I combattenti, sostenuti dalla coalizione sunnita a guida saudita, hanno conquistato ieri la principale base aerea del Paese. Sembra indebolirsi l’alleanza tra i ribelli huthi e gli uomini dell’ex presidente Saleh
di Roberto Prinzi
Roma, 4 agosto 2015, Nena News – L’avanzata delle forze fedeli al presidente in esilio ‘Abd Rabbuh Mansour Hadi sembra ormai inarrestabile. Dopo l’importante vittoria conseguita ad Aden a metà luglio, stamattina le truppe lealiste hanno riconquistato al-Anad, la maggiore base aerea del Paese. In una nota il ministro della difesa ha parlato di vittoria e ha esortato le sue forze e i suoi alleati (la coalizione sunnita a guida saudita) a continuare a combattere “finché l’autorità di Hadi non venga ristabilita in tutto lo Yemen”.
Secondo alcuni commentatori, l’aver rioccupato la base di al-Anad, un complesso di 40 chilometri quadrati che include magazzini e hangar, potrebbe avere importanti conseguenze militari. Prima di tutto aumenterà la difesa di Aden da un possibile ritorno in città dei ribelli huthi zaiditi (corrente dello sciismo).
In secondo luogo la sua conquista potrebbe agevolare l’avanzata verso nord dei lealisti. In particolar modo verso Ta’iz dove gli huthi hanno goduto finora del sostegno delle forze dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh, “nemico” diventato per mero opportunismo un loro alleato in chiave anti Hadi.
La presa della base di al-Anad è sicuramente un successo militare importante che dimostra la “fedeltà” della coalizione a guida saudita nei confronti di Hadi. La Reuters ha rivelato, infatti, che prima che l’assalto iniziasse, le forze lealiste avevano ricevuto nuove armi e blindati da Riyad e Abu Dhabi. In particolar modo quest’ultima avrebbe contribuito in modo significativo nella conquista dell’area militare. Non deve sorprendere allora che, proprio negli Emirati, si trovino attualmente l’ex vice presidente del Paese e il primo ministro Khaled Bahah.
Galvanizzato dai recenti successi, il generale brigadiere Fadel Hasan, comandante delle operazioni militari nell’area, ha dichiarato che nel mirino dei sostenitori di Hadi ci sono ora le province di Lahj e Abyan. Sicuramente a rendere allegro Hasan sarà stata anche la notizia giunta dal Cairo. Ieri il presidente egiziano ‘Abdel Fattah as-Sisi, infatti, ha pubblicato un decreto presidenziale con cui estende il dispiegamento delle forze armate egiziane nella coalizione a guida saudita per altri sei mesi.
Che i ribelli youthi – sostenuti dall’Iran sebbene Teheran lo neghi pubblicamente – siano in una situazione difficile appare evidente non solo sul campo di battaglia, ma anche da un atteggiamento più favorevole al compromesso politico. Il leader dei ribelli, ‘Abdel Malik al-Huthi, ha detto pochi giorni fa che una soluzione diplomatica con le forze governative in esilio è ancora possibile. Sabato notte, in un discorso televisivo sulla rete al-Masira, il capo ribelle ha infatti affermato che il suo gruppo sarebbe favorevole alla mediazione di una terza parte “neutrale” (“araba o internazionale”) pur di raggiungere un accordo con Hadi. Luce verde, quindi, al ritorno al dialogo nonostante il clamoroso fiasco dello scorso giugno sponsorizzato dall’Onu a Ginevra.
Le dichiarazioni remissive del leader huthi sono probabilmente anche il frutto della divisione interna che sempre più sta emergendo tra i suoi uomini e quelli dell’alleato Saleh. Alcune fonti anonime avrebbero rivelato al quotidiano saudita as-Sharq al-Awsat ieri che i dissensi tra i combattenti ribelli e le forze fedeli all’ex presidente yemenita si starebbero inasprendo. Questi ultimi avrebbero accusato i primi di aver deposto le armi lasciando avanzare indisturbati i combattenti pro-Hadi. Gli screzi interni al campo ribelle, se confermati, potrebbero avere ripercussioni politiche molto importanti: il successo degli huthi, infatti, era stato possibile anche grazie al grosso apporto dato dalle forze di Saleh. Quanto rivela as-Sharq al-Awsat riporta al centro del dibattito ciò che da tempo appare evidente: il tentativo da parte della coalizione a guida saudita di minare l’alleanza (di convenienza) tra ribelli huthi e l’ex presidente. Resta da capire ora solo quanto questo sforzo stia avendo successo.
Ma se da un lato sembrerebbe cedere ai sauditi, dall’altro, almeno a parole, l’ex presidente continua ad usare un tono duro contro il loro alleato, Abd Rabbo Hadi. Quest’ultimo – ha dichiarato Saleh – dovrebbe essere processato per tradimento per essersi unito ai raid aerei del blocco sunnita contro gli huthi. Secondo il suo ragionamento, i bombardamenti sauditi sono un errore perché Riyad (un alleato dello Yemen quando era lui a potere) è ora per gli yemeniti un aggressore. “Il fugiasco Hadi ha abbandonato le sue responsabilità che gli erano state conferite ed è ora nemico di tutti gli yemeniti” avrebbe detto l’ex presidente secondo quanto riportato dall’Huffington Post in lingua araba. “Il fugiasco Hadi ha commesso alto tradimento quando ha richiesto l’intervento saudita e internazionale. Dovrebbe essere processato e trasferito alla Corte penale internazionale per i crimini commessi” ha aggiunto senza usare mezzi termini.
Nel valzer diplomatico delle alleanze c’è, però, la tragedia dei civili. Ieri Gibuti ha chiesto alla comunità internazionale di essere aiutata dopo che altre centinaia di rifugiati yemeniti sono giunti nel suo stato. Due imbarcazioni che trasportavano circa 200 yemeniti sono arrivate nel piccolo Paese del Corno d’Africa la scorsa settimana. “Un flusso che non si ferma” li ha definiti così, allarmato, il portavoce presidenziale Naguib Ali Taher. Sono almeno 10.000 gli yemeniti che sono arrivati da marzo a Gibuti secondo i dati forniti dall’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr). Molti di loro sono feriti e gli ospedali del piccolo stato già sovraccarichi non riescono a fornire l’adeguato sostegno sanitario.
Ma al dramma degli yemeniti si aggiunge poi quello delle migliaia di etiopi e di migranti di diversa nazionalità che, invece, fanno il percorso in direzione contraria: arrivano in Yemen imbrogliati da spietati contrabbandieri di uomini che li convincono che la guerra nel Paese sia ormai terminata. Nena News