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Uri Ariel, ministro di Casa Ebraica, ha autorizzato la costruzione di un avamposto illegale nella Cisgiordania occupata dopo che il premier Netanyahu ne aveva bloccato il progetto

Coloni israeliani e, sullo sfondo, la collina di Eitam

Coloni israeliani e, sullo sfondo, la collina di Eitam

della redazione

Roma, 26 gennaio 2015, Nena News - Il ministero della Casa israeliano ha erogato 850 mila shekel (circa 215 mila dollari, ndr) per l’ampliamento dell’insediamento di Efrat, situato nel blocco di Gush Etzion, pochi chilometri a sud di Betlemme nella Cisgiordania occupata. E’ quanto rivela il quotidiano israeliano Haaretz, spiegando che l’allocazione risale allo scorso ottobre, quindi un anno dopo che il primo ministro Benjamin Netanyahu ne aveva bloccato il progetto a causa delle pressioni statunitensi per le continue autorizzazioni a espandere le colonie illegali della Cisgiordania nella cornice del fragile negoziato con l’Autorità palestinese.

Il finanziamento sarebbe stato erogato per costruire nuove unità abitative sulla collina di Eitam, a est dell’insediamento e appena a sud della periferia di Betlemme, un luogo “strategico” a detta dell’amministrazione israeliana e dei coloni, che l’hanno più volte occupata e tentato di costruirvi un avamposto, nonostante il tracciato della barriera di separazione la divida dal resto dell’insediamento, lasciandola in territorio palestinese.

Secondo Haaretz, il ministro della Casa Uri Ariel e membro del partito dei coloni Casa Ebraica avrebbe pagato 850 mila shekel a due architetti per iniziare i lavori di costruzione con le rispettive ditte senza essersi coordinato con il Ministero della Difesa. E, quindi, senza autorizzazione. Una mossa elettorale per raccogliere voti, secondo il direttore di Peace Now Yariv Oppenheimer, che ha l’obiettivo di stabilire “fatti sul terreno […]  fatti che aggiungeranno benzina sul fuoco diplomatico, e danneggeranno gli sforzi di Israele di affrontare le pressioni internazionali che si muovono contro il Paese a L’Aia”.

Le mire israeliane sulla collina – che, secondo i coloni intervistati dal portale Arutz Sheva durante un sit in nel 2011 “offre una vista eccellente e il controllo su tutta la valle” – si sono palesate per la prima volta nel 2009, quando il ministro della Casa vi autorizzò la costruzione di 2,500 unità abitative: i coloni della vicina Efrat si batterono perché la collina restasse ad ovest della barriera che allora era in fase di costruzione, senza successo. Insoddisfatte, le autorità dichiararono 420 acri di collina come “terra dello Stato” e i coloni fecero costruire una strada su quella che era terra palestinese privata.

Nel 2011, mentre gli abitanti palestinesi della zona si rivolgevano all’Alta Corte di Giustizia israeliana per fermare il furto di terra, l’allora ministro della Difesa Ehud Barak temporeggiò, autorizzando la costruzione di una fattoria su quelle terre: nel 2013, infine, dopo il controverso annuncio fatto dal Ministro della Casa che autorizzava la costruzione di 20 mila unità abitative nei Territori palestinesi occupati, 840 delle quali proprio sulla collina di Eitam, il premier Netanyahu fermò i lavori di ampliamento delle colonie a causa della pressione internazionale.

 

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