Attentati dell’Isis a Tartus, Hasakah, Damasco e Homs, mentre al G20 Usa e Russia non trovano alcun accordo di tregua. Ad Aleppo il governo stringe un nuovo assedio
della redazione
Roma, 5 settembre 2016, Nena News – In Cina sulla Siria è un nulla di fatto. Il G20 era stato presentato come la migliore occasione per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco nel paese sconvolto da cinque anni di guerra, da mesi preda di nuove gravissime escalation. Il presidente Usa Obama e il russo Putin si sono incontrati per un’ora e mezza, hanno discusso ma di nuovo sono ripartiti senza tregua. Solo altre promesse: Russia e Stati Uniti sono concorti nell’intensificare il dialogo per giungere ad un accordo, sebbene – dicono fonti interne – permangano delle differenze.
Gli Usa gettano la responsabilità sui russi, accusandoli di rimangiarsi la parola su questioni che parevano ormai definiti. Da parte sua Washington vede collassare la propria strategia militare e diplomatica in Siria, con il principale alleato, la Turchia, che si muove unilateralmente invadendo il paese e colpendo le Ypg, a cui la Casa Bianca dà da tempo sostegno militare.
In Siria, nel frattempo, si continua a morire. Questa mattina una serie di attentati ha colpito le zone controllate dal governo uccidendo – è il bilancio attuale – almeno 43 persone. Secondo l’agenzia stampa di Stato Sana, sono state colpite la città costiera di Tartus, quella centrale di Homs, sobborghi di Damasco e la città nord-orientale di Hasakah, controllata sia dal governo che dalle Ypg kurde.
A Tartus (dove i russi hanno una base militare) hanno colpito due bombe: un’auto è saltata in aria sul ponte Arzoneh e un kamikaze si è poi fatto esplodere all’arrivo dei soccorsi, 30 morti. Ad Homs un’autobomba è esplosa ad un checkpoint militare, in un quartiere a maggioranza alawita, la fede del presidente Assad, uccidendo due soldati. Ad Hasakah una motocicletta è saltata in aria ammazzando altre otto persone. Infine un attacco nel quartiere Sabbourah nella capitale ha ucciso tre civili.
Pochi minuti fa lo Stato Islamico ha rivendicato gli attacchi. L’ultimo attentato targato Isis a Tartus uccise oltre 160 persone.
Si combatte anche ad Aleppo, negli ultimi mesi etichettata come la città della battaglia finale, quella che deciderà la guerra. Dopo settimane di assedio da parte governativa e la successiva rottura da parte delle opposizioni, per lo più islamiste, la Turchia sabato ha inviato una ventina di carri armati a soli 50 km a nord di Aleppo.
E ieri il governo ha di nuovo stretto l’assedio sulla città, rioccupando l’accademia militare a sud che aveva permesso alle opposizioni di aprire una via di rifornimento di armi e uomini dentro la città e i quartieri orientali, in mano ai gruppi armati “ribelli”. Nena News
5 settembre 2016. Una regola del messaggio del tre maggio diceva che non potevo parlare di questi messaggi, ai miei familiari. In un momento di crisi, ne ho parlato ai miei genitori, che ne hanno letti certuni. Questo mi è stato permesso dal Grande, e per questo motivo sto soffrendo. Loro al momento, pensano che sono io a scriverli. Quando mi sarà data fiducia da delle persone, o militari, o insieme, mi crederanno. La giusta sosta di addestramento sarà sopra le nostre navi, nel mare di Cipro sud.
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