La guerra civile siriana è stata segnata ieri da una ulteriore sanguinosa escalation passata quasi del tutto inosservata.
Roma, 6 febbraio 2015, Nena News – Mentre l’attenzione internazionale resta concentrata sulla Giordania che ha lanciato all’attacco decine di suoi aerei contro presunte postazioni dell’Isis (decine i morti) in risposta all’esecuzione del pilota Muaz al Kassasbeh, la guerra civile siriana è stata segnata ieri da una ulteriore sanguinosa escalation passata quasi del tutto inosservata.
Ieri la formazione jihadista Jeish all’Islam, alleata dell’Esercito libero siriano (la milizia dell’opposizione finanziata e armata dai Paesi occidentali e dalle monarchie arabe) ha bombardato con 120 fra colpi di mortaio e razzi la capitale Damasco uccidendo almeno 10 civili, tra le quali un bambino, e facendo un numero imprecisato di feriti. Colpi di mortaio e razzi sarebbero stati indirizzati anche verso l’ambasciata russa che però non è stata colpita. Il leader di Jeish al Islam, Zahran Alloush, aveva in precedenza annunciato su Twitter il bombardamento della capitale, aggiungendo che continuerà nei prossimi giorni. Il gruppo armato aveva già colpito Damasco lo scorso 25 gennaio prendendo di mira il quartiere residenziale di Midan (almeno 7 civili uccisi).
La risposta dell’aviazione siriana non si è fatta attendere ed è stata devastante. Quaranta, forse 50 persone – tra cui 12 ragazzi secondo fonti locali – sono rimaste uccise in decine di raid aerei su Duma, Arbin, Kafar Batna ed Ein Terma, sobborghi a est della capitale, situati nella regione di Ghouta dove i gruppi islamisti e jihadisti che combattono contro le autorità centrali hanno stabilito da tempo alcune delle loro roccaforti. Verso quella zona l’esercito governativo avrebbe lanciato due giorni fa un’offensiva che, stando a testimoni, sarebbe stata respinta dalle formazioni islamiste. Sempre secondo fonti locali i bombardamenti aerei governativi su Ghouta si sarebbero fatti intensi da diverse settimane a questa parte e avrebbero provocato decine di morti.
Ieri inoltre sono divampati combattimenti tra governativi e “ribelli” nelle strade di Jobar, un centro abitato sempre nei pressi di Damasco.Nena News
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