Nella notte a migliaia hanno celebrato tra slogan religiosi e fuochi d’artificio mentre la polizia israeliana rimuoveva le barriere e altri dispositivi di controllo (per le telecamere smart) installati nel luogo santo tra le proteste dei palestinesi. Le autorità islamiche decideranno se autorizzare le preghiere di nuovo sulla Spianata
AGGIORNAMENTI
ore 20 – CENTO FERITI. AMNESTY: “USO ECCESSIVO E NON NECESSARIO DELLA FORZA CONTRO INERMI”
Sono 96 i palestinesi feriti questo pomeriggio sulla Spianata delle Moschee dalla polizia israeliana. Interviene Amnesty International che accusa Israele di un uso sproporzionato e non necessario della forza contro palestinesi inermi: “Le forze israeliane hanno lanciato granate stordenti, gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro una folla pacifica che stava all’ingresso del compound di al-Aqsa – dice Magdalena Mughrabi, vice direttrice di Amnesty per Medio Oriente e Nord Africa – L’uso non necessario e eccessivo della forza è una violazione dell’obbligo di Israele a tutelare il diritto dei palestinesi all’assemblea pacifica”.
ore 17.40 – NETANYAHU: “PENA DI MORTE PER I TERRORISTI”
Il primo ministro israeliano Netanyahu, in una visita alla famiglia Salomon, che ha perso tre membri (il padre settantenne e due figli di 36 e 40 anni) uccisi da un palestinese entrato di notte nella loro casa nella colonia di Halamish, ha parlato pubblicamente della necessità di comminare la pena di morte ai terroristi.
“E’ tempo di applicare la pena di morte ai terroristi. E’ già previsto nella legge e richiede una decisione unanime della corte. Ma vogliono conoscere la posizione del governo. E la mia in questo caso è che un simile killer sia ucciso. Così non sorriderà mai più”.
ore 17.35 – LA POLIZIA ISRAELIANA HA RIMOSSO LA BANDIERA PALESTINESE POSTA SOPRA UNA DELLE PORTE DELLA SPIANATA
Gli agenti intervenuti dentro la Spianata hanno rimosso la bandiera palestinese che alcuni manifestanti avevano issato su una delle porte intorno ad al Aqsa per festeggiare la vittoria e la rimozione dei metal detector e le telecamere
ore 17.30 – UN FERITO GRAVE SULLA SPIANATA
Sale il numero di feriti palestinesi, almeno 57 di cui uno grave: è stato colpito alla testa da un proiettile di gomma. Feriti anche alcuni agenti israeliani
ore 17 – POLIZIA ISRAELIANA FA IRRUZIONE SULLA SPIANATA
Secondo le prime notizie, la polizia israeliana sta facendo irruzione sulla Spianata delle Moschee: lancio di gas lacrimogeni e granate stordenti sui fedeli che stavano entrando ad al Aqsa. Almeno 46 feriti, secondo la Mezzaluna Rossa nei pressi della porta di Hutta che aveva appena riaperto.
This by the stairs between Dome of the Rock and Qibla/Aqsa mosque pic.twitter.com/bfxww8bItP
— Kaamil Ahmed (@KaamilAhmed) July 27, 2017
ore 10.30 – Il Mufti di Gerusalemme ha annunciato che i fedeli musulmani potranno tornare a pregare alla Spianata delle Moschee. Domani tutte le moschee di Gerusalemme saranno chiuse. Si pregherà solo in quelle di al Aqsa e della Roccia.
ore 9 – Il direttore della moschea di al Aqsa, Omar al Kiswani, ha precisato che le autorità islamiche non hanno ancora autorizzato le preghiere all’interno della moschea dopo la revoca delle misure di controllo israeliane. Una decisione sarà presa in giornata.
