Tel Aviv ha autorizzato nella notte la costruzione di 1.500 nuove unità abitative negli insediamenti illegali dei Territori occupati. La prima risposta al nuovo “esecutivo del terrore” palestinese
della redazione
Roma, 5 giugno 2014, Nena News - Piovono case sul nuovo governo palestinese. La risposta israeliana – non tanto all’esecutivo di unità nazionale guidato da Rami Hamdallah quanto all’accoglienza riservatagli da Usa, Ue e Onu – non si è fatta attendere: circa 1.500 nuove unità abitative verranno costruite tra la Cisgiordania e Gerusalemme est, mentre continua ad aleggiare come uno spettro la minaccia di annessione a Israele dei blocchi di colonie nei Territori occupati.
L’annuncio è stato dato la notte scorsa proprio dal ministro israeliano per la casa Uri Ariel, che ha trionfalmente definito la nuova colata illegale di cemento come la “giusta risposta sionista al nuovo gabinetto palestinese del terrore”. Con una retorica nuova rispetto ai vecchi slogan della “costruzione per la sicurezza” o del “diritto ineluttabile di Israele a espandersi nelle storiche regioni di Giudea e Samaria”, Ariel ha anche spiegato “la necessità e il dovere dello Stato di Israele di costruire in tutto il paese per abbassare il prezzo delle abitazioni”.
Nello specifico, le autorizzazioni sono state rilasciate per 223 nuovi appartamenti a Efrat, 484 a Beitar Ilit, 38 a Givat Binyamin, 76 ad Ariel, 78 ad Alfei Menashe, 155 a Givat Ze’ev e 400 nel quartiere illegale di Ramat Shlomo a Gerusalemme est. La mossa israeliana, come da copione, è destinata a non generare alcuna risposta dalla comunità internazionale che, sebbene avesse timidamente condannato le costruzioni illegali autorizzate durante i nove mesi di colloqui con l’Autorità palestinese – mosse unilaterali che coincidevano con il rilascio di ogni mandata di prigionieri palestinesi – ora che il negoziato è congelato sembra non avere alcun motivo per farlo. Nena News