Nessuna distinzione tra legittimi obiettivi militari e civili nella Striscia di Gaza, durante l’offensiva israeliana “Protective Edge”. Colpiti proprietà e infrastrutture civili, centri delle Nazioni Unite, personale e strutture mediche. Costituita una commissione di inchiesta internazionale per un’indagine sulle violazioni.
di Federica Iezzi
Khan Younis (Striscia di Gaza) – Mentre la delicata tregua nella Striscia di Gaza va avanti da due giorni, il commissario ONU per i diritti umani Navi Pillay, ribadisce che sia Israele sia Hamas potrebbero aver commesso crimini di guerra durante i giorni di pesanti bombardamenti, dell’operazione “Protective Edge”.
Il consiglio delle Nazioni Unite ha approvato a Ginevra una risoluzione per la costituzione di una commissione di inchiesta internazionale, per una indagine sulle violazioni. I Paesi si sono divisi secondo una linea ben precisa: da una parte gli Stati Uniti, principale alleato di Israele, dall’altra Russia e Cina, con l’Europa in mezzo. L’Italia si è astenuta dal voto. Amnesty International ha da anni documentato crimini di guerra e contro l’umanità da parte delle forze israeliane, di Hamas e dei gruppi armati palestinesi. Secondo i dati dell’organizzazione per la difesa dei diritti umani, bombardamenti su abitazioni, infrastrutture, edifici e personale sanitario e luoghi di rifugio per sfollati, rappresentano attacchi indiscriminati perseguibili, che non dovrebbero rimanere impuniti.
Anche Human Rights Watch ha accusato il governo di Netanyahu per i tre diversi attacchi compiuti tra il 23 e il 25 luglio, contro civili disarmati a Khuza’a, villaggio nel sud della Striscia di Gaza. Attaccare deliberatamente un’abitazione civile, secondo il Diritto Internazionale Umanitario, è un crimine di guerra. Anche se all’interno si trovasse un membro di un gruppo armato, un attacco contro un’abitazione civile in cui è presente un’intera famiglia costituirebbe un attacco sproporzionato.
L’esercito israeliano ha giustificato il massacro nel quartiere di Shujaya, a Gaza City, dipingendo il centro abitato come “fortezza” ospitante razzi, tunnel e centri di comando di Hamas. In una sola notte, il 13 luglio, hanno perso la vita 72 civili. Esponenti militari hanno ripetutamente affermato che la popolazione sarebbe stata invitata a lasciare le proprie abitazioni. Emanare avvisi per evacuare intere zone, non esentava Israele dal rispettare l’obbligo, previsto dal Diritto Internazionale Umanitario, di proteggere i civili.
In alcuni casi, le forze israeliane hanno bombardato o diretto colpi di artiglieria contro abitazioni civili, senza alcun tipo di avviso o senza lasciare il tempo alle persone presenti di evacuarle. In altri casi, civili sono stati colpiti e uccisi da missili israeliani in luoghi pubblici senza alcuna apparente attività di gruppi armati palestinesi. Amnesty International denuncia attacchi israeliani contro infrastrutture idriche e sanitarie in tutta la Striscia di Gaza. Il 16 luglio, le Nazioni Unite hanno reso noto che almeno 900.000 civili non ricevevano acqua potabile.
Denuncia anche contro Hamas e i gruppi armati palestinesi. Avrebbero violato il Diritto Internazionale nascondendo razzi in una scuola dell’UNRWA, nel territorio della Striscia. Ammassare munizioni in aree residenziali o usarle come base di lancio di attacchi viola le norme del diritto della guerra. L’Organizzazione ha chiesto alle Nazioni Unite d’imporre un embargo sulle armi nei confronti di tutte le parti coinvolte nel conflitto.
Intanto, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha firmato il disegno di legge che garantisce l’aumento di 225 milioni di dollari di fondi per finanziare Iron Dome, il sistema difensivo anti-missilistico di Israele. Sempre dagli Stati Uniti arriva il rifornimento di munizioni all’esercito di Tel Aviv. Invece il governo spagnolo ha bloccato per il mese di agosto le autorizzazioni per la vendita di armi a Israele. Dall’Iran arriverebbero i rifornimenti al gruppo armato di Hamas.
Attacchi deliberati a personale medico e strutture sanitarie costituiscono crimini di guerra secondo le quattro Convenzioni di Ginevra e i due Protocolli Aggiuntivi. Secondo il Ministero della Salute palestinese, durante l’offensiva israeliana, sono stati costretti a chiudere il Youssef al-Najjar hospital a Rafah, l’al-Wafa Rehabilitation hospital e l’al-Durrah Paediatric hospital, a Gaza City, e il Beit Hanoun Hospital, dopo i pesanti bombardamenti subiti. Danneggiati 13 ospedali, 10 cliniche e 13 ambulanze nella Striscia. 16 membri del personale sanitario gazawi uccisi e 38 feriti.
Almeno sette scuole dell’UNRWA, che continuano ad accogliere sfollati palestinesi, sono state obiettivo dei bombardamenti israeliani, che hanno causato la morte e il ferimento di civili, molti dei quali bambini. Palese violazione di ogni norma del Diritto Internazionale Umanitario. Israele non è un membro della Corte Penale Internazionale e non riconosce la sua autorità, ma il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite potrebbe chiedere un’indagine alla Corte, per potenziali crimini di guerra durante l’operazione “Protective Edge”.
Durante la sua ultima visita al Tribunale dell’Aja, Riyad al-Maliki, il Ministro palestinese degli Affari Esteri, ha richiesto l’avvio delle procedure giuridiche necessarie perchè la Palestina possa aderire alla Corte Penale Internazionale e firmare lo Statuto di Roma. Dopo l’operazione israeliana “Piombo fuso” contro la Striscia di Gaza, l’Autorità Palestinese emise una dichiarazione, per accettare la giurisdizione della Corte Penale Internazionale, sui crimini commessi nel territorio di Gaza. La dichiarazione venne ritenuta non valida perchè lo stato riconosciuto alla Palestina, dallo Statuto di Roma, era quello di “osservatore”.
Amnesty International specifica che un’indagine della Corte Penale Internazionale oggi è essenziale per spezzare la cultura dell’impunità che favorisce i crimini di guerra e contro l’umanità, in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati. Nena News