L’ambasciatore palestinese al Palazzo di Vetro ha spiegato che il testo è aperto ad ulteriori modifiche, non è stato richiesto un voto immediato e ha lasciato capire che “è gradito” l’intervento diretto di Washington nella discussione.
AGGIORNAMENTO ORE 12.15
Oltre 50% degli israeliani non vorrebbe piu’ Benyamin Netanyahu come premier ma in assenza di rivali credibili appare l’unico in grado di guidare un governo dopo il voto di marzo. Lo rivela un sondaggio pubblicato dal quotidiano Haaretz. Il 34% mette Netanyahu al primo posto rispetto agli altri contendenti tra cui il laburista Isaac Herzog (17%). Nel sondaggio, il Likud del premier e l’alleanza tra i laburisti e Hatnua di Tizpi Livni sarebbero in parità: 21 seggi ognuno.
AGGIORNAMENTO ORE 11.15
Una ”mossa aggressiva”. Con queste parole il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman ha definito la risoluzione presentata dai palestinesi nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. ”Abu Mazen – ha detto Lieberman – guida un’operazione il cui obiettivo è la censura di Israele. Ma non ci saranno benefici per i palestinesi”
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della redazione
Gerusalemme, 18 dicembre 2014, Nena News – La bozza di risoluzione palestinese è stata presentata ieri sera dalla Giordania al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, intanto il lavoro diplomatico prosegue a ritmo serrato per evitare il veto degli Stati Uniti. Riad Mansour, l’ambasciatore palestinese al Palazzo di Vetro, ha spiegato che il testo è aperto ad ulteriori modifiche, non è stato richiesto un voto immediato e ha lasciato capire che “è gradito” l’intervento diretto di Washington nella discussione.
La bozza prevede il ritiro in più fasi entro la fine del 2017 di Israele dai Territori occupati in modo ad aprire la strada alla creazione di uno Stato indipendente in Cisgiordania e Gaza con capitale Gerusalemme Est. I palestinesi si dichiarano inoltre pronti a prendere parte ad una conferenza internazionale per risolvere il conflitto con Israele.
Il testo, più morbido rispetto alla versione circolata nei giorni scorsi (che parlava di ritiro israeliano entro il 2016), difficilmente riuscirà a persuadere gli Stati Uniti. Washington, alleata di ferro di Tel Aviv, continua ad insistere sul negoziato bilaterale israelo-palestinese come soluzione del conflitto. Allo stesso tempo l’Amministrazione Obama vuole evitare l’uso del veto per bloccare una risoluzione che prevede la nascita di quello Stato di Palestina che pur esistendo solo sulla carta continua a ricevere riconoscimenti simbolici dai parlamenti degli alleati occidentali. L’ultimo, sebbene frutto di molti compromessi, è giunto dall’Europarlamento ed e’ abbastanza simile al testo della bozza di risoluzione sullo Stato di Palestina fatto circolare alle Nazioni Unite dalla Francia.
Ad un certo punto ieri si era anche detto che i palestinesi si erano decisi, pur di superare l’opposizione americana, ad adottare l’iniziativa francese. In essa si afferma come “entro 24 mesi dall’adozione della risoluzione deve essere trovata una soluzione pacifica, giusta e duratura che soddisfi la visione di due Stati indipendenti e democratici”. Si tratta di un testo con un linguaggio molto più morbido rispetto a quello utilizzato dal bozza giordano-palestinese, in cui si chiede espressamente il ritiro delle truppe israeliane. Una bozza di risoluzione quella francese che i leader palestinesi hanno poi deciso di scartare alla luce delle aspettative della popolazione sotto occupazione israeliana.
Un segnale negativo per le aspirazioni palestinesi è peraltro giunto proprio dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, noto per la sua vicinannza agli Stati Uniti che da un lato ha detto di accogliere con favore le attività in corso tra i Quindici e dall’altro ha precisato che “il Consiglio di Sicurezza può agire, ma l’ultima parola spetta ai leader delle due parti”. “Ho personalmente incontrato i leader di Israele e Palestina, e ribadisco fortemente ancora una volta che le parti devono sedersi al tavolo delle trattative e trovare un accordo basato sulla soluzione dei due Stati”, ha detto il segretario generale dell’Onu, schierandosi di fatto a favore del negoziato bilaterale che prosegue vanamente da piu’ di venti anni e non di un ruolo dell’organizzazione che rappresenta. Nena News