Fonti di sicurezza parlano di tre miliziani uccisi (due le vittime tra i soldati di Beirut). La tensione resta alta nella parte orientale del Paese dove nella zona di ‘Arsal sono molto attivi i qa’edisti di an-Nusra e lo “Stato Islamico” di al-Baghdadi. Intanto Tel Aviv alza la voce: “nessun attacco sarà consentito al nostro confine settentrionale”.
della redazione
Roma, 23 gennaio 2014, Nena News – Ancora tensione al confine tra Libano e Siria. Secondo quanto ha riferito una fonte di sicurezza libanese all’Agenzia Reuters, stamane sarebbero stati uccisi tre uomini armati negli scontri con i militari di Beirut.
Secondo una prima ricostruzione, alle 8:15 alcuni combattenti avrebbero lanciato un attacco contro una postazione dell’esercito fuori il villaggio di Ra’as Ba’albek nella parte orientale del Paese. I soldati avrebbero prontamente risposto con colpi di artiglieria. Negli scontri sarebbero rimasti uccisi anche due militari mentre sette sarebbero i feriti.
L’agenzia di stampa nazionale (NNA) riferisce che l’esercito libanese ha ripreso controllo di Tallet al-Hamra dopo duri combattimenti con “armi pesanti”. Gli attacchi – secondo la NNA – avrebbero causato “un numero di morti e feriti tra i terroristi”.
L’esercito ha confermato l’attacco di “un gruppo terroristico”, ma non ha fornito dettagli né sul numero dei morti, né ha precisato chi fossero i gruppi di combattenti. E’ probabile che gli aggressori siano i qa’edisti di an-Nusra o i miliziani dell’Isis (Stato islamico Iraq e Levante) che di recente hanno spesso attaccato in questa area i militari di Beirut. Ra’as Ba’albek è vicino ad ‘Ersal dove i due gruppi jihadisti hanno ucciso ad agosto 16 soldati libanesi ferendone 85. Una tregua provvisoria dei combattimenti fu raggiunta grazie alla mediazione di alcuni uomini religiosi locali.
Durante gli scontri di ‘Ersal almeno 29 persone (tra militari e poliziotti) sono state rapite dai fondamentalisti islamici. Finora 4 di loro sono stati giustiziati mentre 8 sono stati rilasciati. Gli scontri si sono poi rinnovati per alcuni giorni ad ottobre nella città di Tripoli (nel nord del Libano). A perdere la vita in quell’occasione furono 42 persone (di cui 11 soldati e 8 civili).
Lo scorso 10 gennaio, poi, un doppio attentato suicida ha colpito una popolare caffetteria nel quartiere di Jabel Mohsen di Tripoli (dove risiedono i sostenitori del presidente siriano Bashar al-Asad). I morti sono stati 9 e l’attentato è stato subito rivendicato dal Fronte an-Nusra. In seguito all’attacco suicida, le forze armate libanesi (LAF) hanno aumentato le misure di sicurezza in città.
Stanotte, inoltre, ad ‘Arsal sarebbe scoppiato un breve scontro – subito ricomposto – anche all’interno dei gruppi di miliziani. I combattimenti avrebbe visto contrapposti gli uomini dell’Isis ai ribelli della Liwa’a al-Tawhiid, gruppo armato siriano formato inizialmente per coordinare la battaglia di Aleppo.
Ad aumentare il clima di tensione ci pensa anche Israele. Stamane Tel Aviv ha avvisato Libano e Siria che non permetterà attacchi presso il suo confine settentrionale per vendicare le uccisioni dell’ufficiale iraniano e di otto combattenti di domenica scorsa. “Israele considererà i governi, i regimi e le organizzazioni al di là del suo confine settentrionale responsabili per ciò che succederà sui loro territori” ha detto il ministro della difesa Moshe Yaalon. “Israele – ha aggiunto – chiederà un prezzo per ogni danno inflitto alla sovranità israeliana, ai suoi civili e ai soldati”. Che le possibilità di una “risposta” da parte di Hezbollah o di iraniani al raid di domenica siano considerate probabili nello stato ebraico lo prova il dispiegamento di mezzi e soldati al suo confine settentrionale. Nena News