In un clima esacerbato dalla notizia della morte, in circostanze poco chiare, del presunto attentatore di Glick, l’accesso dei fedeli alle moschee di al Aqsa e della Roccia è militato da una serie di restrizioni imposte da Israele. La città è blindata e si temono nuovi scontri. Fatah ha indetto il ‘Giorno della rabbia’
della redazione
Roma, 31 ottobre 2014, Nena News – Le autorità israeliane ieri sera hanno riaperto l’ingresso alle moschee di al Aqsa e della Roccia, dopo un giorno di chiusura e di scontri a Gerusalemme est. L’accesso alla spianata sarà comunque vietato agli uomini con meno di 50 anni. Tel Aviv ha subito pressioni dai Paesi arabi e dagli Stati uniti per consentire l’entrata ai fedeli musulmani oggi che è venerdì, giorno sacro per l’islam. In città la tensione è alle stelle.
La chiusura era stata decisa in seguito al ferimento del rabbino Yehuda Glick, noto attivista dell’ultradestra e protagonista di incursioni sulla Spianata della moschea, che mercoledì è stato raggiunto da alcuni colpi d’arma da fuoco esplosi da un uomo in motocicletta. Il presunto colpevole, indicato dagli israeliani nel 32enne Mutaz Hijazi, è stato ucciso ieri dai militari durante l’arresto nella sua casa che stanotte sarà demolita. La sua morte ha scatenato la rabbia dei palestinesi, con scontri a Gerusalemme est.
L’uccisione del presunto attentatore lascia molte ombre sull’accaduto. Hijazi non è stato interrogato, non ha potuto difendersi e, secondo i familiari, sarebbe stato torturato prima di essere ucciso. Il tutto è accaduto sul terrazzo della casa del giovane. Secondo l’agenzia palestinese Ma’an, i soldati invece di arrestarlo, gli hanno sparato e infine hanno costretto la Mezza Luna Rossa a consegnarli il corpo. Stanotte si sono tenuti i funerali, ma le autorità israeliane hanno consentito la partecipazione di al massimo 45 persone.
Si è trattato di un “atto di terrorismo”, ha detto sempre all’agenzia al Ma’an il segretario generale di Fatah a Gerusalemme, Adnan Ghaith, riferendosi alle modalità con cui è stato ucciso Hijazi. Un’esecuzione sommaria che ha scatenato la rabbia del palestinesi, scesi in strada per protestare. E oggi Fatah ha proclamato il “giorno della rabbia” contro le autorità israeliane e le loro violazioni dei luoghi sacri della città.
“I crimini di Israele prendono sistematicamente e sempre più di mira Gerusalemme, attraverso omicidi, detenzioni, aggressioni, demolizioni di case e divieti di ingresso ai fedeli alla spianata della moschea di al Aqsa” ha detto Ghaith, aggiungendo che è stata proprio la continua aggressività contro i palestinesi in città a provocare l’attentato contro Glick, uomo dell’ultradestra ebraica che predica la distruzione delle moschee di Al-Aqsa e della Roccia per ricostruirvi il Tempio.
Il rabbino Glick, infatti, è alla guida di un gruppo – I Fedeli del Monte del Tempio – che fa blitz sulla Spianata e che 24 anni fa con una di queste incursioni provocò scontri in cui morirono 20 palestinesi. La sua linea fanatica e intransigente e il prossimo voto in Knesset (il Parlamento israeliano) su una legge che prevede la divisione del sito sacro in due aree, una per i musulmani e una per gli ebrei, sono l’humus in cui probabilmente è maturato l’attentato a Glick.
Oggi Gerusalemme è una città blindata. I palestinesi pregano guardati a vista dai militari israeliani dispiegati in forze nella Città Vecchia. Circa 2.800 tra soldati e poliziotti presidiano i quartieri della città, mentre Fatah e la Islamic Jihad hanno esortato i palestinesi a restare sulla Spianta e a partecipare alle marce di protesta. Nena News