L’attivista sudafricana ha scelto di dedicare gran parte della sua vita alla liberazione del suo popolo. Il suo percorso si configura come una sorta di “linea guida” alla comprensione delle battaglie per i diritti umani nel periodo contemporaneo
di Cecilia D’Abrosca
Roma, 2 ottobre 2017, Nena News – Zondevi Veronica Sobukwe, anziana attivista sudafricana, ha scelto di dedicare gran parte della sua vita alla liberazione del suo popolo. La sua storia personale coincide con quella di altre donne africane e con l’esperienza della diaspora, che assegna loro un ruolo decisivo nell’ambito del progresso umano e dell’emancipazione. Tali premesse, tuttavia, non appaiono sufficienti a conferire un ampio riconoscimento alla passione civile, che emerge, nel caso considerato, unicamente in forma di narrativa popolare, di memoria biografica e di coscienza nazionale.
Mama Sobukwe, nota come “Mother of Azania” (nome attribuito ad una porzione dell’Africa sudorientale), ha combattuto le sue battaglie in nome dei diritti civili e politici dei sudafricani con tenacia e ardore, sebbene la sua scelta di vita “altruistica” sia stata finora poco valorizzata. Nasce nel 1927 a Hlobane, in Natal – antica provincia della Repubblica Sudafricana – sposa nel 1954 Robert Mangaliso Sobukwe, docente, autore e avvocato sudafricano, ricevendo, in linea con la tradizione e i riti di passaggio, il nome nuziale “Nosango”. Robert Mangaliso Sobukwe, un militante, strenuo oppositore, poi imprigionato a Robben Island, è tra i fondatori del Pan-African Congress (PAC), oggi Pan Africanist Congress of Azania.
Il profilo di Zondevi Veronica Sobukwe solleva la questione del recupero della memoria collettiva e della ricostruzione storica nazionale. Mama Sobukwe ha vissuto coltivando il valore della solidarietà – che implica il rispetto dell’altro – dichiarando, in occasione dei 90 anni celebrati da pochi giorni, di sentirsi affaticata, ma di conservare inalterato il valore e il senso del rispetto dei diritti umani.
Durante lo scorso Women’s Months, il Mese delle Donne, al Mofolo Arts Centre, a Soweto, in Sudafrica, le è stato reso un significativo tributo: una conferenza per esaltare aspetti ignorati o dimenticati della sua vita segnata dalla lotta, dalla sofferenza e dal sacrificio. L’evento ha posto le basi per scambi comunicativi ulteriori, collaborazioni e interventi futuri focalizzati sul progresso del continente africano in materia di attivismo femminile, individuando, in Zondevi Veronica Sobukwe, un punto di riferimento.
Il percorso di Mama Sobukwe si configura come una sorta di “linea guida” alla comprensione delle battaglie per i Diritti Umani nel periodo contemporaneo, che punta, tra l’altro, a smontare un’opinione diffusa, secondo la quale, le lotte principali si siano consumate, in prevalenza, nel territorio statunitense, in un periodo storicamente determinato.
Le azioni sociali più “silenziose” sfidano la dimenticanza, cadendo, sempre più spesso, vittime dell’oblio popolare, istituzionale, scientifico e artistico. Sarebbe opportuno, soffermare la propria attenzione su forme di mobilitazione attive nella sfera dell’interesse pubblico, se anche dotate di minore risonanza, piuttosto che concentrarsi unicamente su quelle capaci di coinvolgere intere masse. Mama Sobukwe è colei che ha rifiutato il regime, esponendosi, in prima istanza, attraverso numerose lettere inviate al governo dell’apartheid per domandare il rilascio dei prigionieri e di suo marito.
Sebbene le donne siano promotrici di spinte in avanti all’interno della società, affermandosi come coloro che gettano i semi delle rivoluzioni socio-economiche e politiche; la trattazione delle loro biografie e degli sforzi messi in atto per scatenare il cambiamento, è talvolta oggetto di appiattimento. Mama Sobukwe costituisce l’esempio del silenzio imbarazzante che avvolge l’argomento; lei stessa appare come un’ombra, la cui memoria è sepolta nella segretezza e nell’oscurità.
L’invisibilità della sua figura, ha origine nel contesto sociale e culturale. Ciò che risulta evidente, è la negazione di uno spazio di autonomia che tenga conto dell’operato di Zondani Veronica Sobukwe e del significato che esso riveste nel Paese.
Dal mondo della letteratura e dell’arte, il rammarico più forte è costituito dall’assenza di spazi fisici e virtuali che parlino di lei, e di una “voce” non discontinua che si elevi a testimonianza. Nena News