Ieri almeno altre 26 morti, tra cui quattro donne e sette bambini, in un bombardamento della Coalizione anti-Isis nella provincia di Hasaka. Lo Stato Islamico continua a occupare un terzo di Siria e Iraq, nel 2015 raddoppiato il numero dei mercenari reclutati dal cosiddetto Califfato
della redazione
Roma, 8 dicembre 2015, Nena News - La Coalizione internazionale anti-Isis continua a sbagliare mira. Dopo i quattro soldati siriani uccisi l’altro ieri in un raid, forse statunitense, su un campo di addestramento dell’esercito governativo vicino Deir el-Zor, città nell’est della Siria controllata dall’Isis, ieri 26 civili sarebbero rimasti uccisi in un altro bombardamento della Coalizione sul villaggio di al-Khan, nella provincia nordorientale di Hasaka. A dare la notizia è stato l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, spiegando che lo Stato Islamico sarebbe presente solo intorno al villaggio, e a questo si deve l’alto numero di civili falciati dall’esplosione nel centro abitato.
Rami Abdel Rahman, direttore del Centro, ha inoltre dichiarato che il numero delle vittime – tra loro già quattro donne e sette bambini – potrebbe aumentare nelle prossime ore, dal momento che 17 persone risultano ancora scomparse dopo l’impatto e che si continuano a tirare fuori i corpi dalle macerie.
Nuovi morti che si aggiungono alle centinaia di vittime civili denunciate più o meno ininterrottamente nell’ultimo anno tra Siria e Iraq, falciate dai bombardamenti che dovrebbero prendere di mira solo le postazioni dello Stato islamico in quella campagna che, come riporta il portale Middle East Eye, il generale Usa Charles Brown ha descritto come “la più precisa nella storia della guerra”.
Invece sono molti, anzi troppi gli errori di calcolo che gravano sui servizi di intelligence, preposti all’individuazione dei reali obiettivi della missione. Se qualche tempo fa il portavoce del Comando generale Usa aveva assicurato che “la coalizione spende molto tempo per individuare i target, assicurare la massima efficacia e minimizzare le potenziali vittime civili”, i report degli ultimi mesi parlano chiaro: con l’intensificazione dei bombardamenti le vittime civili sono in continuo aumento, a fronte di una mancanza di informazioni adeguate sul terreno, dove i membri della coalizione non hanno alcun controllo.
La situazione sul campo, inoltre, lascia intendere che i raid della coalizione siano ancora ben lontani dal produrre i risultati sperati: l’Isis continua a occupare ampie porzioni del versante nordorientale della Siria e di quello occidentale dell’Iraq, nonostante le ultime vittorie ottenute dai peshmerga abbiano inflitto un duro colpo alla macchina bellica del cosiddetto Califfato con la ripresa di Sinjar e l’interruzione di una delle linee di rifornimento che corrono tra Raqqa e Mosul.
Così come i bombardamenti occidentali hanno avuto poco impatto sull’avanzata dell’Isis, anche gli sforzi per contrastare l’afflusso di combattenti stranieri tra le fila dei jihadsti sembrano aver fallito finora: lo rivela un rapporto pubblicato oggi dal think-tank Soufan Group e diffuso dal portale Politico. Secondo lo studio, il numero di foreign fighters in Siria e in Iraq sarebbe raddoppiato nel 2015, a fronte di un ritorno di circa il 20-30 per cento dei combattenti ai propri paesi di origine.
Basato sulle stime ufficiali del governo americano, sui dati delle Nazioni Unite e sugli studi di ricercatori e docenti universitari, il rapporto ha evidenziato che tra i 27 mila e i 31 mila combattenti stranieri provenienti da 86 paesi si sono recati in Iraq e in Siria quest’anno, contro i circa 12 mila del 2014. La maggior parte delle reclute proviene dalla Tunisia, dall’Arabia Saudita e dalla Russia. Circa 5 mila mercenari sono giunti dai paesi europei mentre 4.700 sono originari delle ex repubbliche sovietiche.
“Lo Stato islamico – conclude il documento – ha ottenuto un successo al di là dei sogni di altri gruppi terroristici che ora appaiono convenzionali e anche di vecchio stile, come Al-Qaeda. E gli sforzi per far fronte al flusso di combattenti in Medio Oriente sembrano aver avuto solo un lieve impatto”. Nena News
Ma basta con le notizie dell’Osservatorio Inglese per i Diritti dei Terroristi!