Da oggi per le prossime cinque puntate della rubrica dedicata all’Africa, Federica Iezzi ci porta con foto e racconti nel patrimonio artistico e archeologico del continente
foto e testo di Federica Iezzi
Laas Gaal (Somalia), 28 luglio 2018, Nena News – Risalgono al neolitico i dipinti nelle pareti dei rifugi di roccia del sito di Laas Gaal, sulle colline di Naasa Hablood, nel nord della Somalia. Le grotte offrono uno scorcio sulla storia africana, con la prerogativa di essere tra le migliori e più antiche pitture rupestri conservate in Africa. Un’arte sopravvissuta intatta per più di 5mila anni.
Laas Gaal è stato scoperto solo recentemente, nel 2002, da un gruppo di archeologia francese, guidato da Xavier Gutherz della Paul Valery University. L’anno successivo è iniziato uno studio dettagliato dei dipinti e del loro contesto preistorico. Poco ancora si conosce della civiltà dell’epoca e quali tecniche pittoriche sono state utilizzate per creare l’arte rupestre.
Le formazioni rocciose naturali, la più grande delle quali è lunga dieci metri con una profondità di circa cinque, raccolgono immutate le pitture rupestri. In totale sono presenti otto caverne, la prima delle quali, ospitando il maggior numero di dipinti, è considerata il centro artistico e creativo del complesso. La seconda grotta sembra possa essere stata utilizzata come sala riunioni. Nella terza caverna una grande pietra piatta fa pensare al trono di un re. Tra le ultime grotte, una è suddivisa in spazi più piccoli con piccole aperture come finestre: forse uno spazio per i prigionieri. Il resto delle caverne sembrano alloggi.
Si stima che ci siano 350 rappresentazioni animali e umane, oltre a numerosi segni tribali. Le raffigurazioni raccontano scene di pastorizia con mucche e cani; inoltre mostrano esseri umani, alcuni in scene commoventi. Gli animali minori raffigurati nell’opera includono scimmie, antilopi, giraffe e verosimilmente sciacalli e iene. Nena News
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