Assia Djebar ricostruisce la storia e il destino di quelle donne che “lontano da Medina”, lontane geograficamente e simbolicamente, hanno agito da sole e non in quanto mogli, figlie, sorelle. La scrittrice algerina ha sempre evidenziato e difeso l’emancipazione femminile nei suoi scritti anche quando ha raccontato della lotta che esse hanno intrapreso durante gli anni della guerra di liberazione
di Cristina Micalusi
Roma, 11 dicembre 2014, Nena News – La condizione femminile nel mondo arabo è l’argomento che più imbarazza in un dialogo tra un musulmano di larghe vedute e un occidentale che si crede libero da pregiudizi eurocentrici. È un imbarazzo di radici profonde e ramificate: da un lato c’è la consapevolezza che la legge islamica assegna al ruolo della donna un posto che a noi appare di secondo piano rispetto all’uomo, dall’altro la convinzione che la diffusione dell’Islam ha portato un miglioramento delle condizioni della donna; basti pensare alla pratica dell’infanticidio femminile che era usanza diffusa nell’Arabia preislamica.
Da parte nostra ci sono quelle strumentalizzazioni colonialistiche costruite sulla base di un pensiero europeo, spesso deformato, dell’ “altro” o dell’ “altra”: pensiero costruito su miti e contromiti propri del peggior Orientalismo nostrano, come sosteneva Edward Said. Primo fra tutti il mito dell’harem che, per qualche decennio, ha significato l’alfa e l’omega della percezione europea della donna musulmana. Oppure miti, duri a morire, come quello del beduino rapinatore di belle fanciulle bianche. O ancora quello dell’unico che trama in silenzio. I contromiti invece nascono da una saggistica più recente basate su esperienze di privilegiate viaggiatrici occidentali, che hanno conosciuto la vita delle donne appartenenti all’aristocrazia ottomana, che vorrebbero offrirci un’immagine troppo “progressista” del gineceo femminile islamico. Contromiti a volte tipici di un’esaltazione terzomondista.
È dunque arduo discutere seriamente sulla condizione della donna musulmana, o anche di quella non-musulmana in ambiente islamico. Oggi soprattutto con l’avanzare del fondamentalismo e di quello che viene etichettato per tale ogniqualvolta il mondo islamico preoccupa l’Europa. È difficile soprattuto farlo in Algeria dove è più forte la minaccia sui diritti civili. Per questo è particolarmente lodevole il lavoro che Assia Djebar fa nel ricostruire la storia e il destino di quelle donne che “lontano da Medina” , lontane geograficamente e simbolicamente, hanno agito da sole e non in quanto mogli, figlie, sorelle. Assia Djebar ha sempre evidenziato e difeso l’emancipazione femminile nei suoi scritti. Anche quando racconta della lotta che esse hanno intrapreso durante gli anni della guerra di liberazione. Donne algerine che si sono battute per distruggere la prigione che soffocava tutta l’Algeria. Ma in “Lontano da Medina” le donne algerine si sono accorte di essere finite in prigioni più piccole.
Le eroine di Assia Djebar hanno in comune il senso di ciò che è giusto, sentimento che più caratterizza l’Islam e il comportamento del musulmano medio di oggi. Questa sete di giustizia la troviamo in tutte le donne qui descritte: in quelle non musulmane a cui la nuova religione appare come una minaccia ai diritti acquisiti e , naturalmente, a quelle musulmane che hanno dato un forte aiuto alle prime vittorie dell’Islam. Nell’universo femminile musulmano la sete di giustizia è sottolineata dalla parità di diritti tra mogli di uno stesso marito a cui Mohammad ha dato un limite significativo: ” … sposate allora di fra le donne che vi piacciono, due o tre o quattro, e se temete di non essere giusti con loro, una sola…”
Oggi battersi per i diritti della donna nel mondo arabo-musulmano con gli strumenti e i metodi del femminismo europeo significa soccombere all’accusa di mettersi contro l’Islam. L’unica alternativa è quella delineate qui da Assia Djebar: ricordare che Fatima, ‘Aisha, Umm Kulthum ragionavano con la propria testa e non delegavano le proprie scelte a mariti, padri, fratelli. E, ciononostante, erano brave musulmane.
Scrittrice e cineasta tra le più importanti del Maghreb, Assia Djebar ( Cherchell, Algeria, 1936) si è affermata in Italia con “Donne d’Algeri nei loro appartamenti” (1979) pubblicato nel 1988. I romanzi dell’esordio, ” La Soif” (1957) e “Les Impatientes” (1958) scritto durante la guerra di liberazione algerina come i successivi “Les Enfants du Nouveau Monde” (1962) e “Les Alouettes naïves “(1964), hanno suscitato interesse e scalpore perché affrontavano in modo esplicito i nodi dell’emancipazione femminile e le relazioni di coppia nella società islamica. Dalla fine degli anni Settante ad oggi Assia Djebar ha scritto e realizzato due opere cinematografiche. Nena News
Titolo: Lontano da Medina
Figlie d’Ismaele
Titolo originale: Loin de Medine, Filles d’Ismaël.
Autore: Assia Djebar
Edizioni: Giunti
Anno: 1991