Il paese entra nel millesimo giorno di guerra saudita. Migliaia di morti, milioni di sfollati e nessun segno di una fine vicina
della redazione
Roma, 20 dicembre 2017, Nena News – Mille giorni di guerra continua, tentacolare, devastante: lo Yemen “celebra” un anniversario terribile piangendo gli ennesimi morti. Questa mattina almeno 16 civili sono stati uccisi in raid sauditi: sette a Bait al-Faqih, nella provincia di Hodeida, e nove – sei bambini e tre donne – uccisi nel bombardamento della propria casa a al-Wazaih, provincia di Taiz.
Ieri l’Onu ha dato il bilancio delle ultime due settimane di violenze, seguite all’uccisione dell’ex dittatore Saleh per mano dei ribelli Houthi: sono 136 i morti dal 6 dicembre, a causa dei raid sauditi, diventati – se possibile – ancora più violenti dopo la rottura dell’alleanza tra Ansar Allah e milizie di Saleh e la conseguente avanzata terrestre delle forze governative del presidente Hadi, alleato di Riyadh.
Alle ultime azioni della coalizione sunnita a guida saudita gli Houthi hanno risposto ieri con il lancio di un missile che, percorsi oltre mille chilometri, è arrivato sopra Riyadh. Target del movimento Ansar Allah era il palazzo reale, residenza di re Salman. Il missile è stato intercettato dal sistema di difesa aerea saudita, ma indica un trend importante: un altro missile, il 4 novembre, era caduto sull’aeroporto di Riyadh e una settimana fa un altro razzo aveva colpito un centro militare saudita al confine tra Yemen e Arabia Saudita.
Riyadh accusa di nuovo l’Iran di aver fornito i razzi agli Houthi, con Teheran e Ansar Allah che negano. Serve comunque alla petromonarchia a giustificare la chiusura dello spazio aereo e dei porti, con le organizzazioni umanitarie che riescono a sbarcare cargo di aiuti a singhiozzo.
La guerra prosegue implacabile nonostante appelli e condanne, parole che non hanno alcun effetto sul terreno. Perché accanto agli appelli continua la vendita massiccia di armi da Occidente al Golfo, strumenti militari utilizzati a piene mani su un paese letteralmente devastato. I mille giorni di guerra portano con sé bilanci terrificanti: 12mila morti, decine di migliaia di feriti, tre milioni di sfollati.
A ciò si aggiunge la scomparsa dei servizi di base a causa del conflitto e dei bombardamenti ma anche per i mancati pagamenti dei salari a 1,2 milioni di dipendenti pubblici che stanno facendo collassare i servizi sanitari e educativi. I raid sugli ospedali ne hanno resi inutilizzabili più della metà in un paese in cui aumentano a velocità preoccupante i casi di colera, malaria, febbre dengue. Ventidue milioni di persone hanno necessità immediata di aiuti umanitari, oltre l’80% della popolazione, e 16 non hanno accesso a sanità e acqua pulita. Quasi 5 milioni di bambini non va più con regolarità a scuola.
Il blocco aereo e terrestre imposto da Riyadh alle zone controllate dagli Houthi rende nella pratica impossibile consegnare gli aiuti umanitari con regolarità, una situazione che porta a quasi nove milioni il numero di yemeniti a rischio malnutrizione.
All’orizzonte non si vede una fine vicina di un conflitto silenzioso e invisibile ai più. Gli Houthi da parte loro resistono, forti anche del sostegno di una buona parte della popolazione, stanca dell’aggressione saudita e delle interferenze nelle questioni interne al proprio paese. Ma l’Arabia Saudita, nonostante i costi e l’incapacità di vincere la guerra, non molla la presa: non può permettersi un altro dietrofront dopo quello compiuto in Siria. E la comunità internazionale resta a guardare senza mettere in dubbio la vendita di armi, soprattutto da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna, e limitandosi ad appelli vuoti che non cambiano di una virgola il dramma dei civili. Nena News