Il presidente dell’Anp Abu Mazen accetta le dimissioni del primo ministro Hamdallah e si prepara a formare un nuovo esecutivo tra i membri dell’Olp. Escluso il movimento islamista
della redazione
Roma, 30 gennaio 2019, Nena News – Doveva essere il primo ministro di un governo di unità. E invece Rami Hamdallah si è dimesso senza aver mai raggiunto l’obiettivo della riconciliazione tra Hamas e Fatah. Ieri il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha accettato le dimissioni e annunciato un rimpasto di governo. Che segue l’identica linea: ne faranno parte solo i partiti membri dell’Olp, dunque Hamas e Jihadi Islamica sono esclusi.
In un periodo tra i peggiori della storia palestinese, senza appoggi esterni e con un popolo impoverito, con Israele in costante avanzamento, la politica palestinese è incapace di dare risposte. E la tanto ventilata unità nazionale, annunciata infinite volte con accordi tra i due principali partiti Hamas e Fatah si allontana ancora.
Hamdallah lascia dopo cinque anni da premier che si sarebbero dovuti concludere con il ritorno dell’Anp a Gaza, dopo l’ultimo accordo di riconciliazione mai entrato in vigore. Resterà, dicono fonti interne, fino alla formazione del nuovo esecutivo. Da parte sua Abu Mazen promette che il nascente governo avrà il compito di organizzare le elezioni parlamentari, l’altra chimera della politica palestinese: il voto nazionale non si tiene dal 2006, quando vinse Hamas e il risultato fu una guerra fratricida che portò alla separazione politica di Gaza e Cisgiordania.
Abu Mazen giustifica l’esclusione del movimento islamista con “l’intransigenza di Hamas e il rifiuto ad avere a che fare con il governo di riconciliazione nazionale”. Ma non sono pochi quelli che leggono nel rimpasto l’ennesimo tentativo di Fatah di marginalizzare l’avversario.
Critico Hamas che tramite il portavoce Fawzi Barhoum condanna la decisione di formare un governo che non sia unitario, un “governo separatista”. Fatah da parte sua fa sapere di avere già avviato le consultazioni, senza però dare tempistiche. La sola mossa finora compiuta è di due giorni fa: il presidente dell’Anp ha sospeso la riforma delle pensioni che da mesi porta in strada migliaia di persone contrarie alla nuova legge.
Nessuna novità, dunque, all’orizzonte. La frattura interna permane, con l’Anp che prosegue nell’applicazione di misure punitive verso Hamas che però si stanno abbattendo solo sui due milioni di palestinesi di Gaza, già stritolati dall’assedio israeliano. Misure che si aggiungono alla decisione del mese scorso di sciogliere il Consiglio legislativo palestinese, il parlamento palestinese, già di per sé un corpo morto: non si riunisce da anni e molti suoi membri sono rinchiusi nelle prigioni israeliane. Nena News