Nelle ultime settimane il Paese è stato travolto dai più gravi disordini dalla fine dell’apartheid. La sommossa, innescata dalla reclusione dell’ex presidente Jacob Zuma per oltraggio alla corte, ha già contato più di 200 morti dall’inizio di luglio
di Federica Iezzi
Roma, 31 luglio 2021, Nena News – Nelle ultime settimane il Sudafrica è stato travolto dalle peggiori violenze di massa dalla fine dell’apartheid. In una inquietante calma, il presidente Cyril Ramaphosa ha descritto i disordini come un’insurrezione che prende di mira l’economia e le infrastrutture del Paese. La sommossa, innescata dalla reclusione dell’ex presidente Jacob Zuma per oltraggio alla corte, all’inizio di luglio, ha già contato più di 200 morti, la catena di approvvigionamento di un’intera provincia distrutta, danni per miliardi di dollari inflitti a due delle principali città sudafricane e centinaia di parti chiave delle infrastrutture del Paese rase al suolo.
Nella provincia del KwaZulu-Natal, abitata da circa 12 milioni di persone, per assenza delle autorità statali, numerosi quartieri hanno formato milizie armate per proteggere le loro comunità. Ramaphosa ha dispiegato 25.000 soldati della South African National Defence Force nelle aree colpite, il più grande dispiegamento di truppe dall’avvento della democrazia nel 1994. I disordini sono iniziati presso il Mooi River Toll Plaza. Il nodo stradale è parte fondamentale dell’economia del Paese, in quanto collega il porto di Durban, il più grande dell’Africa subsahariana, al cuore economico del Sudafrica, la provincia di Gauteng.
Contemporaneamente ad un saccheggio di massa, una campagna di sabotaggio economico ben organizzata e pianificata ha preso di mira l’intera catena di approvvigionamento del KwaZulu-Natal, insieme alle principali infrastrutture di comunicazione, alle strutture idriche e ad altre parti vitali dell’economia della provincia. Cliniche mediche, moschee, scuole e farmacie non sono state risparmiate. Il KwaZulu-Natal ha una tragica storia di violenza razziale tra la popolazione di colore della provincia e la grande comunità indiana presente nell’area, basti tornare indietro ad eventi come le rivolte di Durban del 1949.
La rivolta è stata scatenata dalla fazione Radical Economic Transformation (RET), del partito al potere African National Congress (ANC), forze che chiedono il rilascio di Zuma dal carcere. Il RET include: imprenditori politici che vendono i propri servizi e profili mediatici, le mafie, che vedono nella difesa di Zuma un modo per proteggersi, i veterani militari fedeli a Zuma, elementi delle chiese carismatiche, che da anni si impegnano a difendere Zuma e beneficiano delle sue reti clientelari e nazionalisti Zulu.
Nella campagna ‘Free Jacob Zuma’, la fazione RET ha espressamente richiesto: l’immediata scarcerazione dell’ex presidente e il conseguente ritiro delle accuse di corruzione contro di lui, la nazionalizzazione della South African Reserve Bank, di miniere e di altre grandi industrie, l’espropriazione statale delle terre ai bianchi senza compensazione come core centrale di una più ampia riforma agraria. Secondo i rapporti di differenti comuni del KwaZulu-Natal, la polizia della provincia è in gran parte scomparsa dalle strade durante i disordini.
Sono state avanzate le accuse che funzionari dell’ANC del KwaZulu-Natal e titolari di cariche pubbliche siano stati coinvolti nella pianificazione e nell’esecuzione degli attacchi stessi. Era facile predire che il Sudafrica sarebbe stato colpito da disordini di massa. La maggior parte della popolazione vive in povertà, più del 30% della forza lavoro è disoccupata, i servizi di base sono crollati in gran parte del Paese e il governo è inefficiente e corrotto. Questo, combinato con le continue divisioni razziali ed etniche. Nena News
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