Nonostante le contrarietà internazionali, il premier israeliano ha ribadito ieri che tra le priorità del suo governo c’è l’annessione della Valle del Giordano e delle colonie. Buone notizie, intanto, sul fronte Coronavirus: l’Autorità palestinese ha ieri annunciato l’allentamento delle misure restrittive
della redazione
Roma, 26 maggio 2020, Nena News – Israele non perderà “l’opportunità storica” di estendere la sua sovranità in Cisgiordania. A ribadirlo è stato ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha sottolineato come le annessioni della Valle del Giordano e delle colonie ebraiche saranno una delle priorità del suo nuovo governo. Che l’esecutivo israeliano d’unità nazionale, più che governo di emergenza nato per lottare contro il Coronavirus, fosse un “governo di annessione” era chiaro a tutti. Ma è stato ancora più evidente ieri quando il premier, incontrando i parlamentari del suo partito di destra (Likud), ha detto che “forse [l’annessione] è per molti aspetti il punto più importante” del programma dell’esecutivo che lui e il suo ex rivale Gantz hanno messo in piedi lo scorso 17 maggio. “Abbiamo un’opportunità storica che non è mai esistita sin dal 1948: applicare giudiziosamente la sovranità in Giudea e Samaria (i termini biblici per Cisgiordania, ndr) – ha detto il primo ministro– E’ una grande opportunità e non ce la faremo scappare”. Non ha tutti i torti Bibi: l’amministrazione statunitense di Donald Trump è la più filo-israeliana che sia mai esistita e perciò bisogna approfittarne.
Del resto, se il premier pensa di annettere a luglio la Cisgiordania è anche perché glielo consente il “Piano del Secolo” che Trump ha presentato alla Casa Bianca a fine gennaio. L’unica cosa a dividere Tel Aviv e Washington al momento è la tempistica: il segretario di Stato Mike Pompeo ha detto recentemente che la questione delle annessioni è complessa e che dovrà avvenire in accordo con l’amministrazione statunitense. Washington prova a guadagnare un po’ di tempo mentre Tel Aviv vuole chiudere la pratica a luglio: i timori di una non conferma di Trump alle presidenziali di novembre non sono poche. Non va trascurata, inoltre, la tempistica delle dichiarazioni di ieri del premier: domenica Netanyahu era stato costretto a presentarsi in tribunale a Gerusalemme per l’inizio del processo che lo vede accusato per frode, corruzione e abuso di fiducia. Parlare di annessioni è per Bibi anche un modo per deviare dall’attenzione pubblica sulle sue vicende personali.
Annettere ad Israele parti consistenti della Cisgiordania non trova d’accordo la comunità internazionale, a partire dagli europei che hanno ribadito la scorsa settimana il loro dissenso ad una iniziativa israeliana del genere. Dura è stata la reazione dell’Autorità palestinese che ha annunciato la fine degli accordi di Oslo e la cooperazione alla sicurezza con Tel Aviv. Ramallah ha provato a dare concretezza ai suoi annunci: la scorsa settimana unità della sicurezza palestinese si sono infatti ritirate da Azzariyah, Abu Dis, Biddu e Beit Iksa, quattro sobborghi di Gerusalemme Est – “Zona B” a controllo misto secondo gli Accordi di Oslo – in cui erano entrate di recente e su autorizzazione israeliana per far rispettare le misure di contenimento del coronavirus. Tra le recenti prese di posizione dell’Autorità palestinese, vanno ricordate anche la comunicazione alla Cia dell’interruzione del coordinamento di sicurezza con Israele e il rifiuto degli aiuti inviati dagli Emirati ai palestinesi in coordinamento solo con Tel Aviv.
Di tutt’altro avviso sono state invece le comunicazioni di ieri dell’Autorità palestinese: il premier Shtayyeh ha infatti annunciato l’allentamento delle misure restrittive messe in atto in Cisgiordania per fronteggiare la diffusione del Coronavirus. Dopo due mesi di chiusure, moschee, chiese e negozi potranno riaprire. “Il graduale ritorno alla vita normale è preso (da noi) con molta attenzione”, ha assicurato Shtayyeh che ha ricordato come le misure di distanziamento sociale resteranno in vigore e che, qualora dovessero ritornare ad aumentare i contagi, saranno nuovamente ripristinate le chiusure. Al momento le autorità di Ramallah hanno documentato 423 casi di Covid-19 in Cisgiordania (2 le vittime). Sono invece 54 i casi di Coronavirus registrati nella Striscia di Gaza controllata dal movimento islamico Hamas (una vittima). Le aperture di oggi coincidono con l’ultimo giorno delle vacanze dell’Eid al-Fitr che rappresenta la fine del mese di Ramadan. I ministeri del governo e gli uffici apriranno invece domani così come saranno rimossi i checkpoint che limitano il traffico tra le città cisgiordane. Nena News