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Protesta e messa contro la costruzione del muro israeliano che confischerà decine di centinaia di alberi di ulivo alla comunità palestinesi. Scontri con l’esercito: due arresti.

foto e video di Chiara Cruciati

Beit Jala (Betlemme), 19 agosto 2015, Nena News – Non cessano le proteste a Beit Jala per l’avvio dei lavori di costruzione del muro di separazione israeliano, cominciati dopo la decisione della Corte Suprema che ha dato il via libera all’esercito. Sono così caduti nel vuoto nove anni di ricorsi, petizioni e azioni legali messe in piedi dalla comunità palestinese alle porte di Betlemme e dalle chiese cristiane della zona.

Stamattina i bulldozer dell’esercito sono tornati in azione, dopo aver sradicato un centinaio di alberi di ulivo lunedì. I soldati israeliani hanno chiuso le strade a Bir ‘Ona, area dove partirà il muro di separazione che confischerà ettari di terre e decine di centinaia di alberi di ulivo di proprietà delle famiglie di Beit Jala.

I comitati popolari e la parrocchia di Beit Jala hanno organizzato una messa per protestare contro la confisca e lo sradicamento degli alberi. I soldati hanno aggredito i manifestanti: due gli arrestati, i leader dei comitati popolari palestinesi Munther Amira e Ahmad Odeh.

A prevalere è la sfiducia: alcuni dei presenti hanno lamentato lo scarso numero di manifestanti. Ma dopo nove anni di proteste, dicono, molti si sono arresi. Impossibile ribaltare la decisione della Corte Suprema, seppure i legali della comunità stiano cercando ancora qualche appiglio per fermare la costruzione del muro che annetterrà allo Stato di Israele una valle ricca di alberi di ulivo e viti. Nena News

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