Il progetto Bee the Change promosso dalla Regione Umbria e realizzato da Felcos opera in Cisgiordania, tra Ramallah e Jenin, nell’apicoltura, la piantazione di erbe aromatiche e la distillazione di oli essenziali. I protagonisti sono donne e contadini, due dei pilastri della società palestinese, e la loro cultura tradizionale
della redazione
Roma, 9 marzo 2020, Nena News – A quasi due anni dall’inizio del progetto Bee the Change, i campi di Arrabeh e Yabad si sono colorati di verde e viola, i colori della menta e della lavanda piantate dalle donne di Aowa. L’appezzamento di per sé è una vittoria. Da anni Aowa lavora nella produzione dei saponi e poi degli oli essenziali, ma ora grazie a questa terra potrà coltivare direttamente le erbe aromatiche.
Quelle erbe, una volta pronte, vengono portate nel laboratorio dell’associazione nel campo profughi di Jenin. Lì vengono estratti gli oli essenziali che andranno a dare odore e aroma ai saponi e non solo. A Jenin ci sono anche gli apicoltori che, insieme a quelli di Ramallah, sono parte del progetto Bee the Change, primo passo verso l’inserimento nella rete del commercio equo e solidale.
Una vera e propria rete quella creata in questi due anni tra Italia e Palestina dal progetto Bee the Change. A partire dai promotori e i partner: implementato da Felcos, finanziato dall’Agenzia italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo e dalla Regione Umbria, vede la partecipazione di Anci Umbria, Comune di Foligno, Associazione Produttori Apistici Umbri, Federazione degli Apicoltori del Mediterraneo, la cooperativa Ponte Solidale, Equo Garantito e Altromercato, le cooperative di apicoltori di Ramallah e Jenin e l’associazione di donne palestinesi Aowa. E poi i comuni palestinesi delle aree interessate e il ministero dell’Agricoltura dell’Autorità nazionale palestinese.
Cuore del progetto è la tradizione palestinese. Le sue culture e le sue colture, valorizzate e rese visibili, rafforzate per vincere gli ostacoli che l’occupazione israeliana produce quotidianamente alla libertà di movimento, alla libertà di usare le proprie terre e le proprie ataviche conoscenze ed esperienze, alla libertà di lavorare e vivere del proprio lavoro.
L’obiettivo, a Ramallah come a Jenin, è fornire ad apicoltori e apicoltrici, alle donne di Aowa e alle contadine strumenti concreti di sviluppo socio-economico: “La Palestina continua a convivere con gli effetti di un processo di pace protratto da molti anni e con l’assenza di prospettive di stabilità geopolitica nel breve e medio periodo – spiega Felcos – Le limitazioni conseguenti pesano in particolare sulle attività economiche e sulle relazioni e gli scambi internazionali. In questo contesto, la mancanza di lavoro è il fenomeno più rilevante per gli effetti sociali che produce specialmente su giovani e donne palestinesi. La creazione di nuove opportunità occupazionali in un settore strategico come l’agricoltura potrà quindi contribuire a rafforzare l’autonomia di categorie sociali più vulnerabili e a rendere produttivo l’utilizzo di terreni marginalizzati”.
Tra le attività previste nell’ambito del progetto ci sono la formazione di apicoltori e donne di Aowa per migliorare la qualità di mieli, oli essenziali e saponi naturali; la creazione di due centri di lavorazione e vendita del miele e l’avvio di una nuova coltivazione di erbe aromatiche; il potenziamento del laboratorio di Aowa per l’estrazione degli oli; corsi dedicati a migliorare le capacità imprenditoriali delle associazioni locali.
A raccontare i progressi e i risultati già raggiunti è il sito di Bee the Change, https://www.beethechange.it/, dove troverete video, gallerie fotografiche e articoli che accendono una luce su aree spesso dimenticate, le zone rurali di Ramallah e Jenin. Nena News