Decine di persone sono scese in piazza ieri per protestare contro il processo aperto a cinque persone collegate all’attivista Basel al-Araj, ucciso la scorsa settimana dall’esercito dello stato ebraico. Stanotte, intanto, la polizia israeliana ha sparato e ammazzato un palestinese nella Città Vecchia di Gerusalemme. Israele: “Aveva accoltellato due nostri agenti”
della redazione
Roma, 13 marzo 2017, Nena News – E’ stato un pomeriggio carico di tensioni quello vissuto ieri nei Territori occupati palestinesi: scontri violenti sono divampati tra manifestanti e forze di sicurezza dell’Autorità palestinese (Ap) a Ramallah e nei pressi del campo rifugiati di Duheisha (vicino Betlemme).
Qui decine di palestinesi erano scese in piazza nel pomeriggio per protestare contro il processo contro cinque persone collegate all’attivista Basel al-Araj (ucciso la scorsa settimana dall’esercito israeliano) e per denunciare la repressione di una protesta simile avvenuta a Ramallah qualche ora prima. Secondo quanto riferiscono fonti locali e i residenti del campo, le violenze sarebbero scoppiate mentre i manifestanti stavano raggiungendo la stazione di polizia nel vicino villaggio di Artas. L’agenzia di stampa Duheisha al-Hadath riferisce che gli agenti dell’Autorità palestinese hanno sparato proiettili veri, bombe stordenti e gas lacrimogeni verso i manifestanti che rispondevano lanciando contro di loro pietre e molotov.
Non è ancora chiaro quale sia stato il bilancio degli scontri: la Croce rossa palestinese, infatti, non ha rilasciato al momento alcuna dichiarazione. Secondo al-Duheisha al-Hadath, alcuni manifestanti sono rimasti intossicati dall’inalazione dei gas lacrimogeni e avrebbero avuto bisogno delle autoambulanze.
Per comprendere la rabbia del campo di Duheisha bisogna tornare indietro di un anno. Basel al-Araj, Mohammed Harb, Haitham Siyaj, Mohammed al-Salamin, Seif al-Idrissi, Ali Dar al-Sheikh erano stati detenuti (e pare torturati) lo scorso aprile dalle forze di sicurezza dell’Ap che li aveva arrestati per possesso illegale di armi e perché progettavano attacchi contro Israele.
Per protestare contro la loro detenzione, i 6 avevano deciso di iniziare uno sciopero della fame: una mossa rivelatasi vincente dato che sei mesi dopo il loro arresto, a settembre, tutti i capi d’accusa contro di loro cadevano e venivano liberati. Una gioia però breve: 4 di loro (Harb, Siyaj, al-Salamin e al-Idrissi) venivano nuovamente arrestati poco dopo dalle forze di sicurezza scatenando la rabbia dei palestinesi infuriati dall’ennesima dimostrazione dell’effettiva cooperazione sulla sicurezza tra lo stato ebraico e l’Autorità palestinese.
Destino diverso invece per Al-Araj: dopo essere riuscito a darsi alla latitanza per un po’, è stato ucciso alla fine la scorsa settimana nel corso di un blitz vicino a Ramallah delle forze armate israeliane. La sua morte (per i palestinesi si è trattata di una “esecuzione”) ha scatenato molta commozione nei Territori occupati che si è trasformata in rabbia dopo l’annuncio di ieri del tribunale di Ramallah di processare gli altri 5 prigionieri (4 dei quali sono ancora in custodia israeliana).
Una decisione che a molti è apparsa figlia dell’insostenibile complicità dell’apparato politico palestinese con lo stato d’Israele e che è stata prontamente denunciata da decine di persone per le vie di Ramallah. Anche qui, come poi più tardi a Duheishe, la risposta della polizia è stata immediata e dura: undici persone sono rimaste ferite negli scontri con i poliziotti (tra questi anche il padre di al-Araj). A denunciare le violenze degli agenti sono stati anche molti giornalisti a cui sarebbe stato impedito di seguire gli incidenti.
Le forze di sicurezza dell’Ap fanno quadrato e rispediscono le accuse al mittente: Il loro portavoce, Adnan al-Dmeiri, ha dichiarato che a causare gli scontri di ieri sono stati dei “mercenari” e degli “agenti stranieri” e ha definito le proteste “istigazione a basso prezzo”. Un linguaggio che a non pochi attivisti palestinesi avrà ricordato quello dei comunicati dell’esercito israeliano con cui vengono condannate le loro proteste contro l’occupazione.
Ma se la tensione è alta nei Territori occupati, non è molto più calma la situazione a Gerusalemme. La polizia israeliana, tramite la sua portavoce Luba Samri, ha infatti fatto sapere di aver sparato e ucciso stanotte un 26enne palestinese, Mahmoud Matar, che aveva accoltellato (ferendo leggermente) due poliziotti israeliani in Città Vecchia. Diversa la versione dei palestinesi che parlano invece di una “esecuzione” con quattro proiettili avvenuta a distanza ravvicinata.
Dall’ottobre del 2015 circa 240 palestinesi sono stati uccisi dalle forze armate di Tel Aviv in attacchi simili o presunti tali. 41 le vittime israeliane. Nena News