L’emergenza coronavirus rimane al momento la principale preoccupazione di tutti i governi della regione. In deciso aumento i casi di contagio, arrivati ormai complessivamente a più di 400 rispetto ai 100 della settimana scorsa
di Marco Siragusa
Sebenico (Croazia), 18 marzo 2020, Nena News – Sale la preoccupazione dei governi nei confronti della diffusione del coronavirus. Tra le azioni intraprese da tutti gli stati dell’area rientrano la chiusura delle frontiere e delle scuole. Deciso il rinvio delle elezioni in Serbia, cui potrebbe far seguito una decisione analoga in Macedonia del Nord.
Serbia
Domenica sera il presidente Aleksandar Vučić ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale. La decisione prevede la chiusura dei confini, delle scuole e il divieto di esportazione di cibo e materiale medico per un mese. A queste misure vanno aggiunti il sostegno al ricorso al lavoro da casa, l’autoisolamento, il divieto di assembramento e il controllo dei prezzi sui beni di prima necessità. Lunedì la Commissione Elettorale ha ufficializzato il rinvio delle elezioni parlamentari e amministrative previste inizialmente per il 26 aprile, la cui nuova data verrà stabilita dopo la fine dello stato di emergenza.
In una situazione particolarmente complicata per il paese non è mancata una dura presa di posizione da parte del presidente che ha fortemente criticato la decisione dell’Unione Europea di bloccare le esportazioni di materiale sanitario. Vučić ha affermato senza mezzi termini che “la crisi ha dimostrato che la solidarietà europea esiste solo sulla carta. Solo la Cina può aiutarci in questa situazione”. In effetti il governo di Pechino si è già attivato con l’invio del primo carico di aiuti, arrivato domenica sera, comprendente 1000 test in grado di fornire risultati nell’arco di tre ore e cinque milioni di mascherine. Nei prossimi giorni è previsto anche l’arrivo di un team di medici. Il ministro degli Esteri Ivica Dačić ha chiesto sostegno anche all’altro grande alleato, la Russia di Putin, per acquistare il materiale necessario ad evitare il contagio del virus.
Croazia
La Croazia è l’unico paese della regione ad avere ancora oggi un piano differenziato per regioni. Mentre in Istria e nella capitale Zagabria si è già provveduto ad imporre la chiusura dei negozi e delle attività non necessarie, in Dalmazia, dove non si registra ancora nessun caso, la situazione sembra sotto controllo e le limitazioni avvengono su base del tutto volontaria. Lunedì il ministro degli Esteri Gordan Grlić-Radman ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo iraniano Mohammad Javad Zarif a cui ha espresso tutta la propria vicinanza per il difficile momento che sta attraversando Tehran nella dura lotta al coronavirus.
Domenica scorsa, intanto, si sono svolte le primarie del partito di governo dell’Unione Democratica Croata (HDZ). L’attuale primo ministro, presidente in carica del partito ed esponente dell’ala moderata di centro-destra, Andrej Plenković ha ottenuto una schiacciante vittoria contro lo sfidante Miro Kovač, espressione della corrente della destra radicale.
Bosnia-Erzegovina
Martedì il governo della Bosnia-Erzegovina ha dichiarato lo stato di catastrofe naturale seguendo le due Federazioni (la Republika Srpska, RS, a maggioranza serba e la Federazione di Bosnia e Erzegovina, FbiH) che avevano già applicato misure simili. Viene così impedito l’ingresso nel paese ai cittadini provenienti dalle aree più contagiate. Domenica il governo del Montenegro aveva deciso la chiusura del valico di frontiera di Metaljka, l’unico ad esser rimasto aperto nei giorni scorsi.
L’ambasciata tedesca a Sarajevo ha intanto comunicato che il Dipartimento per il rilascio dei visti rimarrà chiuso fino al 3 aprile rinviando a dopo quella data la verifica dei documenti e delle domande per il rilascio del passaporto.
Sabato sera sia la Vijećnica di Sarajevo, storica biblioteca nazionale ed edificio simbolo della città, che il famosissimo ponte di Mostar sono stati illuminati con il tricolore in segno di vicinanza e solidarietà con il popolo italiano.
