Approfittando del caos che regna nel Paese, l’organizzazione fondamentalista islamica ha ieri annunciato la conquista di ‘Azzam. La coalizione sunnita, intanto, annuncia la formazione di una commissione d’inchiesta che dovrà indagare sulle azioni compiute dalle sue forze militari. Human Rights Watch attacca i ribelli houthi: “la loro confisca di cibo e materiale sanitario a Ta’ez è crudele”
di Roberto Prinzi
Roma, 2 febbraio 2016, Nena News – Approfittando del caos che regna nel Paese, la filiale yemenita di al-Qa’eda (Aqap) continua ad avanzare indisturbata. Dopo giorni di violenti combattimenti tra Aqap e i separatisti yemeniti del sud, ieri l’organizzazione fondamentalista islamica ha annunciato la conquista della città di ‘Azzam, una cittadina di 50.000 abitanti situata tra Aden e la ricca provincia di gas e petrolio dell’Hadramawt.
Non è la prima vittoria militare ottenuta da al-Qa’eda in Yemen da quando, lo scorso 26 marzo, una coalizione sunnita a guida saudita ha iniziato a combattere i ribelli houthy zaiditi (lo zaidismo è una variante dello sciismo). Già lo scorso anno, infatti, i qaedisti avevano occupato Mukalla (capitale dell’Hadramawt) arrivando a minacciare la stessa Aden, seconda città yemenita nonché sede momentanea del governo riconosciuto internazionalmente del presidente filo-saudita Hadi. Secondo alcuni ufficiali locali, proprio ad Aden Aqap avrebbe una discreta presenza al punto tale da aver allestito alcuni campi di addestramento.
L’avanzata di al-Qa’eda costituisce un’altra prova del fallimento del blocco sunnita nella guerra anti-houthi. Mentre la coalizione guidata da Riyad non riesce a riconquistare le aree controllate dai ribelli zaiditi (la capitale Sana’a è ancora saldamente nelle mani di quest’ultimi), la formazione fondamentalista ha ormai il controllo de facto delle aree a sud-est del Paese (in particolare la regione dell’Hadramawt). La gran libertà di agire che ha ora Aqap, va inoltre sottolineato, non dipende solo dall’opportunismo e dal pragmatismo dei jihadisti abili a cogliere a loro favore i vantaggi della guerra in corso in Yemen tra huthi e coalizione.
In alcuni casi – si pensi ad esempio alla “riconquista” di Aden da parte delle forze di Hadi la scorsa estate – l’allenza sunnita ha avuto quanto meno rapporti ambigui con Aqap (alcuni commentatori locali parlano chiaramente di alleanza) in chiave anti-houthi. Eppure al-Qa’eda in Yemen è da tempo considerata da Washington come la minaccia più pericolosa al mondo ed è responsabile di efferati attacchi contro target statunitensi ed europei (rivendicò l’attacco alla rivista satirica francese Charlie Hebdo nel gennaio 2015).
E mentre al-Qa’eda avanza continuano senza sosta i combattimenti tra la coalizione e i ribelli sciiti. Ieri il blocco sunnita ha annunciato che formerà una commissione indipendente che giudicherà le azioni compiute dalle sue forze militari nella guerra in corso. Più volte, infatti, i raid aerei coordinati da Riyad hanno suscitato forti polemiche perché, ad essere stati presi di mira, sono stati civili e personale sanitario (4 gli attacchi a strutture di Medici senza Frontiere in meno di tre mesi). Il portavoce del blocco sunnita, il Generale Ahmed Asiri, ha riferito alla stampa nazionale saudita che il compito della commissione sarà quelle di esaminare le attività militari nelle aree in cui risiedono i civili. Una nota dell’ambasciata saudita a Washington ha poi spiegato che questo organismo “offrirà conclusioni e raccomandazioni per rispettare la legge umanitaria e internazionale”.
La decisione della coalizione giunge a distanza di pochi giorni da un documento delle Nazioni Unite in cui si afferma la necessità di formare una commissione internazionale che possa indagare sulle presunte violazioni dei diritti umani compiute da tutte la parti del conflitto. Secondo l’Onu, oltre 100 raid compiuti dalla coalizione potrebbero costituire “violazioni della legge internazionale”. Riyad ha fatto sapere che è pronta a offrire la sua “piena cooperazione” all’Onu e alla Croce Rossa e, nel tentativo di ricomporre la frattura con “Medici senza Frontiere”, ha annunciato che proteggererà le strutture della organizzazione.
Se la condotta di Riyad e alleati non è impeccabile, non migliore sembrerebbe essere quella dei ribelli. Domenica la ong Human Rights Watch (Hrw) ha accusato gli houthi di aver confiscato gli aiuti umanitari diretti alla città di Ta’ez. “I ribelli – ha detto Joe Stork, vice direttore per il Medio Oriente e il Nord Africa dell’organizzazione – dovrebbero immediatamente porre fine all’ingiusta confisca dei beni destinati alla popolazione civile e dovrebbero permettere l’accesso [in città] delle agenzie umanitarie”. “Sequestrare proprietà dei civili è illegale, ma appropriarsi del cibo e del materiale sanitario è semplicemente crudele” ha tuonato Stork.
Ta’ez ha visto la sua popolazione diminuire sensibilmente: dai 600.000 abitanti prima dell’inizio della guerra si è passati ai 200.000 attuali. A provocare l’esodo di migliaia di cittadini sono i duri combattimenti in corso in città da mesi e l’assedio di intere aree della città imposto dagli houthi. Da settembre, accusa Hrw, i ribelli sciiti avrebbero confiscato cibo, acqua, gas per cucinare e medicine che i residenti avevano cercato di portare in città. E mentre a Ta’ez le condizioni di vita peggiorano ogni giorno che passa, continua il silenzio assordante e colpevole della comunità internazionale. Nena News
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