Continuano le purghe di Erdogan: ieri è stato il turno di 11.500 insegnanti sospesi per (presunti) legami con il Pkk. Il presidente esulta: “la più grande operazione contro di loro”. Arrestato il co-vicepresidente del partito di sinistra filo-curdo (Hdp), Alp Altınörs. Avrebbe dovuto partecipare domani ad un incontro a Napoli con sindaco e attivisti
AGGIORNAMENTO ore 15:45
Una protesta di 200 persone, avvenuta fuori il consiglio direttivo dell’educazione a Diyarbakir (sud-est Turchia), è stata dispersa dalle forze di polizia con lacrimogeni e cannoni ad acqua. 30 gli arresti.
I manifestanti protestavano per la decisione del governo di sospendere più di 10.000 insegnanti sospettati di avere legami con il Pkk.
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della redazione
Roma, 9 settembre 2016, Nena News – La repressione post-golpe del presidente turco Recep Tayyip Erdogan continua imperterrita: ieri 11.500 insegnanti sono stati sospesi per (presunti) legami con il partito curdo dei lavoratori (Pkk), organizzazione terroristica per Ankara.
Incontrando ad Ankara i governatori delle 81 province turche, Erdogan non ha nascosto la sua soddisfazione per la notizia: “il governo sta conducendo la sua più larga operazione della storia contro il Pkk nel sud del Paese – ha detto – la rimozione dei dipendenti pubblici collegati al gruppo [Pkk, ndr] è un elemento chiave della lotta”. Una lotta che potrebbe vedere a breve altre teste cadere: la scorsa domenica, infatti, il premier Binali Yildirim ha detto che sono 14.000 gli insegnanti che saranno sospesi per i loro legami con il Pkk.
Ma le purghe erdoganiane non finiscono qui: le autorità turche hanno commissariato ieri anche le municipalità di Sur (centro storico della “capitale” curda Diyarbakir) e Silvan, nel sud-est del Paese. Il provvedimento è giunto dopo che gli amministratori locali del partito Bdp (ramo locale del filo-curdo Hdp) sono stati rimossi per presunti legami con l’“organizzazione terroristica” del Pkk.
Da quando è ufficialmente finito il processo di pace tra il governo turco e il Pkk nel luglio del 2015, la repressione del governo nei confronti dell’organizzazione curda è stata durissima: oltre 7.000 tra combattenti e civili curdi sono stati uccisi (600 i morti tra i militari e gli agenti di sicurezza turchi), migliaia gli arresti tra i suoi sostenitori e i militanti di sinistra. Ieri il bilancio delle vittime del pugno di ferro turco si è ulteriormente aggravato quando i jet dell’aviazione di Ankara hanno “neutralizzato 29 terroristi” nel sud-est del Paese. (186 le morti dall’inizio del mese).
Ma la repressione governativa colpisce anche alti dirigenti filo-curdi. Ieri sera è stato arrestato Alp Altınörs, il co-vicepresidente del partito di sinistra filo-curdo Hdp. Su Twitter, l’Hdp ha fatto sapere stamane che Altınörs è stato preso in custodia perché “reo” di aver partecipato al funerale del tesoriere del partito ucciso nell’attentato di Ankara del 10 ottobre del 2015. Nell’attacco, rivendicato dallo Stato Islamico, furono uccisi 103 civili: la loro “colpa” fu quella di partecipare a una manifestazione pacifista promossa dai sindacati e dall’Hdp.
L’arresto di Altınörs è stato denunciato anche dai militanti dello “spazio liberato Ex Opg Occupato – Je So’ Pazzo” di Napoli che avevano invitato il dirigente politico turco domani come relatore dell’incontro “Esperienze di potere popolare”. In un post sulla loro pagina Facebook, gli attivisti sottolineano come sia “inquietante la tempistica dell’arresto: domani, infatti, Alp sarebbe dovuto partire con l’aereo da Ankara per venire a Napoli a partecipare al nostro festival come relatore, insieme al sindaco Lugi de Magistris, alla rappresentante NO TAV Nicoletta Dosio, a dirigenti politici greci e a tantissimi altri militanti della sinistra di base in Italia”.
I sospetti per gli attivisti sono tanti: “le modalità dell’arresto, la vaghezza delle accuse, spingono noi e i suoi compagni a pensare che si tratti di un arresto a orologeria: il regime di Erdogan ha voluto impedire che Alp venisse nel nostro paese a incontrare il sindaco della terza città d’Italia, a denunciare pubblicamente cosa è diventata oggi la Turchia e a stimolare il movimento di solidarietà con il popolo curdo e con i turchi oppressi dal regime”. Ma le responsabilità per l’ex Opg Je So’ Pazzo non sono solo turche: “ormai la maschera del regime di Erdogan è caduta. Solo il governo Renzi e i burocrati dell’UE possono continuare a fare affari con questo sporco dittatore”.
Indetta per domani una conferenza stampa per denunciare quanto è accaduto e convocato un presidio sotto la prefettura della città campana alle 15. Nena News
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