La stampa araba femminile fa la sua irruzione tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo. Il Cairo si afferma come centro dei diffusione delle pubblicazioni giornalistiche più autorevoli nel settore. Tra le principali pubblicazioni: al-Fatah, Fatat al-Sharq, Al-Jins al-Latif, Layla e Al-Arus
di Cecilia D’Abrosca
Roma, 12 luglio 2018, Nena News – La stampa femminile araba fa la sua irruzione tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo. Le battaglie intraprese dai movimenti femministi d’America e d’Europa, sul tema del suffragio e dei diritti civili e politici, accendono lo spirito delle donne arabe, impegnate in altre “sfide”: contro la poligamia, per il cambiamento delle modalità dei divorzi e sull’educazione. Sorgono diverse riviste letterarie, redatte da donne, che affrontano questioni femminili legate ad aspetti sociali e politici. La presenza, nella capitale d’Egitto, di alcuni dei principali scrittori e scrittrici, trasforma la città nel nucleo fondante della vita intellettuale araba; di lì a poco, il Cairo si afferma come il centro di diffusione delle pubblicazioni giornalistiche e letterarie più autorevoli nell’ambito del panorama femminista.
Il pubblico dei lettori e delle lettrici presenta una composizione disomogenea, poiché la società egiziana di fine ‘800-inizio‘900 è caratterizzata da un tasso elevato di analfabetismo femminile. Questo dato contrasta con il livello d’istruzione delle classi medio-alte e alte, per cui, nella maggioranza dei casi, i lettori sono uomini di orientamento conservatore, che si dilettano a leggere articoli di giornali alle donne. A ciò si aggiunge, una minoranza, altamente istruita, di lettrici, che sviluppa una convinta e diffusa attenzione verso bisogni ed esigenze che segnano la vita delle donne. La decisione di soffermarsi sulle dinamiche e sulle problematiche della condizione femminile, spinge loro a cimentarsi nella pratica giornalistica e nella scrittura letteraria, per veicolare e divulgare idee e concetti del dibattito politico-femminista.
Le prime editrici e autrici di articoli non sono egiziane, ma libanesi o siriane che vivono in Egitto, per godere di una maggiore autonomia, non solo espressiva. Le donne arabe che si avvicinano al giornalismo, presentano un profilo simile: sono in contatto con la civiltà e la cultura europea, hanno la cittadinanza in un Paese d’Europa, o, nascono da genitori che lavorano come giornalisti o traduttori.
Tra i primi giornali arabi femminili, vi è, oltre ad al-Fatah, fondato da Hind Nawfal nel 1892 ad Alessandria d’Egitto, Fatat al-Sharq, il cui significato è “La Giovane Donna dell’Est”, pubblicato al Cairo, dal 1906 al 1926, da Labibah Hashim, scrittrice e giornalista di Beirut, e prima lettrice dell’odierna Università del Cairo. Fatat al-Sharq introduce i lettori e le lettrici alla conoscenza di personalità femminili, dell’Est e dell’Ovest, significative in ambito letterario e sociale. Nei successivi tre decenni nasceranno più di trenta giornali diretti da donne, secondo la ricostruzione di Anchi Hoh e Fawzi Tadros, studiosi del mondo arabo.
Al-Jins al-Latif (“The Fair Gender”), è il giornale che, più di ogni altro, orienta i temi del dibattito femminista. Pubblicato al Cairo, dal 1908 al 1921, dalla libanese Malaka Sa’ad, ha un peso determinante nella questione dell’uguaglianza di genere; esso si occupa, infatti, di dibattere sull’età adeguata, di una donna, per contrarre matrimonio, sull’importanza della formazione e dell’evoluzione psicologica, sulla necessità della presenza delle donne nel mondo delle scienze (alcune studiose ritengono che al-Jins al Latif abbia influenzato il movimento delle donne in Egitto).
Poi vi è Layla, pubblicato dal 1923 al 1925 in Iraq. È il primo giornale iracheno e il motore del movimento femminista nazionale. Sensibile al tema dei diritti e dei successi femminili in campo scientifico, le sue pubblicazioni hanno per oggetto i contenuti delle scienze e i risultati conseguiti nelle varie aree. La fondatrice è Paulina Hassoun, giornalista e scrittrice della Giordania, trasferitasi a Baghdad con la famiglia. Nel 1925 la pubblicazione di Layla viene interrotta per mancanza di risorse economiche.
In Siria, i giornali prominenti sono al-Arus (“The Bride”) e Nur al-Fayha (“Damascus Light”). Entrambi si occupano di questioni nazionali, quali il suffragio, la velatura del capo, l’educazione delle donne, nella prospettiva di costruire un’identità araba. Al-Arus, diviene il manifesto del movimento femminista siriano; il primo giornale, in Siria, a sostenere i diritti delle donne. La fondatrice è Mary Ajamy, una greca cresciuta a Damasco, giornalista ed insegnante, la quale assume molte ragazze siriane che scrivono gli articoli in forma anonima. Mentre, Nur al-Fayha, pur sostenendo le battaglie femministe, è concentrato sull’aspetto dell’indipendenza nazionale, ma dedica un ampio spazio al ruolo pubblico e privato della donna (Zeidan, 1995: 49). Entrambi i giornali saranno pubblicati fino agli anni Venti del Novecento. Nena News