Mentre Ankara annuncia la conclusione della campagna contro il Pkk, vengono dichiarati decine di nuovi coprifuoco e raid aerei colpiscono il distretto di Diyarbakir. Il premier Yildirim minaccia: “Puniremo i comuni kurdi”
della redazione
Roma, 22 giugno 2016 – Mentre il neo premier turco Yildirim annunciava la fine delle operazioni contro il Pkk a sud est del paese, aerei da guerra bombardavano il distretto di Diyarbakir e il governatorato di Mus dichiarava il coprifuoco in 10 comunità legate al villaggio di Lacikan.
Una “fine delle operazioni”, insomma, che ricorda da vicino la mission accomplished in Iraq dell’ex presidente statunitense Bush nel 2003 o quella dell’Arabia Saudita in Yemen. Pace a sud est non ce n’è, come non c’è giustizia o ricostruzione. A ricordarlo alla popolazione kurda, a undici mesi dall’inizio della campagna militare turca, sono le bombe che ieri pomeriggio sono piovute su Kilicli e Konuklu, nel distretto di Lice a Diyarbakir. Nelle stesse ore target dei raid era il distretto di Hakkari.
Come riportato dalle agenzie turche l’operazione anti-Pkk non sta volgendo al termine, ma si è intensificata: oltre mille altri soldati sono stati dispiegati, mentre nel solo distretto di Diyarbakir 25 altre comunità sono finite sotto coprifuoco. Ad essere bombardato non è solo il sud est turco, ma anche il nord dell’Iraq dove da quasi un anno gli aerei dell’aviazione militare di Ankara vanno e vengono, uccidono combattenti del Pkk e ne distruggono le postazioni, nel totale silenzio internazionale nei confronti di un atto che è aperta violazione della sovranità irachena.
Per questo le parole di ieri del primo ministro Yildirim suonano più come una minaccia che una soluzione. Il premier, appena nominato dal partito di governo Akp dopo il siluramento del poco obbediente Davutoglu, ha infatti prima annunciato la fine delle operazioni e poi il via alla ricostruzione. Ma è quello che ha detto in mezzo a spaventare: tutti i comuni e i sindaci che hanno ostacolato l’operazione – ovvero i rappresentanti del partito di opposizione di sinistra pro-kurdo Hdp – saranno puniti.
Si sta entrando nella “seconda fase” della campagna anti-Pkk, ha detto Yildirim, che prevede la ricostruzione delle città danneggiate dagli scontri. Città intere, interi quartieri rasi al suolo, edifici pubblici, scuole e ospedali collassati, abitazioni ridotte in macerie che hanno provocato oltre 100mila sfollati e un numero ancora indefinito di morti civili, sicuramente molti di più dei circa 600 finora calcolati.
“Ora le operazioni sono concluse, ci sarà il rinnovamento fisico e sociale – ha detto il premier – Stiamo sostituendo gli edifici distrutti con altri molto più belli. Il lavoro è partito”. Ma soprattutto nel discorso di ieri il primo ministro ha annunciate azioni legali contro i municipi guidati dall’Hdp accusati di aver trasferito risorse dello Stato al Pkk: “Con la fine delle operazioni, ora ci sono altre misure da prendere. È tempo di punire i comuni che sostengono il terrorismo. Avete trasferito denaro per i servizi pubblici ad un’organizzazione terroristica. Non ve lo permetteremo. Il prima possible chiederemo ai governatori locali di pagarne il prezzo”.
Immediata la reazione dell’Hdp che vede nella nuova minaccia l’ennesimo tentativo di distruggerne le basi politiche e democratiche. Dopo la cancellazione dell’immunità parlamentare che apre a decine di processi contro i propri deputati, dopo arresti di sostenitori e sindaci e attacchi contro le proprie sedi, ora si vogliono colpire gli enti locali. “Gli ispettori che stanno conducendo inchieste nei nostri municipi le chiuderanno se hanno una coscienza – ha commentato il co-segretario del partito Demirtas – Stanno investigando da anni e non hanno trovato una singola prova”. “La gente che ha votato per i propri comuni – ha aggiunto – deve battersi per loro a tutti i costi”. Nena News
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