Il quartiere Borj Hammoud a Beirut, nato dopo il genocidio compiuto dalla Turchia un secolo fa, ospita oggi 35mila siriani che qui trovano opportunità di lavoro e solidarietà
testo e foto di Valentino Armando Casalicchio
Beirut, 8 aprile 2016, Nena News – Borj Hammoud fu fondato nel 1915 dai sopravvissuti del genocidio armeno. Gli armeni che raggiunsero Beirut dopo il collasso dell’Impero Ottomano ottennero il diritto di costruire accampamenti e baracche nella periferia est del fiume Beirut. Molti degli edifici costruiti a quel tempo sono presenti ancora oggi.
Il “padre fondatore” del quartiere, successivamente diventato comune indipendente, fu Paul Ariss, padre della Chiesa Cattolico-Armena, al quale è stata dedicata la via principale di Borj Hammoud. Sin dai primi anni di nascita del quartiere, Borj Hammoud fu testimone della rivalità fra due partiti politici armeni: la Federazione Rivoluzionaria Armena e il Partito Social Democratico Hunchkian, i quali si contesero a lungo il controllo della zona, specialmente durante la crisi libanese del 1958.
Durante la guerra civile libanese, Borj Hammoud soddisfò il bisogno della comunità armena di restare unita e compatta, attirando tutti gli armeni residenti al di fuori del quartiere. Molti giovani presero le armi per difendere la zona dagli attacchi condotti dalle forze nemiche, nonostante la comunità si definì neutrale per tutto il conflitto. Le milizie maronite libanesi misero sotto forte pressione Borj Hammoud, attaccandolo spesso durante i 15 anni di guerra civile.
Il conflitto Israele-Libano rese Borj Hammoud celebre per la sua accoglienza di rifugiati, aprendo chiese e scuole a tutte le persone che erano rimaste senza tetto. Dopo il conflitto la Turchia propose all’Onu di inviare truppe in supporto alla missione Unifil (United Nation Interim Force in Lebanon), scatenando forti proteste nel quartiere armeno, ancora reduce da forti rancori nei confronti dei turchi.
Con una popolazione di 100mila abitanti (prima della crisi siriana), ad oggi ospita circa 34mila rifugiati siriani. Grazie ai suoi costi bassi e alla possibilità di lavoro nelle fabbriche, Borj Hammoud è una zona molto ambita dai rifugiati siriani. Nonostante un terzo degli abitanti di questo quartiere è un rifugiato, e nonostante sia considerata dall’Unhcr come zona vulnerabile, questo comune a est di Beirut è un esperimento di accoglienza pacifica. Il dinamismo della comunità locale, sommato a specifici legami religiosi e storici con i siriani, hanno facilitato l’integrazione e il movimento dei rifugiati provenienti dalla Siria.
I rancori verso la Turchia si possono constatare ancora oggi sui muri di tutta l’area circostante: “Turchia colpevole di genocidio” o “Turchia Est=Armenia Ovest” sono fra le scritte più comuni che si possono incontrare. Borj Hammoud è una delle zone più belle e interessanti della capitale libanese. Nena News
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