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Gerusalemme, 27 luglio 2017, Nena News – Fuochi d’artificio, slogan, canti religiosi. Migliaia di palestinesi, almeno 20mila secondo alcune stime, si sono radunati durante la notte davanti agli ingressi della Spianata della moschee di Gerusalemme, in particolare alla Porta dei Leoni, per pregare e festeggiare la decisione del governo Netanyahu di rimuovere, dopo i metal detector, anche altri dispositivi di controllo installati nel sito religioso in seguito l’attacco armato del 14 luglio (morti due poliziotti e i tre attentatori arabo israeliani). Sono state rimosse anche le strutture che avrebbero dovuto accogliere le telecamere smart di cui Israele aveva annunciato l’impiego. Le autorità religiose islamiche nelle prossime ore decideranno se autorizzare i fedeli a pregare di nuovo sulla Spianata o continuare i boicottaggio osservato nei giorni scorsi
Non sono chiari i motivi dietro questo passo. Qualcuno parla di nuove concessioni fatte alla Giordania, che si proclama “custode” della Spianata, che qualche giorno fa ha lasciato rientrare a casa, su richiesta di Netanyahu, una guardia dell’ambasciata israeliana ad Amman che aveva ucciso due giordani in risposta ad una presunta aggressione (l’accaduto non è stato ancora completamente chiarito e non pochi in Giordania dubitano che le cose siano andate secondo la versione ufficiale).
Altri invece di una decisione presa per evitare un nuovo venerdì di tensione e scontri a Gerusalemme dopo gli appelli a manifestare in massa contro Israele lanciati dai palestinesi e appoggiato anche dal presidente dell’Anp Abu Mazen. In ogni caso la mobilitazione resta in piedi e le manifestazioni annunciate potrebbero svolgersi ugualmente domani.
In casa palestinese ora si parla di vittoria mentre in quella israeliana di debolezza di Netanyahu, attaccato ieri persino da Yisrael HaYom, il quotidiano più vicino al suo governo. Molto determinato invece il primo ministro si mostra nei confronti di al Jazeera di cui intende chiudere la sede a Gerusalemme. Secondo Netanyahu la nota tv satellitare del Qatar avrebbe “incitato alla violenza” durante la crisi sulla Spianata. Accusa respinta dall’emittente che sostiene di aver fatto solo la cronaca degli eventi.
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Nena News vi suggerisce la lettura del reportage da Gerusalemme pubblicato oggi da Il Manifesto
AL AQSA, UNA SOLLEVAZIONE POPOLARE SPONTANEA CONTRO LE POLITICHE DI ISRAELE
di Michele Giorgio
Gerusalemme, 27 luglio 2017 – Talal è un cambiavalute piuttosto noto in via Salad Edin, a Gerusalemme Est. Nel negozietto di pochi metri quadrati entrano turisti di ogni parte del mondo che lui accoglie promettendo il cambio «più onesto del pianeta». Da due settimane Talal non ha tempo e la testa per pensare a dollari, euro e tassi di cambio.
«Il mio posto è qui, assieme a tutti i palestinesi di Gerusalemme, a difesa di al Aqsa», ci dice seduto sulla scalinata che sale verso il cimitero islamico, accanto alla Porta dei Leoni, cuore della protesta palestinese contro le misure introdotte da Israele sulla Spianata delle moschee dopo l’attacco armato del 14 luglio. «Non ci basta la rimozione dei metal detector (annunciata dal governo israeliano due giorni fa, ndr) – aggiunge Talal – tutto deve tornare come prima. Israele ci ha tolto tutto e noi non rinunceremo mai alla Spianata, l’unica cosa che ci resta».
Accanto a noi passa un corteo di donne. Scandiscono «Con il sangue e l’anima di redimeremo al Aqsa». I poliziotti israeliani le costringono, con qualche spinta, ad allontanarsi dalla Porta dei Leoni. Il corteo risponde con slogan ed esortazioni a «resistere». «Le donne sono importanti per questa rivoluzione», dice Maher, seduto alle spalle di Talal, «le donne sono protagoniste, non arretrano davanti alla polizia. E a sera, quando gli uomini si riuniscono qui per le preghiere del tramonto e quella serale, loro portano cibo e acqua per tutti».
