Di nuovo nel mirino delle autorità il quotidiano vicino all’opposizione, accusato di minare l’unità nazionale. Nel 2011 aveva raccontato le proteste di Piazza la Perla e per questo i suoi editori erano finiti in manette
Roma, 8 luglio 2015, Nena News – Giovedì le autorità bahreinite hanno sospeso le pubblicazioni del quotidiano Al Wasat, considerato l’unico organo d’informazione indipendente dell’arcipelago del Golfo. Un giornale vicino all’opposizione, che già nel 2011 aveva dovuto fermare le rotative su ordine delle autorità.
Erano i giorni della primavera bahreinita e il quotidiano aveva informato sulle proteste di piazza della Perla, terminate con l’intervento di un contingente del Consiglio di Cooperazione del Golfo, dominato dall’Arabia Saudita. Conclusa la protesta, il giornale fu sospeso per un breve periodo e alcuni redattori finirono sotto processo.
Questa volta la motivazione ufficiale per la sospensione è che Al Wasat, con i suoi articoli, mina l’unità nazionale e le stesse relazioni del regno dei Khalifa con altri Stati. Inoltre viola la legge, ma non è citata una norma in particolare. Con accuse simili sono finiti in cella attivisti, blogger, giornalisti, leader politici, secondo uno schema repressivo applicato all’indomani della sollevazione popolare che ha minacciato la tenuta al potere della dinastia Al Khalifa, alleata di Riad e di Washington, la cui V flotta stanzia nelle acque dell’arcipelago. Il Bahrein è considerato un bastione occidentale alle mire espansioniste iraniane nella regione.
La sospensione di Al Wasat è arrivata dopo pochi giorni da un avvertimento inviato alla redazione dal ministero dell’Informazione. La linea del titolare del dicastero, Issa bin Abdulrahman Al-Hammadi, è quella della zero tolleranza. E non soltanto nei confronti della stampa nazionale, ma anche di quella estera che sarà invitata, nelle parole del ministro, “a correggere ogni informazione inesatta sul Bahrein”, altrimenti il governo “adirà vie legali”.
La decisione del ministero ha sollevato un coro di critiche tra gli attivisti. Al Wasat è una pubblicazione rispettata nella regione mediorientale, il suo editore, il 53enne Mansoor Al-Jamri, nel 2011 ha vinto l’International Press Freedom Award della Ong Committee to Protect Journalists. Al-Jamri era tra i giornalisti processati nel 2011 e nell’aprile dello stesso anno il co-fondatore Karim Fakhrawy è stato torturato a morte mentre era in custodia.
La sospensione delle pubblicazioni “è un tentativo di silenziare l’unico media indipendente del Paese”, ha detto Hussain Abdulla, di Americans for Democracy and Human Rights in Bahrein, al sito Middle East Eye.
Il Bahrein è al 163esimo posto della classifica sulla libertà di stampa di Reporter senza Frontiere.
Ma chiudere o ostacolare il lavoro dei media indipendenti é solo uno dei modi per cancellare le voci contrarie al sovrano Hamad. Lo sa bene l’opposizione politica rappresentata principalmente da al-Wefaaq il cui leader, Shaykh Salman, é ancora detenuto in carcere con accuse mai provate. Ieri numerosi manifestanti hanno protestato contro il suo imprigionamento per le strade del villaggio di Diraz (nord ovest del Paese a 12 chilometri dalla capitale Manama). Sheykh Salman é stato arrestato lo scorso 28 dicembre perché accusato di voler rovesciare la monarchia in “collaborazione con potenze straniere [Iran, ndr]”. Lo scorso 16 giugno un tribunale locale lo ha condannato a 4 anni di prigione perché ritenuto colpevole di aver insultato il ministro degli interni e di aver istigato i suoi sostenitori ad infrangere la legge.
Nel febbraio 2011 migliaia di bahreniti scesero in piazza per chiedere maggiori aperture democratiche al re Hamad. Ma le loro istanze furono duramente represse da Manama con l’aiuto (marzo 2011) delle forze militari e di polizia del Consiglio di Cooperazione del Golfo persico. In piú di 4 anni di proteste le autorità bahrenite hanno ucciso decine di attivisti e oppositori politici. Centinaia sono poi i “desaparecidos” di cui si sono completamente perse le tracce. Nena News