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L’Associazione Cal­cio Pale­stina il 29 mag­gio si pre­sen­terà al cospetto della Fifa per chie­dere la sospen­sione di Israele dall’organizzazione fino a quando non garan­tirà liberta di movi­mento agli spor­tivi pale­sti­nesi e lo svi­luppo delle infra­strut­ture nei Ter­ri­tori occupati

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di Chiara Crociati – Il Manifesto

Betlemme, 28 aprile 2015, Nena NewsMah­moud Sar­sak che bacia sul velo la madre in lacrime è un’immagine impressa nella memo­ria di tanti in Pale­stina. Era l’ottobre 2012: il portiere gazawi, all’epoca 25enne, aveva rifiu­tato di man­giare die­tro le sbarre di un car­cere israe­liano per 90 giorni. Pro­te­stava con­tro la sfilza di ordini di deten­zione ammi­ni­stra­tiva che lo tene­vano pri­gio­niero da tre anni. Nes­suna accusa, nes­sun pro­cesso e il sogno di una car­riera spor­tiva fatto a pezzi.

Sar­sak era por­tiere della nazio­nale pale­sti­nese. Dopo il rila­scio ha appeso i guanti al chiodo, il suo fisico distrutto dallo scio­pero della fame. Stesso destino per due gio­vani pro­messe del cal­cio pale­sti­nese: Jawhar Nas­ser, 19 anni, e Adam Hala­biya, 17. Hanno detto addio al pal­lone quando a gen­naio 2014 sol­dati israe­liani gli hanno spa­rato men­tre tor­na­vano dall’allenamento a Al Ram, vicino Ramal­lah. Col­piti ai piedi e alle gambe, una, due, sei volte.

Que­ste e tante altre vio­la­zioni sono alla base della richie­sta dell’Associazione Cal­cio Pale­stina (Pfa) che il 29 mag­gio si pre­sen­terà al cospetto della Fifa per chie­dere la sospen­sione di Israele dall’organizzazione fino a quando non garan­tirà liberta di movi­mento agli spor­tivi pale­sti­nesi e lo svi­luppo delle infra­strut­ture nei Ter­ri­tori: dal 2007 alla nazio­nale pale­sti­nese è impe­dito di ritro­varsi tutta insieme per alle­na­menti e par­tite. La lista delle vio­la­zioni israe­liane è lunga: divieti di viag­giare impo­sti ai gio­ca­tori, a cui è impe­dito di muo­versi libe­ra­mente da Gaza e Cisgior­da­nia e all’esterno; divieto di dare vita a squa­dre pale­sti­nesi uffi­ciali a Geru­sa­lemme Est (per il diritto inter­na­zio­nale, ter­ri­to­rio occu­pato al pari della Stri­scia e della Cisgior­da­nia); visti di ingresso negati a dele­ga­zioni stra­niere in visita ai team pale­sti­nesi; divieto di impor­tare attrez­za­tura spor­tiva; raid dell’esercito nella sede della Pfa.

La mozione sarà pre­sen­tata ai 209 mem­bri Fifa a Zurigo dal capo della Pfa, Jibril Rajoub, vec­chio falco di Fatah. Se la richie­sta di sospen­sione dovesse essere accolta, Israele sarebbe l’unico paese al mondo ad essere sospeso dalla Fifa. Fuori dai tor­nei inter­na­zio­nali, a cui invece la nazio­nale pale­sti­nese con­ti­nue­rebbe a pren­dere parte. Una minac­cia non da poco all’immagine demo­cra­tica che Israele vuole dare di sé, inve­stendo milioni di dol­lari nella pro­pa­ganda all’estero. La «foot­ball Inti­fada», l’hanno ribat­tez­zata nei Ter­ri­tori Occu­pati: «Gli israe­liani godono dello sta­tus garan­ti­to­gli dall’appartenenza alla Fifa men­tre depri­vano l’amministrazione vicina del suo diritto di gio­care a pal­lone – ha detto Rajoub la scorsa set­ti­mana – Per anni abbiamo chie­sto alle con­fe­de­ra­zioni di Asia e Europa di intervenire.

Visto che non ha fun­zio­nato, abbiamo deciso di andare diret­ta­mente all’assemblea gene­rale della Fifa». Nono­stante gli sforzi pale­sti­nesi è dif­fi­cile che la mozione passi per l’aperto con­tra­sto all’iniziativa del presidente-padrone della Fifa, Sepp Blat­ter. Il suo dis­senso lo ha espresso pochi giorni fa anche Michel Pla­tini, pre­si­dente Uefa. Israele non nasconde, però, la pre­oc­cu­pa­zione: nel pros­simi giorni la Ifa, Fede­ra­zione Cal­cio israe­liana, sarà impe­gnata in incon­tri fac­cia a fac­cia con le con­tro­parti euro­pee, la Uefa e la stessa Fifa. Rajoub pro­mette di pro­se­guire: «Con­ti­nue­remo a com­bat­tere le poli­ti­che raz­zi­ste israe­liane fino a quando non avremo il diritto di fare sport come il resto del mondo». Nena News

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