Il motivo: un articolo sulle proteste in corso in Marocco ritenuto da Manama “offensivo nei confronti di un paese arabo fratello”. La scorsa settimana era stato sciolto il partito socialista Waad
della redazione
Roma, 5 giugno 2017, Nena News – La repressione del re bahranita Hamad bin Isa al-Khalifa non conosce freni. Ieri un nuovo capitolo: le autorità bahrenite hanno sospeso “fino ad ulteriore avviso” il quotidiano al-Wasat, l’unico giornale indipendente del Paese. Il motivo? Un articolo sulle proteste in corso ad al-Hoceima (Marocco) ritenuto da Manama, scrive l’agenzia statale locale Bna, un “insulto ad un paese arabo fratello”. Secondo quanto riferisce Mansour al-Jamri, il direttore di al-Wasat, l’autorità dei media ha fatto sapere che la chiusura è causata da una storia che “colpisce le relazioni del regno del Bahrain con altri stati”. Al-Jamri ha definito la sospensione, “dura e scioccante”. “Noi siamo un quotidiano indipendente, pubblichiamo le storie dando entrambi i punti di vista” si è difeso. La scelta di Manama è stata per al-Jamri una “totale sorpresa” per le modalità con le quali è stata compiuta. Non una “sorpresa” in senso assoluto: dal 2011, anno delle proteste a Piazza della Perla duramente represse dalla monarchia, il quotidiano è stato chiuso 3 volte. L’ultima, seppur brevemente e in rete, lo scorso gennaio.
Lo stesso al-Jarmi è stato uno dei redattori del giornale ad essere stato processato “per aver fabbricato notizie” sei anni fa durante le contestazioni dell’opposizione sciita contro la monarchia sunnita di re Hamad.
La notizia della chiusura di al-Wasat ha suscitato subito le proteste delle organizzazioni dei diritti umani. Brian Dooley, di Human Rights First, ha definito la sospensione del giornale una “mossa dettata dal panico delle autorità [locali] impaurite dai fatti e dalla qualità del giornalismo”. “La decisione di oggi [ieri, ndr] – ha aggiunto – è l’ultimo tentativo compiuto dal Bahrain per impedire che ci sia un’informazione critica su quello che sta accadendo nel Paese”.
L’interruzione delle attività di al-Wasat va letta nel più ampio attacco all’opposizione bahranita decretato dalle autorità locali. La scorsa settimana i giudici della Corte suprema amministrativa hanno sciolto il partito socialista Waad e confiscato i suoi beni accusandolo di “sostegno al terrorismo”. Senza poi dimenticare che l’anno scorso la monarchia aveva messo al bando il principale partito di opposizione, al-Wifaq, e revocato la cittadinanza al religioso Issa Qassim, uno dei massimi esponenti dello sciismo del Bahrain.
Per appartenenza “ad un gruppo terroristico”, inoltre, un tribunale locale ha condannato al carcere il 25 maggio scorso 17 persone accusate di aver tentato di uccidere un pubblico ufficiale e “di essersi addestrati all’uso di armi ed esplosivi”.
Le sentenze giungevano a due giorni di distanza dal blitz della polizia nel villaggio sciita di Diraz (nord ovest della capitale Manama e luogo di residenza di Issa Qassim) durante il quale sono stati uccisi cinque manifestanti e arrestate 286 persone. Secondo il ministro degli interni, l’operazione dei poliziotti aveva come obiettivo quello di “mantenere la sicurezza e l’ordine pubblico in un’area paradiso per fuggitivi e ricercati dalla giustizia”. Nena News