Un procuratore saudita avrebbe condannato alla pena capitale il noto studioso sunnita perché affiliato ad una “organizzazione terroristica” e perché istiga l’opinione pubblica a rovesciare la monarchia
della redazione
Roma, 6 settembre 2018, Nena News – Un procuratore saudita ha condannato martedì alla pena di morte lo studioso e religioso sunnita Salman al-Odah, noto per le sue aperture su alcune questioni sociali controverse. A dare la notizia sono stati suo figlio e alcuni gruppi locali per i diritti umani. Diversa è stata invece la reazione dei media locali che si sono limitati a dire che “una persona affiliata ad una organizzazione terroristica è stata condannata alla pena capitale”. Questa persona, secondo alcuni attivisti sauditi, sarebbe proprio Salman al-Odah che è stato processato segretamente ad agosto dopo essere stato detenuto per un anno senza capi d’accusa. Accuse però che sarebbero state presentate contro di lui martedì: tra queste vi è quella di “guidare una organizzazione terroristica” che esorta il popolo a rovesciare il monarca.
Che si tratti proprio di lui è confermato dal fatto che Odah fa parte dell’Unione internazionale degli studiosi musulmani che l’Arabia Saudita considera una “organizzazione terroristica” che “istiga l’opinione pubblica contro il governante”.
Sebbene non sia stata confermata ufficialmente, la notizia della sua condanna ha già scatenato le prime proteste: sui social è diventato virale l’hashtag “Salman al-Odah non è un terrorista” e migliaia di utenti hanno chiesto il suo rilascio. Proprio su Twitter lo studioso è seguitissimo avendo oltre 14 milioni di follower.
Secondo Yehya Assiri, attivista e direttore dell’organizzazione per i diritti umani al-Qist basata a Londra, Odah non ha mai criticato pubblicamente il principe ereditario bin Salman o il governo saudita. La sua “colpa” sono le sue idee riformiste: Riyadh le vede infatti come una “minaccia allo stato”. “Con tali sentenze – ha spiegato Assiri – le autorità saudite provano a silenziare chiunque o a costringere le persone ad utilizzare mezzi non pacifici per fare opposizione”.
Lo studioso sunnita è stato arrestato il 10 settembre del 2017 insieme ad altre 20 persone all’interno dell’ampia campagna repressiva contro i religiosi moderati iniziata tre mesi dopo che Mohammed bin Salman – un “riformista” e un “modernizzatore” per gran parte della stampa occidentale – è stato scelto come erede al trono del padre re Salman. Nel duro giro di vite iniziato un anno fa sono stati arrestati anche attivisti per i diritti umani e ricchi uomini d’affari locali (alcuni anche imparentati con la famiglia reale).
Prima di essere arrestato, Odah aveva scritto su Twitter: “Possa Dio armonizzare i loro cuori per il bene dei loro popoli”. Un messaggio semplice in cui lo studioso esprimeva il suo desiderio che si potesse giungere ad una riconciliazione tra l’Arabia saudita e il vicino Qatar su cui Riyadh, Manama (Bahrain), Abu Dhabi (Emirati arabi uniti) e il Cairo hanno imposto da oltre un anno un duro embargo. Secondo i quattro paesi arabi, il piccolo emirato sostiene militanti islamisti e destabilizza l’intera regione attraverso i suoi media, a partire dalla nota rete panaraba al-Jazeera.
Se si guarda un precedente caso giudiziario, non c’è molta speranza che Odah possa salvarsi: il carismatico religioso saudita (ma sciita) Nimr al-Nimr è stato infatti giustiziato nel gennaio 2016 dopo essere stato condannato per “terrorismo”. Lo scorso 6 agosto un procuratore locale ha chiesto la pena di morte per l’attivista per i diritti delle donne Israa al-Ghomgham, nota per le sue posizioni a favore della minoranza sciita che in Arabia Saudita è marginalizzata, quando non duramente repressa dalle autorità locali.
Non a caso, secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione saudita europea per i diritti umani, la maggior parte delle 58 persone condannate con la pena capitale nel regno wahhabita è sciita. Il gruppo britannico Reprieve, che da anni si batte contro la pena di morte, sostiene che la percentuale dei detenuti giustiziati è raddoppiata in Arabia Saudita da quando Mohammed bin Salman è stato scelto come principe ereditario nel 2017.
Il “modernizzatore” bin Salman. Lo stesso che, qualche giorno fa, con il suo lungo yacht di 85 metri dotato di piscine, vasche idromassaggio e sala cinema era ormeggiato nei pressi di Castellammare di Stabia (Napoli) diretto verso la Costiera amalfitana e Capri. Nena News