Kosovo
Confini chiusi e collegamenti con l’estero ridotti a zero anche in Kosovo dove si registrano più di 15 casi di contagio. Il governo ha deciso di adottare immediatamente misure drastiche per prevenire il la diffusione del virus cosciente che difficilmente il paese potrebbe reggere ad un aumento esponenziale dei casi. A differenza degli altri paesi, dove tutto sembra essersi fermato in attesa di tempi migliori, in Kosovo continua a tenere banco la questione relativa alla cancellazione dei dazi verso i prodotti provenienti dalla Serbia. L’imposta del 100% sulle merci serbe era stata introdotta nel novembre 2018 dall’allora primo ministro Ramush Haradinaj. Il neo premier Albin Kurti del partito Vetevendosje aveva promesso nelle settimane passate, sotto la forte pressione di Washington, la cancellazione della misura in cambio della fine della campagna internazionale di Belgrado contro il riconoscimento del Kosovo nelle organizzazioni internazionali. Il tutto con l’obiettivo di favorire la ripresa del dialogo e il raggiungimento di un accordo più generale tra i due paesi.
L’idea di Kurti di abolire i dazi in due tranche ha provocato però dure reazioni tra i suoi alleati di governo della Lega Democratica del Kosovo (LDK) che si sono detti contrari alla proposta rivendicandone l’abolizione immediata e totale. Il mancato accordo tra le parti ha portato al rinvio, a tempo indeterminato, della prima fase del ritiro dei dazi prevista per il 15 marzo.
Albania
Nel paese delle Aquile chiunque provi a fare una telefonata è costretto ad ascoltare un messaggio vocale del primo ministro Edi Rama che ricorda le basilari norme di comportamento. Il promemoria recita così: “Sono Edi (Rama n.d.r ), ti prego di lavarti spesso le mani, non muoverti da casa per divertimento, apri le finestre il più possibile, fai attenzione ai media, non avere paura ma stai all’erta. Per ogni sintomo chiama il 127. Ti abbraccio da lontano”. La scelta di costringere tutti gli utenti ad ascoltare il messaggio ha creato aspre polemiche politiche con l’opposizione guidata dal Partito Democratico (PD) che accusa Rama di interferire nella vita privata dei cittadini. Secondo gli esponenti del PD, che hanno chiesto alle compagnie telefoniche di eliminare il messaggio, il premier sta approfittando in maniera strumentale dell’emergenza per fare volgare propaganda politica.
Dal punto di vista sanitario, il governo ha deciso l’obbligo di messa a disposizione del personale e delle strutture private. La pena per chi si sottrae all’obbligo è una multa di circa 50 mila euro e la requisizione delle strutture. A questo si aggiunge il coprifuoco, dopo le 18, imposto a partire da lunedì.
Macedonia del Nord
Il presidente Stevo Pendarovski, dell’Unione Socialdemocratica di Macedonia (SDSM), ha avviato un giro di interlocuzioni con tutti i partiti per trovare una posizione comune sul possibile rinvio delle elezioni parlamentari previste per il 12 aprile. Anche le opposizioni si sono dette d’accordo con lo spostamento della tornata elettorale per concentrarsi sulla difesa della salute dei cittadini. Il governo, intanto, non ha ancora dichiarato lo stato di emergenza ma ha imposto la chiusura dei confini, delle scuole e dei bar.
Nonostante le misure sempre più restrittive adottate, rimane confermato il Nigerian-Eastern Europe Business Summit and EXPO. L’evento è organizzato dalla Black Swan Innovations AS Group (BSI-AS), con sede in Norvegia ma con importanti investimenti in Nigeria nel settore agricolo, dell’energia e in quello del commercio. L’obiettivo del summit, che dovrebbe svolgersi dal 15 al 17 maggio nella capitale Skopje, è il rafforzamento dei legami commerciali e di investimento tra la Nigeria e gli stati balcanici. L’emergenza coronavirus non sembra al momento convincere gli organizzatori a rinviare di qualche mese l’appuntamento. Nena News