L’Arabia Saudita blocca la commissione d’inchiesta, le Nazioni Unite invieranno solo un team di indagine. Croce Rossa: 700mila contagiati, saranno un milione entro l’anno. Impossibile contenere l’epidemia in un paese dove gli aiuti non arrivano e acqua e cibo sono contaminati
della redazione
Roma, 30 settembre 2017, Nena News – Dopo due anni e mezzo di guerra e innumerevoli violazioni dei diritti umani e crimini di guerra, le Nazioni Unite ieri hanno votato per inviare un team di esperti in Yemen per indagare gli abusi e individuare i responsabili.
La risoluzione è stata adottata dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu e, dicono fonti interne, è stata frutto di un accordo di compromesso tra i paesi arabi coinvolti, Arabia Saudita in testa, e gli Stati occidentali.
Secondo quanto provesto dall’accordo, “un gruppo di eminenti esperti internazionali e regionali” porterà avanti un’indagine completa “di tutte le accuse di violazioni e abusi dei diritti umani internazionali”, “stabilirà i fatti e le circostanze intorno alle presunte violazioni e dove possibile identificherà i responsabili”.
Un primo passo ma che non va troppo lontano: la risoluzione prevede un’indagine ma non una commissione formale di inchiesta, aspramente contestata da Riyadh che ha impedito di votare un accordo maggiormente stringente. Per bloccarla, i Saud avrebbero minacciato di tagliare i rapporti economici con i paesi che avessero appoggiato l’idea di una commissione di inchiesta.
La notizia arriva nello stesso giorno in cui il Comitato internazionale della Croce Rossa lancia l’allarme sull’epidemia di colera che sta colpendo lo Yemen dalla fine di aprile: ad oggi i contagiati sono già 700mila, ma entro l’anno si arriverà a un milione di casi. Se l’epidemia era inzialmente circoscritta ai distretti e le regioni settentrionali, ormai è tutto il paese ad essere oggetto del contagio. A monte l’impossibilità cronica di trovare acqua non contaminata, il mancato approvigionamento di risorse idriche e l’obbligo per sopravvivere a bere da pozzi e cisterne.
Ad acqua e cibo contaminati segue il collasso del sistema sanitario: buona parte di cliniche e ospedali è stato distrutto o seriamente danneggiato dai raid aerei sauditi e quelli ancora funzionanti sono quasi privi di strumentazioni e medicinali. Inoltre molti yemeniti vivono in zone rurali, lontano dalle città dove gli ospedali sono ancora aperti: molte delle vittime del colera – al momento ne sono state accertate 2.119 – sono dunque morti senza assistenza sanitaria.
“La situazione è evoluta in un modo assolutamente drammatico – ha detto ieri Alexandre Faite, capo della delegazione della Croce Rossa in Yemen – Penso che siamo vicini alla catastrofe”. Anche a causa del mancato arrivo degli aiuti: il blocco aereo e navale imposto agli albori della guerra, nella primavera 2015, dall’Arabia Saudita impedisce l’invio costante e massiccio di aiuti umanitari, che siano cibo o medicinali, mentre gli scontri continui, la carenza di carburante e l’interruzione delle vie di comunicazione non permette di avere una distribuzione capillare.
Si opera occasionalmente, con cargo autorizzati da Riyadh che partono dalla Giordania o dai paesi del Golfo: una goccia nel mare. Da Karachi, il 7 ottobre, dovrebbero partire 500 tonnellate di riso: si tratta del primo cargo della Croce Rossa autorizzato ad entrare in Yemen da febbraio.
Appelli e allarmi che si ripetono ormai uguali a se stessi senza che si intervenga. La guerra dimenticata e invisibile dello Yemen è nascosta agli occhi delle opinioni pubbliche, sebbene si tratti di uno dei conflitti più brutali di questi ultimi anni. Si muore di fame, di colera, di sete non per una catastrofe naturale ma per mano dell’uomo. Nena News