Secondo il rapporto dell’agenzia Onu per l’infanzia, 28 milioni scappati dalla guerra, gli altri dalla fame. Il 45% arriva da Siria e Afghanistan
della redazione
Roma, 7 settembre 2016, Nena News – “In tutto il mondo 50 milioni di bambini sono stati sradicati dal proprio paese”. Così si apre il rapporto dell’Unicef pubblicato oggi: 28 milioni se ne sono andati contro il proprio volere, in fuga dalla guerra, i restanti sono partiti in cerca di una vita migliore, in fuga dalla fame.
Viaggi della speranza in entrambi i casi che si accompagnano al costante rischio di morire, al pericolo di abusi, violenze, rapimenti e di condizioni di vita ai margini. “Le immagini indelebili di alcuni bambini, il piccolo corpo di Aylan Kurdi sulla spiaggia o il volto insanguinato di Omran Daqneesh, hanno scioccato il mondo – dice il direttore esecutivo di Unicef, Anthony Lake – Ma ogni foto, ogni bambina o bambino, rappresenta molti milioni di bambini in pericolo”.
I dati raccolti dall’Unicef dipingono il quadro di una crisi senza precendenti: se i minori di 18 anni rappresentano metà della popolazione mondiale, sono la metà dei rifugiati totali. Il 45% di loro arrivano da Siria e Afghanistan, la prima devastata da una guerra civile di violenza inaudita, il secondo da una guerra permanente e sotterranea.
Dei 28 milioni di rifugiati, uno è composto da richiedenti asilo il cui status non è stato ancora determinato e 17 da Idp, internal displaced people, ovvero sfollati all’interno dei confini del paese di appartenenza. E sono tantissimi anche i bambini che fuggono soli: nel 2015, 100mila minori sono arrivati in 78 paesi non accompagnati, esposti dunque al rischio di abuso e sfruttamento. I casi sono noti: ai bambini costretti a lavorare per pochi euro al giorno nelle fabbriche di scarpe e abbigliamento turche, si aggiungono le denunce di violenze nei campi profughi, da parte anche di chi dovrebbe accoglierli, e durante il viaggio.
Difficile monitorarli e spesso identificarli, soprattutto in zone di passaggio – presunto, spesso, in attesa di arrivare in Europa – come Turchia e Libano, dove la presenza di un numero elevatissimo di rifugiati rende complesse le procedure di sostegno. A ciò va aggiunta la tendenza dei due paesi, che accolgono il più alto numero di rifugiati dal Medio Oriente, a lasciare i profughi ai margini e a cercare soluzioni per il rimpatrio.
Per questo, aggiunge l’Unicef, è necessario individuare vie legali e sicure di transito e fuga per i migranti e i rifugiati. Richieste che da anni pesano sui paesi occidentali, in primi l’Europa, ma che restano inascoltate. La cosiddetta emergenza rifugiati ha avuto come solo effetto la chiusura delle frontiere, la costruzione di muri, le violenze della polizia, la spaccatura interna delle società europee fomentata da movimenti xenofobi e di destra.
“Si tratta di bambini – dice Ted Chaiban, direttore dell’Unicef a Ginevra – E dovrebbero essere trattati come bambini. Meritano di essere protetti, di accedere all’educazione”. Nena News