Mentre nel nostro paese l’emergenza coronavirus assume caratteri sempre più preoccupanti con gravi ripercussioni sulla quotidianità, nei Balcani il virus sembra non essersi ancora diffuso a macchia d’olio. Le autorità dei singoli Paesi si apprestano ad adottare misure di prevenzione.
di Marco Siragusa
Roma, 10 marzo 2020, Nena News – Così come accaduto in quasi tutti i paesi europei, anche nei Balcani cominciano ad emergere i primi casi di contagio da coronavirus. Le autorità dei singoli paesi si apprestano ad adottare misure di prevenzione del contagio.
Croazia
Secondo gli ultimi dati ufficiali, sono 13 i casi registrati nel paese: 5 a Fiume, 3 a Zagabria, 4 a Varaždin e uno a Pola. Il primo caso è stato riscontrato il 25 febbraio e riguardava un giovane 26enne che era stato a Milano pochi giorni prima. Il giorno precedente il ministero della Salute croato aveva aumentato i controlli al confine con l’Italia. Il 5 marzo, invece, è stato dichiarato il “rischio di epidemia” che consente al ministero di mobilitare e gestire tutte le risorse del sistema sanitario. Il ministro degli Interni e vice primo ministro Davor Božinović ha detto di aspettarsi un aumento dei casi nei prossimi giorni anche a seguito di un maggior numero di controlli che verranno effettuati. Giovedì il governo ha approvato un finanziamento di circa 300 mila euro per il reparto di malattie infettive dell’ospedale Fran Mihaljević di Zagabria per l’acquisto di apparecchi di ventilazione artificiale. La Croazia detiene in questo momento la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione Europea e per questo il primo ministro Andrej Plenković ha tenuto una videoconferenza con i colleghi di Cipro, Austria, Bulgaria, Ungheria, Israele, Italia e Romania per provare a mettere in campo attività congiunte nel contenimento della diffusione del virus. Nella giornata di ieri inoltre la Protezione civile croata ha raccomandato l’annullamento di tutti gli eventi pubblici con oltre mille partecipanti.
Serbia
In Serbia il primo caso di coronavirus è stato registrato solamente il 6 marzo. Ad oggi sono due i casi positivi confermati. A differenza di altri paesi le autorità sembrano continuare a minimizzare il rischio contagio. Predrag Kon, capo dell’Unità per le malattie infettive del City Institute of Public Health di Belgrado, ha consigliato ai cittadini serbi di “continuare la nostra vita come prima, senza cambiamenti”. Il presidente Aleksandar Vučić nelle settimane passate ha parlato addirittura di “complotto come parte di una guerra economica contro la Cina” consigliando di bere alcol come metodo di prevenzione, salvo poi ritrattare in parte la dichiarazione. Nel frattempo, però, il ministero della Pubblica Istruzione ha raccomandato di rimandare le escursioni degli studenti all’estero e la compagnia aerea Air Serbia ha deciso di sospendere i voli dall’aeroporto di Niš verso Bologna e Roma.
Bosnia ed Erzegovina
Lunedì pomeriggio il bollettino ufficiale parlava di 240 persone sotto sorveglianza e cinque casi confermati: quattro nella Republika Srpska e uno nella città di Zenica, nella Federazione di Bosnia-Erzegovina. Per limitare il contagio lo staff del ministero federale della Sanità ha consigliato di non organizzare o rimandare i raduni pubblici e raccomandato agli anziani di evitare spostamenti inutili e l’utilizzo del trasporto pubblico. La compagnia aerea FlyBosnia ha deciso di cancellare i voli previsti da Sarajevo e diretti a Roma. Stessa sorte per il collegamento tra la capitale bosniaca e Atene, gestito dalla greca Aegean Airlines. La preoccupazione maggiore rimane al momento quella della recessione economica che potrebbe avere conseguenze devastanti per la già fragilissima economia bosniaca. Cina e Italia rappresentano infatti i principali partner commerciali del paese. Dall’Italia provengono inoltre la maggior parte dei turisti diretti a Medjugorje che potrebbe soffrire pesantemente del calo degli arrivi nei prossimi mesi.
Albania
Il virus non ha risparmiato neppure l’Albania che proprio ieri ha registrato i primi due casi di positività nella capitale Tirana. Si tratta di padre e figlio tornati da un viaggio a Firenze. Il governo ha deciso l’auto-quarantena per chi proviene dalle zone rosse dell’Italia, la chiusura delle scuole per le prossime due settimane, la sospensione dei voli verso oltre 10 destinazioni del Nord Italia e dei traghetti per Ancona e Trieste così come il divieto di svolgimento delle attività culturali e sportive. Le amministrazioni pubbliche di Tirana hanno riconosciuto alle madri con bambini piccoli il diritto di non recarsi al lavoro o di lavorare per un’ora in caso di estrema necessità. Il comune ha inoltre previsto multe e sanzioni penali in caso di ingiustificati aumenti dei prezzi nei negozi di alimentari. La Federcalcio albanese sta valutando l’ipotesi di giocare le partite di campionato a porte chiuse. Infine, il governo ha già stanziato circa 3,2 milioni di euro destinati al ministero della Salute per far fronte all’emergenza.
Macedonia del Nord
Quattro i casi in Macedonia del Nord secondo quanto dichiarato dal ministro della Sanità Venko Filipce. Tra i positivi il direttore della Clinica per le malattie della pelle della capitale Skopje, tornato dall’Italia una settimana fa. Proprio questo caso ha fatto scoppiare la polemica con il ministro che ha criticato il comportamento del medico per non aver rispettato la quarantena e aver disobbedito alle raccomandazioni del ministero. La compagnia aerea Wizz Air ha intanto deciso la sospensione fino al 3 aprile dei collegamenti con Milano, Bergamo e Treviso.
Gli unici paesi in Europa a non aver registrato ancora nessun caso sono il Kosovo, che però ha deciso di annullare i voli verso il Nord Italia, e il Montenegro. Nena News