I ministri Miri Regev e Yariv Levin accusano gli organizzatori di aver ceduto alle pressioni degli attivisti filo-palestinesi tanto da riportare nel sito del Giro non più “Grande Partenza da Gerusalemme” ma da “West Jerusalem”, rimarcando così la divisione della città in una zona ebraica e una palestinese sotto occupazione . IMMEDIATO DIETROFRONT, ELIMINATO WEST JERUSALEM
AGGIORNAMENTI
Ambasciatore Palestina a Roma: un errore cedere al ricatto
L’Ambasciata di Palestina in Italia si rammarica per l’evidente politicizzazione del Giro d’Italia. Abbiamo osservato come nella giornata di oggi, 30 novembre, in seguito al ricatto di due ministri israeliani, il sito ufficiale del Giro abbia rimosso l’aggettivo “West” dalla denominazione “West Jerusalem” corrispondente alla prima tappa, prevista in Israele.
Il Ministro della Cultura e dello Sport Miri Regev e il Ministro del Turismo Yariv Levin avevano minacciato che il governo israeliano non avrebbe partecipato all’iniziativa se la definizione di Gerusalemme Ovest non fosse stata modificata, e sono stati accontentati.
Ci preme sottolineare come, al di là del ricatto economico, la motivazione dellarichiesta fornita dai ministri israeliani sia squisitamente politica e vada contro il diritto internazionale. Secondo il loro comunicato, infatti, “Gerusalemme è la capitale di Israele: non vi sono Est e Ovest”. Ciò costituisce una distorsione della realtà – condannata dalle Nazioni Unite con le Risoluzioni 242, 338 e seguenti – per cui Gerusalemme Est è stata occupata da Israele nel 1967 insieme alla Cisgiordania e alla Striscia di Gaza. Parliamo della città che è la legittima capitale dello Stato di Palestina: non riconoscere Gerusalemme Est come capitale dello Stato di Palestina significa non riconoscere la soluzione dei due Stati.
Cedendo alle pressioni politiche di Israele, gli organizzatori del Giro d’Italia assecondano una pretesa di annessione condannata da diverse risoluzioni delle Nazioni Unite, assumendosi una responsabilità politica che non solo non gli compete, ma che differisce dalla posizione politica espressa ufficialmente dallo Stato Italiano e dalla comunità internazionale.
MARCIA INDIETRO DEGLI ORGANIZZATORI DEL GIRO, ELIMINATO “WEST JERUSALEM”
Gli organizzatori del Giro d’Italia hanno immediatamente rimosso dal sito ufficiale la dizione “West”, “Ovest” accanto a Gerusalemme per indicare la sede della cronometro inaugurale della corsa, dopo la protesta di Israele. Immediata e’ arrivata la soddisfazione del governo israeliano: “In seguito alla nostra richiesta alla direzione del Giro d’Italia, ci felicitiamo della sua rapida decisione di rimuovere la definizione di ‘Gerusalemme ovest’ dalle sue pubblicazioni ufficiali”, hanno esultato in un comunicato congiunto i ministri dello Sport, Miri Regev, e del Turismo, Yariv Levin. Nei prossimi giorni gli organizzatori saranno in Israele per coordinare il tracciato e garantire che la gara si svolga come progettato “dalla Torre di Davide e la Porta di Giaffa e poi attraverso Gerusalemme”
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di Michele Giorgio
Gerusalemme, 30 novembre 2017, Nena News – Il giorno dopo la presentazione ufficiale del Giro d’Italia 2018 che partirà il 4 maggio da Gerusalemme, per la prima volta non dall’Europa, in Israele alcuni ministri sono infuriati con gli organizzatori con la più importante della corse ciclistiche italiane a tappe e tra le più importanti del mondo. Il quotidiano Israel HaYom, vicino al premier Netanyahu, parla addirittura di “dramma” e aggiunge che lo svolgimento della corsa in Israele potrebbe saltare. E’ assai improbabile visti gli ingenti investimenti pubblici privati israeliani per fare in modo che il Giro d’Italia 2018 celebri il 70esimo anniversario della fondazione di Israele nel maggio del 1948. La rabbia però è reale e riguarda proprio lo status di Gerusalemme, città che per il diritto internazionale resta occupata, in particolare la sua zona Est palestinese, e non è la capitale dello Stato ebraico.
