Una fanciulla senza nome di un villaggio palestinese senza nome cerca di accedere al mondo degli adulti raccontando tutto ciò che la circonda finché una brutta otite la escluderà dal mondo reale.
di Cristina Micalusi
Roma, 29 luglio 2014, Nena News – Il titolo originale del racconto, di difficile traduzione, viene reso in italiano in Sensi, sta ad esprimere l’azione ripetuta del toccare, un’azione sia fisica che emozionale allo stesso tempo. E’ un sentire intenso, profondo quello che avvolge tutta la narrazione attraverso cinque capitoli che richiamano i nostri sensi: Colori, Silenzio, Movimento, Lingua, Muro.
E’ la storia di una fanciulla senza nome come il villaggio di origine, un villaggio palestinese bello pieno di luce e di sole, che cerca di accedere al mondo degli adulti, raccontando tutto ciò che la circonda. E lo fa accuratamente senza tralasciare alcun dettaglio, consumando tutti i sensi fino a quando una brutta otite la escluderà dal mondo reale a cui parteciperà solo a tratti.
L’assenza di dialoghi nel testo è un dato cruciale nella costruzione di questo racconto premiato nel 2001 dalla fondazione londinese Qattan come migliore opera prima.
La protagonista si aggira nel mondo senza avere riflessioni, come se non ci fosse posto per i pensieri, la sua è una solitudine pari a quella dei bambini in guerra che è raccontata nel suo evolversi.
Tutto il racconto ci appare pieno di immagini come fosse una pellicola senza una grande sceneggiatura ma con una grande scrittura descrittiva.
E’ la stessa autrice, nata in un piccolo villaggio palestinese oggi situato entro i confini di Israele, a descrivere la sua scrittura come intrisa di una specie di autismo ( al-tawahhud, in arabo ) a voler sottolineare come l’indifferenza emotiva possa difenderci dall’orrore della guerra. Gli scrittori palestinesi della generazione della Shibli hanno vissuto la prima e la seconda intifada e hanno visto i fallimenti degli accordi di Oslo, con il conseguente aumento di check point e creazione del muro.
Una tragica realtà in cui tutti sono costretti a vivere, in particolar modo i bambini. La bambina senza nome rappresenta tutti i bimbi palestinesi uccisi e detenuti senza processo. Ella prima di chiudere il piccolo Corano legge nel silenzio della notte:
” e un Segno per loro è la notte, che noi spogliamo del giorno ed ecco essi son nelle tenebre”.
Forse son le brutali tenebre della guerra.
Adania Shibli nata nel 1974 nell’Alta Galilea in un villaggio all’interno del confine israeliano attualmente vive tra Londra e Ramallah. Dopo aver compiuto studi in comunicazione e giornalismo, lavora nel campo delle arti visive e collabora con importanti istituzioni culturali palestinesi come al-Hakawati Theater di Gerusalemme e il Sakakini Cultural Centre di Ramallah. Scoperta da autori come Mahmoud Darwish, sulla cui rivista “al-Karmil” pubblica i primi racconti, Adania Shibli oggi è considerata una delle voci più interessanti della giovane letteratura dei Territori Occupati.
Titolo: Sensi
Titolo originale:Masas
Autore: Adania Shibli
Editore: Argo
Anno: 2007