Maher parla di «rivoluzione». Forse è esagerato però questa rivolta palestinese è molto significativa. Almeno per chi abita a Gerusalemme Est. Appena due mesi fa il governo Netanyahu celebrava con enfasi la “riunificazione di tutta Gerusalemme sotto la sovranità di Israele” (l’occupazione militare della zona Est avvenuta nel giugno 1967). La popolazione palestinese, circa il 40% degli abitanti, che vive in quartieri spesso poverissimi che assomigliano a ghetti, afferma in questi giorni il rifiuto del controllo israeliano.
Non accadeva da anni una protesta come questa a Gerusalemme Est, spontanea, indipendente dai partiti tradizionali e lontana dall’Anp di Abu Mazen. Anche gli islamisti di Hamas sono tenuti a distanza. «Difendiamo al Quds (Gerusalemme, ndr), invochiamo Allah e rifiutiamo l’intervento di tutti i partiti, anche quelli islamisti» ci spiega Talal. Gli unici “leader” in qualche modo riconosciuti sono i dirigenti del Waqf, l’istituzione islamica che custodisce la Spianata di al Aqsa. Omar al Kiswani in particolare. È diventato un eroe per essersi rifiutato, primo fra tutti, di entrare nell’area che include le moschee con i dispositivi di controllo di Israele. Da quel momento è partita la sollevazione.
Le formazioni politiche palestinesi provano a recitare un ruolo da protagoniste, con risultati modesti. Un appello alla popolazione perché «inasprisca la resistenza» domani, venerdì di preghiera, è stato lanciato da Fatah. Abu Mazen invece ribadisce che la cooperazione di sicurezza con Israele è stata sospesa «per difendere i Luoghi santi». La normalità tornerà, dice, quando sarà ripristinata nella Spianata delle Moschee la situazione che era in vigore prima dell’attacco del 14 luglio, quindi senza le telecamere di sorveglianza “smart” che Israele intende installare nei prossimi mesi.
«L’Anp è sempre più irrilevante per i palestinesi – dice al manifesto l’analista Diana Buttu – I gesti in queste situazioni sono importanti. Abu Mazen ha sospeso la sua visita in Cina troppo tardi, quando qui a Gerusalemme la crisi era già molto pericolosa. I palestinesi l’hanno notato». Buttu sottolinea la marginalità di tutti partiti in questa fare. «La gente di Gerusalemme questa battaglia vuole combatterla da sola, poi si vedrà», conclude Buttu.
Migliaia di poliziotti e soldati saranno mobilitati domani a Gerusalemme e in Cisgiordania. Si annuncia un giorno “caldo” come venerdì scorso. In Israele intanto si fa un primo bilancio della crisi. E se l’obiettivo del governo Netanyahu era, come sostengono i palestinesi, quello di accrescere il controllo di Israele sul luogo santo usando l’attacco del 14 luglio, allora il risultato è negativo.
Secondo un sondaggio della tv Canale 2, il 77% degli israeliani pensa che aver rimosso i metal detector dalla Spianata rappresenti una sconfitta per il primo ministro, nonostante l’accordo con la Giordania per il rientro dei diplomatici bloccati ad Amman dopo una sparatoria nell’ambasciata israeliana su cui i media arabi esprimono forti dubbi. Si accede inoltre lo scontro con il leader turco Erdogan che, cavalcando l’onda della protesta palestinese, lancia accuse pesanti a Israele. I coloni israeliani sono tra i più delusi. E per ritorsione hanno occupato un edificio palestinese a Hebron dal quale erano stati evacuati nel 2012.
Michele Giorgio è su Twitter: @michelegiorgio2