Il maratoneta che aveva preso parte a Pechino 2008, assieme ad altri 30 atleti di Gaza, non potrà partecipare oggi alla Maratona della Palestina prevista a Betlemme. Per lo sport palestinese restrizioni sempre più rigide. Due giovani calciatori sono stati feriti ai piedi dai soldati. Non potranno più giocare.
(nella foto Nader al Masri)
di Michele Giorgio – IL MANIFESTO
Gerusalemme, 11 aprile 2014, Nena News – Netanyahu, a fronte della crisi nei negoziati, ha bloccato il trasferimento dei fondi palestinesi all’Anp, ha ordinato la sospensione della “cooperazione civile” con i ministeri palestinesi e nuove sanzioni sono attese nei prossimi giorni. Una prospettiva che, forse, preoccupa i dirigenti dell’Anp ma che certo non spaventa la popolazione palestinese “sanzionata” tutti i giorni dall’occupazione israeliana, in tanti aspetti della vita quotidiana. Incluso lo sport. Oggi si corre la Maratona della Palestina – dalla Chiesa della Natività di Betlemme al Muro, passando per i campi profughi di Aida e Deheishe fino al villaggio di Khader – e le autorità israeliane impediranno la partecipazione agli atleti di Gaza. Come nel 2013. Motivo? Per ragioni di “sicurezza”, ma le autorità militari e i giudici dell’Alta Corte israeliana non hanno fornito spiegazioni. Il giudice Daphne Barak-Erez ha detto soltanto che la magistratura non può intervenire sulle decisioni discrezionali del Ministero della Difesa.
Tra gli atleti di Gaza bloccati dagli israeliani c’è anche l’olimpionico Nader al-Masri, 34 anni, che vanta una partecipazione a Pechino 2008. Al Masri ha viaggiato non poco in questi ultimi anni, ha preso parte a maratone in vari paesi e ha superato senza problemi le procedure e i rigidi controlli di sicurezza dei giochi olimpici in Cina. Per Israele invece è un “pericolo”, non “idoneo” per la trasferta in Cisgiordania, distante poche decine di chilometri da Gaza. «Mi sono preparato per due mesi alla maratona di Betlemme, sapendo di poter lottare per il primo posto. Per allenarmi ho percorso su e giù i 45 km di lunghezza di Gaza e al momento decisivo Israele mi dice che non posso andare a Betlemme. E senza alcun motivo. Sono solo un atleta, pratico uno sport e non faccio nulla di male», ci dice al Masri che vive a Beit Hanun, a nord di Gaza. «La verità è che (gli israeliani) ci vogliono tenere chiusi in una gabbia, bloccarci dentro Gaza, impedirci di vivere. Eppure non ci arrenderemo, continueremo a chiedere i nostri diritti, anche quello di praticare uno sport», aggiunge al Masri con tono fermo.
A nulla è servito il tentativo di far revocare il divieto da parte dell’ong israeliana “Gisha” impegnata a monitorare le violazioni ai valichi tra Israele e i Territori palestinesi occupati. «Nader al-Masri è l’ennesima vittima della politica di separazione e di decisioni arbitrarie che ogni giorno colpiscono decine di migliaia di palestinesi», ha protestato “Gisha”, ricordando che Israele, sulla base degli accordi di Oslo del 1994 deve garantire la partecipazione dei palestinesi alle competizioni sportive. E alle restrizioni israeliane si aggiungono quelle altrettanto pesanti che ha introdotto l’Egitto nei confronti della popolazione di Gaza. Ne sa qualcosa un altro atleta, Bahaa al Farra, compagno di corse di Nader al Masri. Nell’agosto 2012 ha preso parte ai giochi olimpici di Londra, ora è prigioniero a Gaza. Gli egiziani non lo fanno uscire da valico di Rafah, gli israeliani da quello di Erez. Bahaa al Farra spera di gareggiare nelle Olimpiadi del 2016 in Brasile, mancano ancora due anni ma a Gaza pochi credono la situazione cambierà sensibilmente nei prossimi 24 mesi, specie nei rapporti con l’Egitto.
La carriera sportiva è sicuramente terminata per Jawhar Nasser, di 19 anni, e Adam Halabiya, di 17 anni. Questi due ragazzini, promesse del football palestinese, non potranno mai più giocare a calcio. Lo scorso 31 gennaio, al termine di un allenamento nello stadio Faisal Husseini di Ram (Gerusalemme), sono stati sparati nei piedi e nelle gambe dai soldati israeliani di guardia a un posto di blocco. Secondo la versione dei militari i due ragazzi avevano cercato di attaccare la loro postazione. Le due vittime ripetono che i soldati hanno sparato loro senza nemmeno lanciargli un avvertimento e sospettano che le forze armate israeliane sapessero bene che erano due calciatori poichè hanno sparato loro appositamente sui piedi. A Jawhar cinque proiettili su un piede e sei sull’altro, ad Adam una pallottola per piede. Una precisione chirurgica. I palestinesi hanno chiesto l’espulsione della Federazione israeliana dalla Fifa. Nena News