Israel HaYom riferisce che la ministra della cultura e dello sport Miri Regev e il ministro del turismo Yariv Levin accusano gli organizzatori della corsa di aver ceduto alle pressioni degli attivisti italiani filo-palestinesi e di aver modificato il loro atteggiamento tanto da riportare ora nel sito ufficiale e nel canale youtube del Giro non più “Grande Partenza da Gerusalemme” ma da “West Jerusalem”, ossia Gerusalemme ovest, la parte ebraica della città.
“Non esistono Gerusalemme Ovest e Gerusalemme Est ma un’unica Gerusalemme capitale di Israele” hanno tuonato Regev e Levin, entrambi del partito di maggioranza relativa Likud, che ora minacciano di interrompere la collaborazione con il Giro d’Italia. ”Quelle pubblicazioni sono una infrazione delle intese col governo israeliano. Se non saranno cambiate – concludono – Israele non parteciperà all’evento”. Una protesta è giunta anche dall’imprenditore canadese-israeliano Sylvan Adams che ha investito milioni di dollari nell’evento. Della questione si sarebbe interessato anche il ministero per le questioni strategiche.
La prima maglia rosa del Giro numero 101 sarà assegnata il 4 maggio con una crono individuale di 10,1 km che si svolgerà nella Città Santa. Una tappa che toccherà la parte ebraica di Gerusalemme e che sfiorerà soltanto quella palestinese sotto occupazione israeliana dal 1967. Il giorno seguente è prevista la frazione in linea da Haifa-Tel Aviv e infine una terza tappa, la Bersheeva-Eilat. Poi il Giro tornerà in Europa.
Più di 120 organizzazioni per i diritti umani, sindacati, associazioni per il turismo etico, gruppi sportivi e religiosi hanno firmato un appello per invitare il Giro d’Italia a spostare la partenza del 2018 da Israele. La motivazione, scrivono, sono “le sue gravi e crescenti violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani dei palestinesi”.
Tra i firmatari ci sono il linguista Noam Chomsky, i giuristi John Dugard e Richard Falk, entrambi Relatori Speciali Onu per la Palestina, l’attore teatrale e drammaturgo Moni Ovadia, gli europarlamentari Eleonora Forenza, Curzio Maltese e Sergio Cofferati e Luisa Morgantini, ex vice presidente del Parlamento Europeo. E tra le associazioni i sindacati Fiom-Cgil e Usb e le reti Pax Christi, la Comunità cristiana di base di San Paolo e Ebrei Contro l’Occupazione.
La presentazione ieri della corsa è coincisa con la Giornata Internazionale Onu di solidarietà con il popolo palestinese. Il 25 e il 26 novembre, in tutta Italia si sono tenute manifestazioni e cicloraduni per protestare contro quello che, spiegano i firmatari dell’appello, è “l’uso di uno sport strettamente associato alla libertà per mascherare la brutale occupazione militare” israeliana dei Territori palestinesi.
L’appello sottolinea che il Giro d’Italia ha affidato all’impresa israeliana Comtec Group la gestione della “Grande partenza” da Israele, svolge attività negli insediamenti coloniali nei Territori palestinesi, illegali secondo il diritto internazionale. Nelle immagini, nelle mappe e nei video ufficiali della corsa, aggiungono i firmatari, “il Giro d’Italia sta ingannevolmente presentando Gerusalemme est, che è sottoposta da 50 anni all’occupazione militare israeliana, come se facesse parte dello Stato di Israele e fosse la sua capitale unificata”. Nena News