti il 3 marzo, poco dopo che il vice presidente Joe Biden aveva avvertito che non sarebbe stato presente “perché in viaggio”. Tra loro, alcuni nomi importanti come James Claburn e Raul Grijalva. Il più esplicito è stato però il senatore Patrick Leahy, che ha definito la presenza di Netanayhu una “bravata di cattivo gusto e prepotente”.
“Il modo in cui i leader delle Case [dei Rappresentanti e del Senato, ndr] hanno unilateralmente organizzato questo evento – ha dichiarato Leahy ieri – e il modo in cui l’hanno fortemente politicizzato, ha demolito il valore potenzialmente costruttivo di questa riunione congiunta. Hanno orchestrato una trovata di cattivo gusto e prepotente che ha imbarazzato non solo Israele, ma il Congresso stesso. È una regola non scritta e messa in pratica da decenni – ha aggiunto – che quando si parla di politica estera americana, parliamo e agiamo con cognizione di causa, con una sola voce quando possiamo, con gli interessi nazionali degli Stati Uniti nella nostra più alta considerazione, e con cautela circa le conseguenze non intenzionali di azioni unilaterali come questa”.
Ben calcolata la risposta di Netanyahu a questa ennesima gaffe diplomatica: “Andrò negli Stati Uniti – ha twittato ieri in serata – non perché cerco il confronto con il presidente Obama, ma perché devo parlare per la sopravvivenza del mio Paese”. “L’Iran – ha twittato subito dopo – è un regime apertamente impegnato nella distruzione di Israele”. Non ha nascosto neanche i dissapori con Obama, mascherandoli però come divergenze con l’intero 5+1: “Abbiamo oggi un profondo disaccordo con l’amministrazione USA e il 5+1 sull’offerta fatta all’Iran che minaccia la sopravvivenza di Israele” ha twittato ancora, aggiungendo però in un comunicato il suo apprezzamento profondo per “tutto ciò che egli [Obama, ndr] ha fatto per Israele in molti campi. Allo stesso modo, so che il presidente apprezza la mia principale responsabilità, che è quella di proteggere e difendere la sicurezza di Israele”. Nena News